Pina D’Alatri
Pasquale Turiello, scrittore ed uomo politico napoletano della fine dell’800, riteneva la mafia diffusa in Sicilia “un segno della generale ignoranza pratica e del disprezzo che l’individuo, ivi, è uso avere della legge dello Stato”. Michele Barbera, uomo di legge e scrittore,nel suo romanzo “Nessuno deve tacere” Aulino Editore, Sciacca 2019 pag. 300, riprende questo assioma e lo analizza. Il testo, caratterizzato da una sciolta ed avvincente esposizione, trasmette al lettore immagini e suggestioni tanto efficaci da consentirgli di calarsi nella storia, assumendo, ora, il ruolo di osservatore attento ed imparziale, ora, invece, di dolente testimone di vicende truculente e drammatiche.
La vicenda è localizzata in due ambienti malavitosi diversi sul piano geografico ma molto simili sul piano socio-comportamentale: al Sud, quello organizzato e gestito dalla mafia , con struttura piramidale e complessità gerarchica; al Nord,quello delle bande rivali , non sempre autoctone, pronte a mettere in campo qualsiasi mezzo, pur di prevalere.
Le clientele, l’arrivismo, la corruzione, la fame di denaro facile e il mercato della droga accomunano le due realtà “criminali”, acclarando un grande intervallo di anarchia tra l’azione limitata dello Stato e quella prepotente di individui corrotti che tendono a prevaricare la leggi. Lo sguardo dello scrittore, uomo di legge, abbraccia entrambe le realtà malavitose e induce il lettore a riflessioni che investono il piano etico e quello giudiziario. Il testo può essere, inoltre, letto come romanzo di formazione, in cui il giovane Nico, da spensierato e fantasioso studente, si trasforma in un “uomo” responsabile, attento e consapevole dei valori civili e morali a cui attenersi. Il caso ha un grande rilievo nel romanzo, tutto avviene casualmente e allo stesso modo si dipana. Da una vicenda sordida , da un brutale omicidio prende avvio una storia edificante in cui il contrasto tra bene e male è sfumato, ma da cui viene fuori una lezione di forte moralità che investe tutti e di cui fa tesoro anche il lettore. Ogni devianza ha una causa che va indagata e compresa : anche se non può essere perdonata. Proprio a questo punto ci s’imbatte nel vero protagonista della storia,nell’antieroe che ne rappresenta il “succo”, nel motore che dà a questo romanzo la sua plurivocità. Il deviato , l’antieroe di questa storia, Carmelo Santanoce, U’ Cinisi, il colpevole di efferati omicidi è la vera vittima. Una storia di violenze, di tradimenti, di efferatezze inenarrabili lo ha trasformato in una macchina di morte, il dominio della droga gli ha dato la ricchezza, ma in questo mondo di giù ,tutto è labile, fugace e capovolto. Tuttavia Barbera non vuol lasciare il lettore in questo lago melmoso e allora fa balzare fuori il vero eroe della storia, Mirò, colui che sacrifica se stesso per proteggere l’amico. Il lettore coglie, a questo punto, il messaggio sottaciuto e lo fa proprio, comprendendo che solo la solidarietà tra gli uomini salverà il mondo.