A Roma, la “grande bellezza” non si trova soltanto nei resti archeologici o nella magnificenza barocca, nei vicoli rinascimentali o nelle piazze maestose. Roma offre agli occhi dei suoi visitatori, ma anche dei suoi stessi abitanti, scorci sempre nuovi ed affascinanti. Oggi andiamo a scoprire un quartiere moderno, ma non meno attrattivo: l’EUR, ovvero Esposizione Universale Roma, originariamente denominato E 42.
Portico del Palazzo della Civiltà
Nel 1935 il governatore di Roma Giuseppe Bottai propose a Mussolini di presentare la candidatura di Roma per l’Esposizione Universale del 1942 con l’intento di mostrare al mondo “il genio della Civiltà Italica”. Mussolini accolse con grande entusiasmo l’idea e mise all’opera i più grandi architetti dell’epoca. Libera, Piacentini, Oppo, Minnucci, Guerrini, La Padula, Romano, Moretti fecero dell’area prescelta, nel punto dove la città si apre verso il mare, un enorme laboratorio creativo per l’elaborazione di un moderno piano urbanistico, ancora oggi considerato di grande attualità.
Essi si trovarono davanti una tela bianca sulla quale poter disegnare un progetto visionario, un vero e proprio esperimento architettonico nel quale l’ispirazione ai modelli classici è evidente sin dallo schema planimetrico e urbanistico mutuato dai Romani.
Infatti, un ampio viale centrale in direzione nord-sud, il cardo, costituito dall’odierna via Cristoforo Colombo, originariamente via dell’Impero, è tagliato trasversalmente da una serie di strade secondarie, i decumani, suddividendo l’area in isolati quadrangolari. Le origini classiche ispirarono anche le architetture con propilei ed esedre così come la grande piazza centrale con gli edifici dei musei, oggi intitolata a Guglielmo Marconi, richiama i grandi spazi dei fori.
E 42
L’ispirazione classica si fonde con il mito rinascimentale della città ideale, restituendoci una visione dello spazio dilatato e metafisico, tipico del razionalismo, di cui alcuni significativi edifici del quartiere espositivo sono indiscussi emblemi.
A livello decorativo vengono riproposti gli stilemi tipici dell’età classica: statue, altorilievi, bassorilievi, mosaici, pittura ad encausto, obelischi ed epigrafi.
E poiché il quartiere dell’Esposizione era pensato anche come “la più moderna villa di Roma”, grande cura fu riservata alla sistemazione delle numerose aree destinate al verde.
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale frenò bruscamente il progetto, cancellando anche lo svolgimento dell’Esposizione Universale, che tornerà in Italia solo 80 anni dopo con l’EXPO di Milano del 2015. Soltanto nel dopoguerra, in vista delle Olimpiadi, che si sarebbero tenute a Roma nel 1960, furono ripresi e terminati i lavori, con l’aggiunta della costruzione di impianti sportivi e dei primi palazzi destinati ad uso abitativo, contrariamente al progetto iniziale, che ne era completamente privo.
Il Palazzo degli Uffici, oggi sede dell’ente EUR, fu l’unico edificio ad essere realizzato e completato in ogni sua parte, compresi gli arredi e le decorazioni, prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, mentre non è stato mai realizzato il tanto discusso “Arco dell’Acqua e della Luce”, che avrebbe dovuto accogliere metaforicamente visitatori dell’Esposizione che venivano da Sud proprio sul posto dove fu poi realizzato il Palazzo dello Sport per le Olimpiadi del 1960, progettato dall’architetto Pierluigi Nervi.
L’edificio che sin da subito assunse il ruolo di simbolo figurativo dell’intera esposizione fu il Palazzo della Civiltà Italiana, oggi noto anche come “Colosseo Quadrato”, la cui diafana monumentalità con la sua sequenza di archi, rimanda da un lato appunto alle arcate del Colosseo e dall’altro alle opere realizzate da Giorgio de Chirico nel secondo decennio Novecento.
Giorgio De Chirico, L’enigma dell’ora, 1911
La struttura, realizzata in cemento armato e rivestita con lastre di travertino, presenta 6 ordini di archi in altezza e nove in larghezza, secondo alcuni in omaggio al numero di lettere che compongono il nome di Benito Mussolini, per un totale di 216 archi. Ai lati delle due scalinate sono collocati i quattro gruppi scultorei dei Dioscuri e sotto le arcate del primo ordine vi sono 28 statue in marmo, alte circa 3,40 mt, raffiguranti arti e mestieri che celebrano il genio italico, rendendo il palazzo una vera e propria “scultura all’aperto”.
