Nella mostra personale “Paesaggio dentro”, presentata da Antonella L. Barone, troviamo una selezione di dipinti ad olio e acrilico che raccontano luoghi esplorati dall’autrice attraverso una ricerca pittorica lontana dai tradizionali vincoli rappresentativi della pittura del paesaggio. Troviamo, in quasi tutti i lavori, segni e macchie ricreati in modo spontaneo, guidati dal colore e dallo stesso impasto ad olio. Resta sempre l’intenzione che fissa un luogo da raccontare, ispirato a volte a un viaggio lontano o altre a una semplice passeggiata nel proprio quartiere. È possibile far emergere un filo comune che leghi gli elementi delle opere presentate. L’esperienza del paesaggio può essere identificata su due livelli: da una parte, l’oggetto della visione e, dall’altra, il soggetto interiore. Questi due livelli, che nell’esperienza dell’artista sono compresenti, si staccano per poi riunirsi, si mescolano, si dividono e s’inseguono, si muovono su dimensioni differenti. Il vissuto e l’immaginato si uniscono, senza soluzione di continuità, nel ricordo. Non esiste, dunque, un solo paesaggio in queste opere. E non esiste una sola pittura di paesaggio, ma tanti paesaggi quanti sono gli sguardi che li osservano.
Cit. prof. Fabrizio Dell’Arno.
Antonella L. Barone ha dedicato questo ciclo di opere al racconto del paesaggio interiorizzato, una narrazione frutto di un lavoro di indagine e perlustrazione di luoghi nascosti, di ricerca ed esposizione di sé, di composizione e stratificazione dei materiali, di apertura e dialogo con possibilità espressive sempre più radicali, sempre meno ancorate alla standardizzata gestualità pittorica che riproduce senza produrre e creare alcunché. La pittrice L. Barone si dimostra in particolar modo interessata non tanto alla riproduzione del mondo esterno, che implica l’adozione di uno sguardo eteroreferenziale, attento alla semplice resa di un mondo inteso come oggetto a sé stante, ma dà riprova del proprio interesse di tipo percettivo, che si ripropone di rendere visibile l’apparenza delle cose, come quindi le cose appaiono al suo occhio emotivo: tutto ciò comporta l’assunzione di uno sguardo prettamente autoreferenziale, indirizzato verso la propria più intima e profonda esperienza viscerale.
Cit. dott.ssa Francesca Papi.