Arnaldo Pomodoro nato a Morciano di Romagna nel 1926 è uno dei più importanti scultori contemporanei. La sua arte è dominata da un rigoroso spirito geometrico e ogni forma tende all’essenzialità volumetrica. Palazzo della Civiltà Italiana, Roma, attualmente sede del gruppo di alta moda Fendi, espone fino al 1° ottobre 2023 le opere dello scultore a cura di Lorenzo Respi e Andrea Viliani in collaborazione con la Fondazione Arnaldo Pomodoro.
La mostra “Il Grande Teatro delle Civiltà” presenta una selezione di opere dell’artista, dalla fine degli anni ’50 a oggi, esplorando la pratica dello scultore, tra arti visive, sceniche e drammaturgiche, divenendo un grande teatro autobiografico.
La mostra si articola come un’opera d’arte in due atti e un intermezzo, corrispondenti alle due sale principali e al passaggio di raccordo retrostante. Emergono continui riferimenti alle tante “civiltà” a cui le opere di Pomodoro rimandano, riferimenti alle nostre conoscenze di spazio, tempo, di storia e mito, ripercorrendo la ricerca artistica degli ultimi decenni dello scultore.
Il percorso prende avvio dall’esterno del palazzo dove sono poste le quattro sculture Forme del mito (1983) – Il potere (Agamennone), L’ambizione (Clitennestra), La macchina (Egisto) e La profezia (Cassandra), tratte dalle macchine sceniche che furono realizzate per l’opera teatrale di Emilio Isgrò ispirata all’Orestea di Eschilo. Le quattro sculture collegano il mito con il reale ridefinendo lo spazio dell’edificio.
All’interno, negli ambienti principali sono presentati materiali progettuali e documentari, perlopiù inediti, come lettere, fotografie, schizzi, modellini, che testimoniano la vita dell’artista in un’atmosfera quasi d’archivio.
“Per noi questa grande retrospettiva su Pomodoro, col quale condividiamo una passione autentica per una creatività senza briglie, per i materiali naturali e il savoir-faire artigianale, rappresenta un nuovo capitolo nella nostra missione di mantenere l’arte accessibile a tutti”, commenta il ceo del marchio Fendi, Serge Brunschwig.