E’ mancato, a soli 70 anni, lo scrittore Javier Marías, scomparso a Madrid l’11 settembre a causa di una polmonite bilaterale, secondo quanto riferirebbero fonti informate dai familiari.
Marías apparteneva a una famiglia di umanisti. Tra critici d’arte, filosofi, scrittori e critici cinematografici, potremmo anche definire Marias “nipote d’arte”: il suo talento ereditato, anche in parte, dallo zio regista Jesus Franco; per il quale aveva anche tradotto le sceneggiature di Dracula.
Tra i maggiori scrittori al mondo, Javier Marías è stato traduttore, giornalista e saggista; vincitore di alcuni dei più importanti riconoscimenti letterari come il premio internazionale di letteratura IMPAC, il Nelly Sachs e il Premio Internazionale Bottari Lattes Grinzane.
Amatissimo nel suo Paese, la prematura scomparsa ha lasciato attonito il mondo letterario, culturale e non solo.
“La sua opera lo manterrà vivo nel nostro ricordo”. “E’ un giorno triste per la nostra Spagna” così il ministro della Cultura Miquel Iceta nel giorno della cerimonia commemorativa.
“Javier Marías era uno dei grandi scrittori del nostro tempo” ha affermato il premier spagnolo Pedro Sánchez su Twitter.
Il madrileno Marías inizia a scrivere giovanissimo. A soli 19 anni debutta con Los dominios del lobo, in italiano “I territori del lupo”. Romanzo intrigante ambientato negli anni 20 del 1900, un intreccio di misteri, omicidi e segreti.
Il suo maestro fu Juan Benet, scrittore e ingegnere civile spagnolo ricordato soprattutto per i racconti Nunca Llegaras a nada in cui già si anticipava il nichilismo radicale chiave della sua scrittura. Proprio come il suo mentore anche Marías affiancò al suo talento nella scrittura due ulteriori lavori: per anni fu sia un professore universitario presso l’Università Complutense di Madrid che un traduttore.
Ricordato per la sua vibrante produzione letteraria capace di raccontare come pochi la profondità dell’animo umano che lega a ritmo incalzante il lettore alle pagine dei suoi romanzi rigo dopo rigo. Come per Corazón tan blanco, Todas las almas, Tu rostro mañana o Tomás Nevinson uscito per Einaudi nel febbraio scorso.
L’apprezzamento della critica spagnola e internazionale gli valse il conferimento di Premi letterari d’eccezione: L’uomo sentimentale (premio Herralde), todas las almas e Corazón tan blanco. Quest’ultimo vinse il premio della critica. Un romanzo che ha come protagonisti Juan e Luisa, marito e moglie entrambi traduttori per organismi internazionali. Un apparente racconto innocente si trasformerà, in poche righe, in una storia avvincente ricca di colpi di scena, misteri, colpe, fantasmi del passato e segreti.
L’opera magna rimane Tu rostro mañana sulla quale lo scrittore lavorerà dal 2002 al 2007. Sotto forma di trilogia racconta il suo approccio alla guerra civile a partire da un episodio vissuto in prima persona, la delazione di cui suo padre fu vittima. Il romanzo è talmente tanto pensato e intricato da possedere più trame e sotto trame. Esse si intrecciano e si riferiscono contemporaneamente ad altre opere ed eventi storici passati. Non mancano anche le sue riflessioni, sia etiche che filosofiche.
Quello che non tutti sanno forse è che oltre a essere uno scrittore, Marías fu anche un sovrano. Nel 1997, infatti, si fece nominare sovrano del Regno di Redonda, un regno fittizio presente sull’isola di Redonda nell’arcipelago delle Antille. Peccato però il luogo sia oggi disabitato e alle dipendenze del piccolo Stati caraibico di Antigua e Barbuda.
La sua immatura scomparsa dell’11 settembre contribuisce ad oscurare una data che ha già segnato tragicamente e indelebilmente la storia della nostra contemporaneità. La sua morte è certamente un’amarezza profonda, ma Javier Marías era e continuerà ad essere amato nel suo Paese e da coloro che hanno avuto ed avranno il privilegio di lasciarsi incantare dalla ricchezza delle sue opere che tanta notorietà gli diedero in vita rendendolo adesso immortale.