Francesco Grisi, scrittore e poeta, (morto a Todi il 4 aprile del 1999, era nato il 9 maggio del 1927 a Vittorio Veneto, da genitori calabresi di Cutro), è stato un intellettuale a tutto tondo nel panorama del tardo Novecento italiano. I suoi romanzi hanno segnato una linea all’interno del contesto linguistico, tanto che sono stati definiti fortemente innovativi.
Finalista al Premio Strega del 1986 (quasi vincitore perché è stato l’anno che il riconoscimento è stato dato a Maria Bellonci, “a futura memoria”, morta poco tempo prima) ha scritto una trilogia narrativa (“A futura memoria”, “Mari e il vecchio”, “La poltrona nel Tevere”) che ha contribuito a riportare sul quadrante del dibattito letterario lo sviluppo della scrittura futurista.
Alla sua morte ha lasciato diversi inediti. Qualche giorno prima della scomparsa l’ho incontrato a Todi (era il mercoledì Santo del 1999, è andato in coma nella serata di venerdì 2 aprile ed è morto il giorno di Pasqua, ovvero il 4 aprile). In quell’ultimo incontro mi ha affidato delle cartelle nelle quali erano custoditi racconti, numerose plaquette di poesia, romanzi, saggi. Ma già in precedenza, qualche settimana prima, a Roma, mi aveva consegnato delle scatole colme di appunti, di foto e di dattiloscritti insieme a dei suoi quadri. Tra questo materiale, che vado costantemente studiando e proponendo (l’editore Pellegrini ha già pubblicato molti suoi inediti), ho trovato anche una “carpetta” che custodiva tredici poesie completamente dedicate a tre città e alla Magna Grecia con la quale spesso si è confrontato.
Il titolo di questa piccola plaquette si intitola: “Se camminando”. Porta un sottotitolo molto esplicativo: “Tra le vie di Grottaglie, Taranto e Martina Franca”. Infatti ci sono sei poesie dedicate a Grottaglie, tre a Taranto, due a Martina Franca e due nelle quali il punto tematico è la Magna Grecia.
Grisi stava lavorando a un libro di poesie riferite ai suoi viaggi e soprattutto ai luoghi della Magna Grecia. Aveva già pubblicato testi su Todi, Roma e chiaramente sulla Calabria oltre su città estere.
Questi inediti sono stati scritti nel 1997 e nella primavera del 1998. Due anni importanti. Durante questi due anni Grisi è stato più volte a Taranto. Ha partecipato a manifestazioni come il Premio Ori di Taranto e ha presentato in diverse città i suoi libri. Più volte è stato anche a Grottaglie dove gli è stato conferito anche il Premio Letterario Giuseppe Battista ed ha presentato i suoi libri su Mazzini e sugli scrittori cattolici al Liceo Moscati.
In queste occasioni, come spesso usava fare, prendeva appunti, scriveva sui bordi delle lettere o negli spazi bianchi degli inviti. Questi appunti, rivisti, venivano poi trascritti. Da qui questa plaquette. I luoghi sono stati sempre riferimenti significativi per Grisi.
In queste poesie ci sono certamente i luoghi (come Grottaglie, Taranto e Martina Franca), ma c’è soprattutto un sentire i luoghi come appartenenza. Nei luoghi c’era sempre un racconto. Il racconto delle vie di Grottaglie, di Palazzo Ducale di Martina Franca, della Magna Grecia di Taranto. Elementi che in Grisi sono fondamentali e che ho trovato in altre pagine come ho sottolineato nello studio, recentemente pubblicato, “Passeggiate letterarie. Da Cutro alla Magna Grecia di Francesco Grisi”, che ho scritto attraverso una lettura dei suoi testi e, certamente, grazie ad un costante rapporto che ho intrattenuto per decenni con lo scrittore.
“Se camminando” è, sostanzialmente, ben strutturato e definito se pur in tredici poesie. Ma la loro struttura, il contenuto, il linguaggio ci riportano al Grisi che abbiamo sempre conosciuto. Ma si tratta anche di un omaggio a tre città e alla Magna Grecia.
