Si è conclusa con grande successo a Mentone, splendida città francese sulla Costa Azzurra, la manifestazione “Italia Eterna”, promossa e organizzata da Alter Italia dell’imprenditore Mauro Marabini, che da anni dedica forte attenzione al riconoscimento del valore degli italiani dell’altra Italia, quegli 80 milioni di emigrati e oriundi che con il loro talento in ogni angolo del mondo rendono onore al Paese delle proprie origini. Tre intensi giorni di riflessione, 16-17-18 Settembre, si sono tenuti nello meraviglioso contesto dell’Hotel des Ambassadeurs, di Mentone, magnificente architettura progettata da Gustave Eiffel nel 1865, nel pieno della Belle Epoque. Ricco il programma delle tre giornate, con personalità convenute dall’estero e giornalisti della stampa internazionale. Questi gli illustri ospiti che hanno partecipato all’evento e le loro provenienze:
dagli Stati Uniti: Mons. Salvatore Cordileone, Arcivescovo di San Francisco; Cav. Josephine A. Maietta presidente della Association of Italian American Educators (AIAE) e conduttrice di Sabato Italiano su WRHU, radio di Hofstra University di New York; Andrew Cotto, scrittore e giornalista del New York Times, nonché direttore della rivista American Italia; Elizabeth Nicolosi, autrice del volume “It Happened in Italy…”, fondatrice del programma internazionale “Be the Difference – Never Again”;
dalla Francia: Padre Jean-Robert Armogathe, grande appassionato della cultura italiana e dell’Italia, cofondatore dell’Académie Catholique de France, membro dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres e direttore della rivista teologica “Communio”;
dalla Gran Bretagna il direttore della rivista “Londra,Italia”, Francesco Ragni;
dall’Italia la sociologa e scrittrice Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes (Conferenza Episcopale Italiana); Giovanni Bocco, scrittore e giornalista (TG1, TV2000, rivista Longitude); Armando Torno, editorialista del Sole 24 Ore e del Corriere della Sera;
dalla Svizzera si attendeva l’on. Simone Billi, parlamentare in carica e candidato alla Camera nella Circoscrizione Europa, il quale impegnato negli ultimi giorni di campagna elettorale è stato rappresentato da una sua delegata a portare il saluto.
Gli incontri ed il Convegno sono stati moderati dal giornalista Armando Torno. Tutti gli eventi in programma hanno avuto un’ampia copertura sui media, grazie a giornalisti ed operatori della stampa di 18 testate provenienti da 11 Paesi. Riflettere sul ruolo degli italiani che vivono e lavorano all’estero e creare una rete e un network tra gli italiani nel mondo. Questo l’obiettivo delle tre giornate di “Italia Eterna” che, dagli esiti della manifestazione, ha marcato un rilevante contributo di approfondimento ed attenzione. Un’attenzione assolutamente necessaria, specie all’Italia dentro i confini, distratta e poco consapevole delle eccellenti risorse umane presenti nelle comunità italiane nel mondo, come delle straordinarie potenzialità che potrebbero mettersi a frutto e in sinergia se solo l’Italia dentro i confini conoscesse nel profondo, e riconoscesse, quell’altra Italia che vive ed opera all’estero, dando del Paese la migliore immagine per laboriosità, talento e creatività, e così onorando l’Italia.
Sono circa 6 milioni, secondo la Fondazione Migrantes, gli emigrati italiani iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, circa il 10% della popolazione italiana. Ma il dato è limitato a coloro che hanno la doppia cittadinanza e il diritto di voto nelle Circoscrizioni all’Estero per eleggere la rappresentanza parlamentare di 8 deputati e 4 senatori, esercitato nel voto in questi giorni. Ma in realtà gli italiani fuori dai confini sono molti di più e l’Italia conosce ancora poco la storia e la realtà dell’emigrazione, dalla costituzione dello Stato unitario nel 1861 ai giorni nostri. Un fenomeno rilevante, dal punto di vista politico economico e sociale, storicamente trascurato e politicamente talvolta pressoché rimosso. La nostra Storia nazionale dedica all’emigrazione italiana un’attenzione minima, residuale. Sui testi scolastici è del tutto assente o, se presente, relegata in poche pagine marginali. C’è dunque assoluta necessità, se l’Italia vuole davvero conoscere e riconoscere l’altra Italia – che conta 80 milioni d’italiani nel mondo delle varie generazioni dell’emigrazione – che la storia della nostra emigrazione entri finalmente nella Storia d’Italia, con tutta la rilevanza che le compete, con il suo significato politico e sociale, con la sua dimensione economica e culturale. La storia dell’emigrazione deve dunque entrare nei programmi delle scuole italiane, nei piani di studio delle nostre università.
