Arriva a Roma l’omaggio al più noto e allo stesso tempo sconosciuto street artist vivente con l’esposizione di una selezione delle opere più famose, escluse volutamente quelle realizzate a muro pensate per vivere nella strada e in dialogo con il contesto esterno. La mostra, allestita al Chiostro del Bramante e visitabile fino al’11 aprile 2021, riunisce un’importante raccolta delle opere dell’artista destinate alla vendita o alla promozione, spaziando da soggetti sacri, fotografie premio Pulitzer, passando per il cinema e la politica e facendo di Banksy come uno dei critici più aspri della società contemporanea. Egli affronta i temi più pungenti con grande ingegno e con satira mordente, ma spesso lo fa anche con leggerezza facendo degli animali i protagonisti di alcune delle sue opere, trasformando così la regina Elisabetta II in una scimmia con diadema e gioielli nel celebre “Monkey Queen”, o come l’immagine satirica del Parlamento inglese “Monkey Parliament”, che rappresenta la Camera dei Comuni con al suo interno delle scimmie, che l’artista sostituisce alle tradizionali figure dei deputati.
Tuttavia l’efficacia comunicativa di Banksy risiede anche nel fatto che egli, per molte sue opere, si sia avvalso di immagini-icone molto popolari, dirette e universali, che non richiedono particolari spiegazioni, così un ufficiale della polizia britannica armato viene raffigurato con un grande smile sorridente al posto della faccia, suscitando dunque un certo scetticismo nei confronti delle figure del potere.
Ma è al consumismo che va il suo attacco più duro, contro il quale si batte vivamente e in modo quasi ossessivo. Nasce dunque nel 2006 la prima mostra personale negli Stati Uniti “Barely Legal” che si tenne a Los Angeles il 16 settembre e durante la quale vennero esposte opere come “Grannies” e “Morons”: un’aspra polemica all’era globalizzata, alla società consumistica e alle inevitabili differenze sociali.
Nell’ultima sala della mostra infine un riassunto della poetica di Banksy, il significato che la street art ha per questo grande artista che con la sua protesta arriva ai piani alti della società e ai mass media. Alla base del pensiero c’è l’immediata comunicazione con i cittadini, una denuncia dei problemi più rilevanti contemporanei come la crescente militarizzazione e la critica per l’intervento della Guerra nel Golfo, così il celebre “Love is in the air” diventa una delle immagini più famose, dove un manifestante è armato di un mazzo di fiori invece di un’arma o “Jack & Jill” apparentemente un’immagine innocente di due bambini che si tengono per mano, fin quando non ci si rende conto dei giubbotti antiproiettile che indossano.
Originario di Bristol presumibilmente all’inizio degli anni Settanta, il celeberrimo quanto misterioso writer anglosassone è considerato uno dei maggiori esponenti della Street Art e rappresenta il più grande artista globale del nuovo millennio. Tuttavia la sua identità rimane sconosciuta a causa di più esigenze: la necessità di sfuggire alla polizia, di tutelarsi a causa dello sfondo satirico delle sue opere ma soprattutto per il desiderio di non inquinare la percezione della sua identità.