Sull’attico di tutti e quattro i frontoni si legge la famosa epigrafe mussoliniana:
UN POPOLO DI POETI DI ARTISTI DI EROI
DI SANTI DI PENSATORI DI SCIENZIATI
DI NAVIGATORI DI TRASMIGRATORI
Originariamente pensato per ospitare la Mostra della Civiltà Italiana, è attualmente sede della Maison Fendi.
Palazzo delle Civiltà Italiana, Giovanni Guerrini, Ernesto Bruno La Padula e Mario Romano
Sullo sfondo prospettico del medesimo “decumano”, opposto al Palazzo della Civiltà, si trova il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, pensato proprio per ospitare gli eventi connessi all’Esposizione Universale, il cui elemento più suggestivo è sicuramente la terrazza con il suo straordinario teatro all’aperto.
Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, Adalberto Libera
Il nucleo centrale dell’intera Esposizione, la grande agorà, avrebbe dovuto essere l’attuale piazza Marconi, destinata ad ospitare, lungo i lati nord, sud ed est, quelli che oggi chiameremmo i padiglioni espositivi: il museo d’arte antica, il museo d’arte moderna, il museo delle arti e tradizioni popolari, il museo della scienza universale e, lungo il lato ovest, un cinema teatro, in verità mai realizzato.
L’esterno degli edifici, rivestiti in marmo di Carrara e privi di decorazioni, è costituito da un portico a pilastri, sormontato da un loggiato a colonne, in cui non è difficile forse riconoscere l’ispirazione ai Mercati di Traiano. Inizialmente al centro della piazza doveva essere innalzato l’obelisco etiope di Axum, trasportato in Italia per celebrare ilventicinquesimo anniversario della marcia su Roma, ma successivamente trasferito in piazza di Porta Capena, davanti al Ministero delle Colonie, oggi sede della F.A.O., dove è rimasto fino al 2003, e sostituito con la stele ispirata alla forma dell’antenna della radio, istoriata con 92 pannelli raffiguranti danze, canti, preghiere e animali: una sorta di ringraziamento dell’uomo e della natura per le straordinarie scoperte di Guglielmo Marconi.
Piazza Guglielmo Marconi
L’EUR non ha perso la sua vocazione di sperimentazione architettonica tanto che nei primi anni 2000 è stato il sito prescelto per la costruzione di un innovativo centro congressi, fra i più grandi d’Europa, il Roma Convention Center, la cosiddetta Nuvola. Si tratta di un progetto molto discusso, molto criticato, al centro di numerose polemiche, ma altrettanto spettacolare nella sua resa finale. È composto da 3 elementi: la Teca, il parallelepipedo trasparente in acciaio e vetro, contenitore della nuvola vera e propria, la Nuvola, realizzata in acciaio rivestito con un telo semitrasparente in fibra di vetro microforato, che costituisce il “cuore” del progetto e la Lama, l’albergo a fianco del centro congressi vero e proprio, pensato come struttura completamente autonoma.
La Teca, la Nuvola, la Lama
Un progetto onirico dell’architetto Massimiliano Fuksas, che rifacendosi in qualche modo all’inganno tipico dell’architettura barocca, ricerca ed ottiene quel senso di stupore attraverso il dialogo fra la nuvola, impalpabile ed etera e il suo contenitore esterno, rigoroso ed austero per ben inserirsi nell’ambiente circostante, fra la luce accecante della teca ed il nero assoluto della lama dell’edificio accanto.
Convention Center “la Nuvola”, Massimiliano Fuksas
Il complesso, inaugurato il 29 Ottobre 2016, è caratterizzato da soluzioni innovative e uso di materiali tecnologicamente avanzati ed ecocompatibili e si sviluppa su tre livelli con una capienza totale di 8.000 posti.
La Nuvola vera e propria, il cuore dell’intero progetto, è raggiungibile attraverso le scale mobili monoblocco più lunghe d’Europa ed è costituita da una struttura portante in acciaio che sorregge l’auditorium e da una struttura secondaria calandrata che, formando una serie di curve, ripropone le morbide ed evanescenti linee di una nuvola, dalle quali Fuksas ha dichiarato di essere stato ispirato durante un lungo volo aereo.
L’invito è ancora una volta a godere dal vivo ed in tutta sicurezza di un altro dei tanti capolavori che ci circondano.