Sarà bene che le Istituzioni considerino quest’altra Italia, ben più grande di quella dentro i confini, come una parte assai importante per la cultura italiana, per la diffusione della nostra lingua, per la promozione dello stile e del gusto italiano che accompagna il Made in Italy, per le opportunità in campo economico che una così grande e preziosa risorsa di autentici ambasciatori, quali sono i nostri connazionali nel mondo, può rappresentare in un mercato globale. Giova ricordare a classi dirigenti sovente poco attente all’attualità della nostra emigrazione, ancora giudicata secondo triti stereotipi piuttosto che nella realtà, come gli italiani all’estero hanno conquistato rispetto e prestigio occupando posizioni di rilevanza nelle università, nell’economia, nella ricerca, nell’imprenditoria, nell’arte, persino nei Parlamenti e nei Governi dei Paesi di accoglienza. Ecco, quando l’Italia sarà finalmente capace di riconoscere l’altra Italia in tutto il suo valore, un’altra storia potrà riguardare il nostro Paese, in termini di presenza culturale nel mondo e finanche di peso politico nello scacchiere mondiale, contando 140 milioni d’italiani, di cui 60 dentro i confini e gli altri 80 nel mondo. E a questi andrebbero aggiunti anche più di un centinaio di milioni di “italici”, così come li definisce Piero Bassetti, i non italiani per sangue e discendenza ma italici per cultura, stranieri che amano l’Italia, ne parlano la lingua, e del Belpaese sono innamorati per le impareggiabili meraviglie artistiche, architettoniche, ambientali e per il patrimonio immenso di cultura che non ha paragoni nel mondo.
Ecco, di questi argomenti si è parlato e riflettuto nell’importante Convegno “La civilizzazione italica nel mondo”, svoltosi nel pomeriggio di Sabato 17 settembre, con la stimolante conduzione di Armando Torno e con gli illuminanti interventi di Delfina Licata – sociologa delle migrazioni, insigne studiosa del fenomeno migratorio italiano, curatrice dell’annuale Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes -, del giornalista del NYT e scrittore Giovanni Bocco, e di Mauro Marabini, perfetto organizzatore ed anfitrione delle tre giornate. Nel suo intervento Marabini ha sottolineato come “…la civilizzazione italica era già grande all’epoca romana e ha continuato ad esserlo dopo, con il Rinascimento e più recentemente con il Novecento, che è il secolo più ricco di valori italiani esportati: arte, moda, design, enogastronomia e cultura. Essere italiani – ha inoltre annotato Marabini – non è solo un’appartenenza ad una nazione, ma uno stato d’animo, un modo di creare civiltà. Quando si vive all’estero, si ama ancora di più il proprio Paese, si tende a non vederne più i difetti, ma solo le qualità, che sono tante e che ci danno l’impulso di farle conoscere e amare anche dagli altri, che italiani non sono. Oggi sono tante le associazioni, le riviste, le istituzioni e perfino le iniziative individuali, che esaltano l’Italia all’estero. Ma lavorano un po’ ognuna per conto proprio, quando invece unite sarebbero più autorevoli. Alter Italia è un concetto che ha proprio questa ambizione: creare un legame tra tutte queste realtà per esprimere ancora più incisivamente l’italianità in tutte le sue espressioni e forme e per contribuire all’influenza dell’Italia sul mondo”. Insomma, questa la sintesi d’un progetto di grande respiro che motiva e muove tutte le iniziative di Marabini e della sua creatura Alter Italia, anche attraverso il Convegno internazionale che si ripromette d’essere un appuntamento annuale di significativo valore.
