Cosa c’è di più unico, evocativo, affascinante della voce umana? Uno strumento potente ricco di mille significati, non solo dettati dalle parole ma dalle mille sfumature che la abitano. Parole e fonemi, grazie al tono della voce di chi li pronuncia si caricano di differenti valenze esprimendo potere, rassegnazione, ironia,gioia, rinuncia. Anche il silenzio di una frase non detta puo’ assumere un senso che a volte è più forte di un grido. La voce appartiene a milioni di persone eppure è unica come un’impronta digitale e non può avere maschere: può tradire anche chi della voce ne ha fatto un mestiere.
L’autrice Laura De Luca radiogiornalista, conduttrice e autrice radiofonica, dal 1982 in Radio Vaticana, in “breve storia filosofica della voce”, edito da Graphe.it ne scandaglia ogni aspetto alla ricerca della sua essenza. Con uno stile fluido e poetico che rende la lettura particolarmente piacevole, l’autrice apre a mondi e speculazioni filosofiche, che inducono alla riflessione. Cos’è la voce? E’ la nostra prima forma di affermazione del sé quando veniamo al mondo, è la storia dell’evoluzione dell’uomo sulla terra. E’ l’anello di congiunzione tra il nostro essere e il mondo esterno, tra la carne e l’etere, tra il pensiero e l’atto di renderlo udibile, quindi esistente. Un viaggio nella storia che parte da milioni di anni fa, dalla straordinaria scoperta che i primi uomini delle caverne fanno della propria voce, non più grugnito o suono gutturale, ma espressione di un’intenzione, mezzo per procurarsi il cibo. Per definirlo, per capirlo, per condividerlo. “Buono”. “Dammi”. In un suono di senso compiuto c’è la storia dell’evoluzione e del primo nucleo della società.
Il primo segnale di chi viene al mondo è un vagito, la prima affermazione dell’essere è affidata alla voce. Gridiamo , parliamo, possiamo essere uditi, quindi siamo. La voce è sempre più grande delle parole che dice. Soffio potente, conquista del vuoto, costituita di aria e di vibrazioni uniche che partono dalla cavità dei polmoni, alla faringe, alle corde vocali, rimbalza fra il palato e i denti per poi essere espressa dalla bocca. Un meraviglioso gesto composto da un’orchestra di organi che si attivano in un’armonia corale. E’ un suono che dà corpo a un’idea, al pensiero che si forma grazie alla voce stessa, portando parole come desideri all’orecchio di chi ascolta. Per questo conoscere e usare bene la propria voce, comprenderne appieno il senso, significa imparare ad ascoltare. Diversamente l’abilità nell’uso di questo strumento resta solo vuota tecnica, senza un’anima a renderla completa. Dare un senso a cio’ che si esprime comprende dare voce anche a chi una voce non la possiede, a chi non riesce a farsi ascoltare.
Voce rotta di pianto, stentorea, incerta, consolatrice e accusatoria, conforto e ferita, preghiera, bisbiglio, adulazione, falsità… Quante sfumature puo’ assumere la voce umana. Lo sanno bene gli attori che la utilizzano da sempre per incantare il pubblico, per esprimere e trasmettere emozioni, o i seduttori incalliti che la sfruttano per facili ed effimere conquiste, c’è chi la smaterializza e la rinnega, come le suore e i preti, perché la voce puo’ essere seduzione, sesso secondario, e quindi colpa. La voce della coscienza parla senza suoni nella nostra testa,è la voce del pensiero. E’ forse la voce degli angeli?
“La voce è un ponte. A mezzo tra due lembi del finito,
della materia,
sta inarcata nel nulla, affacciata.
Di qua dalle cose già dette mentre di là, inarrivabili
Le infinite altre…”
Scrive l’autrice in una delle poesie che chiudono il volume. Ad accompagnarle anche 11 acquerelli dipinti da Laura De Luca.
Mai sottovalutare la voce, perchè racconta di noi, del nostro intimo più profondo e più vero, consegnandoci all’eternità: l’apparenza svanisce inevitabilmente dalla memoria, ma il suono di una voce o di una frase resta indelebile, frequenze sonore che si incidono nel registro della mente, sopravvivendo al tempo, nel ricordo di chi quella voce, l’ha saputa ascoltare, amandola.