Gli Inediti di Francesco Grisi su Taranto e i luoghi di Taranto
“Se camminando
Tra le vie di Grottaglie, Taranto e Martina Franca”
1
Se camminando tra le strade di Grottaglie
Se camminando tra queste strade,
i garofani dei balconi
hanno colori strappati al sole dell’alba e del crepuscolo,
io non so perché
le case bianche
hanno il cuore di Tunisi nella Medina.
Poi. Salendo,
da un gradino a un sasso,
trovo il barocco
delle mie passeggiate arabe.
(1997)
2
A Grottaglie il sole nei pomeriggi
Perché a Grottaglie
il sole nei pomeriggi d’estate
è un taglio
tra le sfere e le geometrie
delle vie
che un giorno
il Battista camminò.
(1997)
3
Nei silenzi di Grottaglie
Poi. Venne la sera.
Dai gradini della Chiesa Madre.
Ho raccolto la preghiera
delle donne oranti.
E. Ho veduto
da uno spicchio tufaceo
il colore del vento.
Una ragazza
con il mare negli occhi
mi ha chiesto: “Perché porti
la barba bianca, il bastone
e sei vestito di nero?”.
Ed io ho risposto: “Perché il mio cuore
Recita il Francesco di Paola”.
Poi. Ho camminato
i corridoi della città
sino alla notte buia
nei silenzi di Grottaglie.
(1998)
4
Grottaglie nella consolazione dei secoli
Si dice di Ennio.
Ma è tutto vero nella storia?
Non parlatemi della storia.
Io cammino tra spazi di parole.
Questa città
è uno spazio di pause.
Grottaglie
ti porti dentro
memorie
nella consolazione dei secoli.
Si dice di Ennio.
Tra Grecia e Roma
è precipitata una foglia
di parole.
(1998)
5
Tra le pietre di Grottaglie
E. Poi. Mi venne incontro
il Santo mio.
Il mantello come una zattera
nelle acque dei mari distanti.
Ti ho incontrato sempre
o sei tu che mi sei venuto incontro.
Ma non pensavo di trovarti
in questa passeggiata
tra le pietre di Grottaglie.
(1998)
6
Grottaglie
Ha i colori della seta
nelle parole degli oracoli
che impastano
il sale alla terra.
(1998)
7
Taranto è l’isola della Magna Grecia
Il mare ha i riflessi
dei pescatori
nel giorno che si risveglia.
Taranto non è una città,
è un’isola.
Custodisce
i segreti della Magna Grecia.
La Magna Grecia
è nell’isola di Taranto!
(1997)
8
Taranto e il sale di Archita
Odore di navi e di porti.
Il sale ha il viaggio di Archita.
Le acque del Galeso
precipitano nel riposo della storia.
I greci,
qui,
hanno fermato il tempo.
(1998)
9
Taranto è la mia Calabria
Ho lo sguardo rapito dal Golfo.
Se allungo una mano
Taranto è la mia Calabria.
Viaggio per riposare nei ricordi.
(1998)
10
Versi per Martina Franca
Il Duca ha lasciato il Palazzo,
ma forse tante epoca fa.
Le strade sono un mercato,
dove i mercanti
non vendono spezie,
ma silenzi.
Poi. I profumi
vivono dell’odore dei mattini.
Il pane, appena sfornato,
è una carezza tra gli uliveti.
Ma il Duca non è più
ritornato al Palazzo.
(1997)
11
Martina Franca
Ha il barocco cucito
tra le grondaie
dei ricordi.
(1997)
12
Magna Grecia, cifra di simboli
È persa nell’infinito.
Magna Grecia,
cifra di simboli.
Ho città smarrite
nelle mie nostalgie rapite.
Isole sommerse
nelle mie memorie di mare.
(1997)
13
La mia Magna Grecia
Ho tanto viaggiato. Forse troppo.
Ho abitato i porti
e le case smarrite della Terra Santa.
In ogni geografia
ho lasciato
la mia Magna Grecia.
(1998)