Il programma ha proposto interessanti spunti di riflessione già dal pomeriggio di Venerdì 16 settembre, attraverso il contributo di Mons. Salvatore Cordileone sul tema “Cos’è l’italiano e cos’è l’americano nel mix culturale italo-americano? Alcune riflessioni dall’esperienza personale”, cui è seguito l’intervento “Essere la differenza” della scrittrice Elizabeth Nicolosi e quindi di Josephine A. Maietta – docente, conduttrice radiofonica ed infaticabile Presidente dell’AIAE di New York, vero presidio della lingua e cultura italiana negli States – con la riflessione “Un cuore, due bandiere”, sul tema della valorizzazione di due culture, italiana ed americana, e dell’attaccamento alla Patria italiana di cui andare orgogliosi come alla seconda Patria americana. Non casuale l’appendice musicale con la presentazione della bella canzone “Le luci di New York” interpretata dal suo autore Stefano Spazzi. Un brano, promosso e sostenuto da AIAE, composto dal cantautore per affermare il forte legame che accomuna gli Stati Uniti e l’Italia, grazie al contributo sociale e culturale che gli italiani hanno apportato alla grandezza di quel grande Paese.
Nella mattinata di Sabato tre interessanti interventi, con Padre Jean Robert Armogathe sul tema “Il Grand Siècle dell’Italia in Francia”, sull’intimità delle relazioni culturali e sociali tra i due Paesi neolatini, quindi del direttore della rivista “Londra,Italia” Francesco Ragni su “Expat Italiani nel Regno Unito: mito e realtà”, che ha fatto il punto con assoluta chiarezza sulla comunità italiana in Gran Bretagna, infine l’intrigante intervento di Andrew Cotto “La gastronomia italiana, ambasciatrice di civiltà”, sulla funzione culturale che la cucina italiana esercita nel mondo. Domenica 18 la Messa nella Cappella del Palace des Ambassadeurs, celebrata da P. Jean-Robert Armogathe, cui è seguita l’escursione oltreconfine con visita a Dolceacqua, tipico borgo medioevale in provincia di Imperia, e al Visionarium, per ammirare in 3D le meraviglie dell’entroterra ligure.
Merita fare, a questo punto, qualche cenno su Mauro Marabini, deus ex machina di Alter Italia e delle feconde iniziative che promuove. Imprenditore bolognese, Marabini vive nel Principato di Monaco, lavora a Monaco e in Francia. Ha fondato Alter Italia, organizzazione senza fine di lucro, nata per l’amore verso il proprio Paese, per la sua cultura e la sua storia, vista con gli occhi d’un italiano che vive fuori dall’Italia. Alter Italia organizza eventi con lo scopo di riunire tutte quelle realtà animate da italiani che vivono all’estero (gli “expat”), oppure da persone nate all’estero ma con radici italiane, per la valorizzazione dell’Italia e della sua straordinaria cultura. Coadiuvato dalla moglie Liana e da un affiatato gruppo di collaboratori, nel 2019 ha dato vita ad Alter Italia fissandone la sede nello storico Palace des Ambassadeurs di Mentone. “Quando si vive all’estero – è solito affermare Marabini – si vede il Paese d’origine con altri occhi, si prova un patriottismo più profondo, si ha più amore per l’Italia ma si capiscono anche tante cose, tra l’altro come migliorare tanti aspetti critici e le cose che non vanno”. Due sono gli eventi di maggior rilievo che Alter Italia organizza nel corso dell’anno: la Conferenza estiva, che ha luogo in Settembre, e il Salone della stampa italiana all’estero, che si tiene in Ottobre. Nel mese di Aprile, inoltre, viene organizzata una mostra d’arte sul tema “Italia” e a Giugno viene celebrato il Premio Alter Italia, conferito all’organizzazione che più si è distinta nel promuovere la cultura e la lingua italiana.
