Ottant’anni fa il 7 luglio del 1943 in Sicilia sbarcavano gli americani; il 19 luglio, l’aviazione degli Stati Uniti bombardò Roma, colpendo particolarmente il rione di San Lorenzo; il 25 Luglio il Gran Consiglio del Fascismo delegittima Mussolini ed il Re lo fa arrestare
Dal 18 al 24 luglio 1943 cinquanta intellettuali cattolici, laici e religiosi, riuniti presso il monastero benedettino di Camaldoli, in provincia di Arezzo, diedero avvio un nuovo percorso di storia elaborando un testo di cultura sociale divenuto guida e riferimento per la stesura della Carta Costituzionale.
Tra i partecipanti, Ezio Vanoni, Giorgio La Pira, Paolo Emilio Taviani, Guido Gonella, Vittorino Veronese, Sergio Paronetto, Angela Gotelli, Giuseppe Capograssi, Gesualdo Nosengo, Aldo Moro, Giulio Andreotti.
Il documento programmatico, noto come “Codice di Camaldoli” compie oggi 80 anni. Rileggendo le 36 pagine che scandiscono le tematiche relative allo Stato, alla Famiglia, all’Educazione, al lavoro, alle attività economiche e alla vita internazionale, vengono alla luce i valori della “giustizia sociale” tra i fini primari dello Stato, come “concreta espressione del bene comune”, a garanzia della libertà e della democrazia.
Si ritrovano nel testo i temi salienti della società di oggi con tutte le problematiche sociali che risultano ancora in gran parte emergenti, anche a causa delle repentine trasformazioni e innovazioni tecnologiche, di comunicazione e di relazione.
Il Codice di Camaldoli che ha come pilastri portanti “il bene comune “ e “l’armonia sociale” è stato fonte di ispirazione e guida per l’azione della Democrazia Cristiana, che si stava formando in quel periodo e che dopo la seconda guerra mondiale fu, per diverse legislature, il maggiore partito di governo
Tra le molteplici anticipazione del Codice di Camaldoli si intravedono i segni concreti della riforma agraria, della riforma tributaria, e poi ancora l’istituzione della Cassa del Mezzogiorno, la costruzione di case popolari, le pensioni anche ai lavoratori autonomi, le pensioni sociali, la scuola per tutti, la partecipazioni statali nell’industria per lo sviluppo e l’occupazione ,i contratti collettivi di lavoro, lo Statuto dei lavoratori, la Cassa integrazione, il sostegno ai disabili, la tutela delle lavoratrici madri.
Nel Codice veniva dichiarato anche il diritto all’obiezione di coscienza contro leggi ingiuste e appariva in nuce il principio della sussidiarietà.
Il 21 luglio il Presidente della Repubblica Sergio Matterella sarà a Camaldoli insieme ai cardinali Pietro Parolin e Matteo Zuppi per celebrare gli 80 anni del Codice, che porta la firma della meglio gioventù di allora, crogiuolo del futuro e segno di rinascita dopo il fascismo.
Tra questi vanno ricordati i giovani: Igino Righetti, (Riccione, 3 marzo 1904 – Roma, 17 marzo 1939) avvocato e presidente della FUCI Federazione universitaria cattolica italiana che, una Casa Editrice ed una Associazione era riuscito ad educare una classe dirigente e Sergio Paronetto, (Morbegno, 14 gennaio 1911 – Roma, 20 marzo 1945) manager industriale ed intellettuale, protagonista dell’Azione Cattolica Italiana tra le due guerre, attivista nella FUCI, fu tra i fondatori del Movimento laureati di Azione cattolica, teorico delle “partecipazioni statali” vicedirettore ‘ufficio stralcio’ dell’IRI a Roma, stretto collaboratore di Giovanni Battista Montini e Alcide De Gasperi, sul quale ebbe una decisiva influenza in materia economica, animò a Roma, durante gli anni della seconda guerra mondiale, un cenacolo culturale che raccolse tutti i personaggi più importanti della Resistenza, dell’economia e della politica di allora. Fu il principale ispiratore ed estensore del Codice di Camaldoli.
Igino Righetti e Sergio Paronetto morirono entrambi all’età di 34 anni, l’uno per l’acuirsi di una malattia che lo affliggeva da molti anni, l’altro per infarto.
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photocover: Sergio Paronetto da wikipedia