L’AQUILA – Nel decennale della riapertura e consacrazione della Basilica di S. Giuseppe Artigiano, il 22 luglio ore 19:30, il Cardinale Arcivescovo Giuseppe Petrocchi, presiederà una solenne celebrazione eucaristica di ringraziamento, a cui concelebreranno anche don Luigi Maria Epicoco, primo parroco della Parrocchia personale universitaria S. Giuseppe Artigiano, che all’epoca del sisma seguì tutti lavori di restauro e don Federico Palmerini, attuale parroco della parrocchia universitaria. Per il decennale della riapertura, è stato realizzato anche un video, per ricordare questi dieci anni di rinascita.
La Chiesa aquilana, per la prima volta dopo il sisma del 2009, che aveva gravemente danneggiato tutto il patrimonio artistico e religioso della Città di L’Aquila, in una diocesi ancora prima di luoghi culto, ha potuto varcare le porte di una chiesa simbolo della ricostruzione e della rinascita: la Basilica di San Giuseppe Artigiano.
Infatti, il 22 luglio 2012 alle ore 18.00, si tenne la cerimonia di riapertura della rinata Chiesa di San Biagio, riconsacrata col nome di San Giuseppe Artigiano dall’allora Arcivescovo Metropolita di L’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, con una solenne celebrazione eucaristica, durante la quale era stato consacrato il nuovo altare e la chiesa, alla presenza di molti sacerdoti, tra i quali anche il Capitolo Metropolitano dei Canonici di L’Aquila e molti fedeli dell’Arcidiocesi.
Al momento solenne della riapertura, erano presenti anche i ‘protagonisti’ di quel significativo intervento di restauro, tra i quali il Presidente della Fondazione Roma, il Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele, che aveva sostenuto con l’istituzione che ancora oggi presiede, i lavori di consolidamento strutturale e restauro della Chiesa di S. Giuseppe Artigiano, riportando non solo questo luogo al suo antico splendore, ma anche arricchendola con la collocazione di un ciclo pittorico, realizzato interamente dal giovane artista Giovanni Gasparro.
“A distanza di circa tre anni dal sisma che ha devastato L’Aquila – affermava all’epoca dei fatti il Presidente della Fonazione Roma – è stato restituito al culto il primo edificio sacro recuperato integralmente nel centro storico della città, al termine di un accurato lavoro di intervento strutturale e restauro durato 18 mesi: la Chiesa di San Biagio d’Amiternum, conosciuta come la “chiesa degli studenti” – sia perché dal 2008 è la sede della parrocchia universitaria di S. Giuseppe Artigiano, sia perché si affaccia su via Sassa, centro della vita notturna dei giovani aquilani”.
Durante quel momento solenne e nello stesso tempo familiare, si era vista la presenza anche di Vittorio Sgarbi, che al termine dei riti di comunione aveva preso la parola, per illustrare il ciclo pittorico del giovane artista pugliese, alla presenza di numerose autorità e di tutti i soggetti che hanno partecipato a rendere possibile questa ricostruzione.
Cenni storici
La chiesa si trova nella parte più antica del capoluogo abruzzese, all’interno del quarto di San Pietro, in una zona di origine duecentesca il cui assetto urbanistico, risalente al XIII e al XIV secolo, è rimasto pressoché inalterato fino ai giorni nostri. La struttura è situata a breve distanza dall’oratorio di San Giuseppe dei Minimi e dallo stesso Duomo aquilano, dedicato ai santi Giorgio e Massimo. La città venne fondata attraverso la fusione di castelli preesistenti e di due diocesi, quella forconese e quella amiternina, il che spiega la dialettica tra i due edifici sacri.
La Chiesa di San Biagio fu rasa al suolo da Manfredi durante la contesa tra Papato ed Impero e successivamente ricostruita dagli Angioini. L’edificio rappresenta pienamente la tempra aquilana: nel corso dei secoli l’originaria struttura duecentesca è stata più volte distrutta da eventi sismici (1315 e 1703), per essere prontamente ricostruita. Dopo un lungo periodo di decadenza e di abbandono, durante il quale al suo interno si cessò progressivamente di praticare il culto religioso, la Chiesa fu utilizzata come dormitorio dai soldati durante la Prima Guerra Mondiale, mentre nella seconda metà del Novecento divenne addirittura sede (laica) di mostre e mercati.
L’edificio ha un impianto basilicale a tre navate, concluse ciascuna da un’abside, attraversate da un transetto poco pronunciato e non sporgente. Le navate laterali sono coperte da cupolette realizzate in mattoni pieni, mentre le absidi laterali sono coperte con volte a botte reali. La navata centrale, invece, presenta una volta a botte lunettata in camorcanna, che diventa una cupola ribassata all’incrocio tra navata e transetto, prima di riprendere al di sopra del presbiterio, sino all’abside. Al suo interno la Chiesa custodisce un monumento simbolo per la città de L’Aquila, miracolosamente risparmiato dalla furia dell’ultimo terremoto: si tratta della stele funeraria, in stile gotico, di Lalle (Ludovico) Camponeschi, che nel XV secolo spinse la comunità civile e religiosa a ricostruire la città devastata dal sisma e per questa ragione è considerato uno dei suoi fondatori.
Già prima del sisma la chiesa era stata fatta oggetto di alcuni interventi di restauro, nel 1980, nel 2005/2006 e nel 2008. Tuttavia il terremoto del 6 aprile 2009 ha prodotto una serie di danni molto rilevanti. Il secondo ordine della facciata principale, già minato da vulnerabilità costruttive, è collassato; il coro ligneo è caduto; la copertura interna della navata principale ha subìto il crollo della porzione adiacente la facciata; le volte delle navate laterali, in laterizi e malta, sono state lesionate; alcuni dissesti hanno colpito i pilastri; la muratura è stata danneggiata’.
Con decreto della Congregazione del Culto Divino del 20 maggio 2013, Papa Francesco ha elevato a titolo di “Basilica minore” la Chiesa di San Giuseppe Artigiano (ex San Biagio d’Amiternum), come “segno di attenzione e di speranza per una città che si spera possa essere al più presto ricostruita e riconsegnata al suo antico splendore, anche nel suo tessuto spirituale e interiore come segno di una rinascita che non coinvolge solo le case ma anche le coscienze dei singoli e di un popolo”.