Ma i dettagli biografici di Mauro Marabini li lasciamo alle sue parole, così come egli stesso si racconta sul sito web di Alter Italia. “Nato, tanti anni fa e cresciuto a Bologna, mi sono laureato a Firenze, in Scienze Politiche. In tempi “non sospetti”, quando questa facoltà era roba seria: preparava gente per la diplomazia e dava una base solida di studi. Per anni sono stato impegnato nell’azienda di famiglia, Calzaturificio Magli, che produceva scarpe di lusso da donna. Ho creato e sviluppato una catena di negozi in Italia e fatto joint-venture per la costituzione di negozi all’estero. Ho creato la linea maschile Magli Uomo, ma anche linee secondarie, come Opera (scarpe da donna per i piedi difficili) e Bulldog (scarpe sportive), che ho dedicato al mio amatissimo bulldog inglese – il primo di una serie. All’inizio degli anni Novanta ho lasciato il Calzaturificio Magli e insieme a mia moglie Liana ho acquistato il Grand Hotel Duomo di Milano, sviluppando in contemporanea anche la nostra casa editrice (Liamar Editions) e una libreria storica nel centro di Bologna. Abbiamo vissuto qualche anno a Milano, poi abbiamo deciso di venire a vivere nel Principato di Monaco. Non per una ragione di tasse (pagavamo e paghiamo tutt’ora parecchie tasse in Italia e in Francia), ma per la qualità di vita che questo Paese offre. Non mi sono mai pentito di questa scelta. Qualche anno dopo abbiamo venduto il Grand Hotel Duomo di Milano e comprato un albergo sulla Costa Azzurra (Grand Hotel des Ambassadeurs, ndr). L’abbiamo tuttora, lo apriamo solo in estate, da aprile ad ottobre. E’ dedicato all’arte e alla cultura in generale.” Insomma, Mauro Marabini è davvero un autentico mecenate della cultura e dell’arte italiana, un eccezionale promoter dell’Italia.
Vogliamo chiudere questa nota con il commento su Italia Eterna che Delfina Licata ha rilasciato affidandolo alle onde radiofoniche di Sabato Italiano, la trasmissione che Josephine Maietta conduce sull’emittente WRHU di Hofstra University di New York. Una radio molto apprezzata e seguita non solo negli Stati Uniti, ma anche all’estero, premiata nel 2021 con il prestigioso World Radio Day Award, il più alto riconoscimento che viene conferito in occasione della Giornata mondiale della Radio istituita dall’Unesco.
“Ciao Josephine, un saluto a tutti gli ascoltatori del tuo programma Sabato Italiano. Sono Delfina Licata della Fondazione Migrantes (CEI), sociologa delle migrazioni. Abbiamo trascorso insieme, in Francia, le bellissime giornate del convegno di Alter Italia, di formazione e di confronto, durante le quali è emerso un grande elemento che ci deve accomunare, per creare reti e sinergie con le nostre diverse competenze, sia per quanto riguarda i nostri profili professionali che le nostre appartenenze geografiche. Tutti insieme, da diversi luoghi del mondo, studiamo e ci confrontiamo su questo grande tema che è l’Italia fuori dell’Italia. E tutte le caratteristiche, le opportunità e le ricchezze che l’essere italiani fuori dai confini può portare all’Italia come grande eredità, ma soprattutto al mondo. Essere italiani è una grande fortuna e una grande responsabilità. E questo è quanto emerso in queste giornate. Il più delle volte in Italia questa opportunità non la si considera ed è arrivato il momento di pensare a quanto invece la nostra presenza fuori dai confini nazionali può portare e restituire a livello culturale, a livello di fama, a livello di grandi cose – dalla creatività alla competenza – sia al nostro Paese, per cambiare un po’ l’andamento negativo di questi ultimi anni, e sia al mondo intero, perché oggi effettivamente ci distinguiamo per tutta una serie di caratteristiche che portano alto il nome dell’Italia. E questo grazie alle grandi protagoniste e ai grandi protagonisti che da sempre, nel tempo della grande emigrazione, e ancor più oggi con la nuova mobilità dall’Italia, sono andati fuori dai confini nazionali per lavorare e per vivere, restituendo credibilità e prestigio al nostro Paese. Quindi, con profondo senso di gratitudine alle ascoltatrici e agli ascoltatori di Sabato Italiano, che fanno parte della comunità italiana di New York, e degli italo-discendenti e quindi della comunità italoamericana, esprimo un grande grazie per quanto fanno in onore dell’Italia, con la speranza di vederci presto. Un affettuoso saluto, cara Josephine, a tutti gli ascoltatori di Radio Hofstra.”
Con l’intenso messaggio di Delfina Licata ai nostri connazionali di New York concludiamo questa nota che intende sottolineare il valore dell’iniziativa Italia Eterna, rilevando con soddisfazione il successo della manifestazione attraverso i resoconti stampa e, de relato, dalle testimonianze di alcuni degli stessi protagonisti. Un eccellente esempio di best practice nella valorizzazione del Sistema Paese, attraverso la rete delle comunità degli italiani nel mondo.
Photo cover: Mauro Marabini