di Redazione22 Aprile 2022
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L’Irlanda è tutta da vivere e visitare. Anche nelle Sei Contee del Nord, ancora oggi sotto dominio inglese, ci sono bellezze mozzafiato come la Giant’s Causeway o Costa dei Giganti, il Carrick-a-Rede Rope Bridge o ponte di corda sospeso; la romantica RathlinIsland, il punto più a nord dell’Irlanda. E per gli appassionati di pesca la Contea di Fermanagh, formata in gran parte da piccole isole disperse sul Lough Erne, di cui la più importante è Enniskillen.
Lough Erne, scorre pacificamente verso il Nord per poi tuffarsi nell’Oceano Atlantico, vicino Ballyshannon nella Contea di Donegal, dove ha termine la strada carrabile N3 che da Dublino porta alle pianure del Donegal. Si trova alla foce del Fiume Erne ed è una delle città più antiche dell’Irlanda.
Lungo tutto il fiume Erne, molti centri monastici sono sorti, fin dal secolo VI. Quello di Devenish Island è stato uno dei più importanti del Nord Irlanda, sulla rotta di pellegrinaggio che porta a Croagh Patrick nella Contea di Mayo. Fu fondato da St. Molaise – un caro amico del mitico S. Columba che evangelizzò la Scozia – nel VI secolo. Sfortunatamente attacchi vichinghi lo colpirono in varie occasioni. Gli “Annali dell’Ulster” raccontano che nell’836, “tutte le chiese di Loch Erne, incluse Cleenish e Devenish sono state distrutte”. Nel 923, gli Annali annotano: “una flotta di stranieri spradoneggiava sul Lago, sacchegiando le isole e i territori adiacenti”. Nel 1157 Devenish venne bruciata, ma fiorì di nuovo.Per impedire che simili atti vandalici potessero ripetersi, sorse una torre a difesa del monastero, alta 30 m. circa, come occhio vigile su tutto il territorio.
Torri rotonde sono caratteristiche dei monasteri irlandesi dopo le invasioni vichinghe che hanno avuto inizio dall’800 circa. Servivano come monumenti alla loro fede e usate per custodirci tesori monastici in tempi tumultuosi. In questa torre si possono ancora ammirare all’interno, agganci in pietra a cui i monaci appendevano sacchi di pelle che custodivano reliquiari e libri sacri.
Un’altra piccola isola sulla sponda superiore di Lough Erne è Cleenish, fiancheggiata da colline che si tuffano nel lago e da montagne lontane, ugualmente bella e importante come Devenish. S. Colombano di Bobbio vi studiò Sacra
Scrittura e Latino sotto la guida di Sinelle prima di concludere la sua formazione monastica alla scuola di S. Comgall a Bangor, nella vicina Contea di Down. Il grande Abate di Cleenish intuì subito che il suo allievo era dotato di qualità straordinarie e che le avrebbe usate a favore del bene comune. Il monastero venne fondato verso il 550.
Ai nostri giorni, quando la sovranità di una nazione viene calpestata e distrutta, come sta succedendo in Ucraina, la figura di S. Colombano si impone ancora alla nostra attenzione. Egli fu, alla fine del VI secolo, uno dei più grandi europeisti del suo tempo. Papa Pio XI, nel 1923, lo definì: “uomo eccezionale che la Divina Provvidenza fa nascere in momenti difficili della storia umana per capovolgere cause quasi perdute”.
Robert Schuman, tra i fondatori dell’Unione Europea insieme a De Gasperi ed Adenauer, vide in Colombano “il Santo Patrono di quanti cercano di costruire un’Europa unita”, anzi “il Padre dell’Europa moderna”. Egli eresse tre monasteri in Francia, a Luxeuil, Annegray e Fontaines. Luxeuil divenne il centro culturale più importante del medio evo. Ventuno monaci che vi lavorarono, sono stati additati dalla Chiesa per la pubblica venerazione dopo la loro morte. Altri 63 si distinsero in Francia, Germania, Svizzera e Italia. Oltre 30 monasteri sono stati fondati da monaci che vi hanno studiato.
Essi promossero dal VI al XIV secolo il rispetto per la persona umana e la sua suprema dignità, contro la ripugnanza di guerre “sacrileghe” come quella orribile, imbastita in Ucraina, dove monaci irlandesi hanno portato parole di pace, giustizia, eguaglianza e solidarietà tra tutti gli esseri umani già nell’VIII secolo.
Colombano in particolare divenne un vero europeo, dando un contributo importante alla costruzione della “Casa Comune Europea”, quale restauratore di civiltà e costruttore di pace nel vecchio continente.
Egli vide l’Europa come la terra di cittadini francesi, inglesi, irlandesi, italiani o di altra nazionalità, tutti eguali nella loro cittadinanza. Quale evangelizzatore e legislatore, contribuì alla creazione di un’Europa, basata su valori cristiani, sulla centralità della persona e sul primato del bene comune, 200 anni prima di Carlo Magno.
Simili ideali sono stati abbracciati ai nostri giorni dall’UNESCO, che mira a “promuovere lo sviluppo culturale ed etnico insieme alla cooperazione internazionale”, “creare progetti storici regionali e culturali”, “equilibrare il divario tra ricchi e poveri” e contribuire così alla “costruzione della pace”, a “uno sviluppo sostenibile”, al “dialogo interculturale”, alla “collaborazione internazionale nel settore dell’educazione, delle scienze e della cultura per migliorare il rispetto universale a favore della giustizia e dei diritti umani”.
La benemerita missione dell’UNESCO ha ottenuto tanti successi internazionali e lavora ancora per una più solidale cooperazione mondiale. È così sorta la creazione di un’Europa Unita, prima come Comunità Europea del carbone e dell’acciaio poi come l’Unione Europea con la cosiddetta Dichiarazione Schuman – lo statista che ammirò tanto il lavoro dei monaci irlandesi.
Anche il politico Jean Monnet promosse una tale visione. Dalla sua casa nella campagna di Bazoches-sur-Guyonne, circa 45 chilometri a ovest di Parigi, Monnet intuì subito dopo la Seconda Guerra Mondiale che “non ci sarebbe mai stata pace in Europa se gli stati si fossero ricostituiti su una base di sovranità nazionale. Egli si battè per la formazione di una “federazione o entità europea che ne facesse una comune unità economica».
“In questa visione unitaria troviamo i valori che i grandi pionieri irlandesi hanno promosso 1,400 anni prima, diffondendo quel che potremmo chiamare un messaggio cristiano-civilizzatore-europeo, contro guerre inumane e anacronistiche, “ripugnanti e sacrileghe” di esseri folli che non sembrano aver nulla di umano”,così il professor Enzo Farinella, studioso e autore di numerose pubblicazioni sulla preziosa opera di evangelizzazione e sviluppo intellettuale compiuti dai monaci irlandesi durante il loro cammino in Europa.
“Questo avvenne all’indomani del crollo dell’Impero Romano e tale messaggio, che voleva migliorare la condizione umana medievale, è valido per l’Europa di oggi” prosegue Farinella.
Di tutto questo e altro, il Prof. Enzo Farinella parlerà all’Associazione Genealogica di Fermanagh, il 23 aprile, per riflettere sull’importanza della pace ai nostri giorni.