Roma, 4 settembre 2023 – Marie-Jeanne Bécu, contessa Du Barry (1743-1793) è un personaggio difficile da evitare se si parla della vita alla corte di Versailles.
A partire dal 20 aprile 1769 è la favorita di Luigi XV di Borbone ma è odiatissima dalla corte, dalle figlie del re – le perfide Mesdames– e da Maria Antonietta d’Asburgo Lorena; la sua vita è nota e ricca di aneddoti, sebbene molti di dubbia veridicità, che restituiscono una polarizzazione del personaggio. È proprio questa mancanza di unanime consenso che l’ha resa duttile alle esigenze narrative della scrittura cinematografica. Chi era veramente la contessa?
Sappiamo con certezza che Jeanne proviene da una famiglia misera e che grazie alla sua avvenenza ottiene i favori di molti uomini fino a quando, all’età di 25 anni, viene presentata a corte e Luigi XV, all’epoca 58enne, se ne invaghisce. Sarà lei l’ultima favorita del re e gli starà accanto fino a quando, in punto di morte, sarà allontanata dal capezzale del sovrano affinché questi possa prendere gli ultimi sacramenti e pentirsi.
Jeanne fu infatti motivo di grande scandalo a corte per i suoi modi, le sue frivolezze, le sue origini plebee non le furono mai perdonate e il matrimonio di convenienza con il Conte Guglielmo Du Barry non cambiò nulla nell’atteggiamento che la corte le riservava. Tuttavia fu vera icona di stile e amante delle arti nonché punto di riferimento per la moda a corte fino alla salita al trono di Maria Antonietta d’Asburgo Lorena consorte del re di Francia Luigi XVI di Borbone, delfino di Luigi XV nonché suo nonno perito per aver contratto il vaiolo.
Le due contesse: le versioni cinematografiche di Coppola e Maïwenn
Sfacciata, arrogante, maleducata, irriverente. La Jeanne Du Barry interpretata da una magnifica Asia Argento diverge in tutto da quella di Maïwenn Le Besco che la ritrae invece intelligente, spensierata ed amorevole. Sembra impossibile che il riferimento storico sia lo stesso.
La spiegazione di un tale contrasto si trova nelle intenzioni che sono alla base delle due sceneggiature.
La prima, quella di Sofia Coppola, da spazio al personale punto di vista di una giovane ed inesperta Maria Antonietta e si basa su una delle biografie più accurate, quella scritta da Antonia Fraser “Maria Antonietta – La solitudine di una regina“.
Accolto freddamente al Festival di Cannes del 2006 (non sono mancati i fischi alla prémiere), la stima della critica per “Marie Antoinette” interpretata da una inappuntabile Kirstine Dunst è cresciuta negli anni ed oggi è considerato uno dei capolavori del cinema storico. Coppola ci offre un racconto indulgente con la giovane arciduchessa, catapultata in una corte molto diversa da quella asburgica in cui era cresciuta e nella quale dovrà trovare il modo di sopravvivere. Una lettura inedita e mai tentata nella cinematografia, tanto attratta dagli eccessi e dalle frivolezze senza senso della regina, che esplora la solitudine di una donna a cui – seppur nel lusso- tutto è negato.
Dunque, nella regia di Sofia Coppola, Jeanne Du Barry appare volgare, sgraziata, eccessiva. Questa immagine corrisponde a pieno al modo in cui Maria Antonietta certamente percepiva la Contessa, come testimoniato dalla lettera indirizzata alla madre – Maria Teresa d’Austria- scritta il 9 luglio 1770 e cioè pochi mesi dopo il suo arrivo a Versailles, avvenuto a maggio del 1770. Scrive la Delfina: Fa davvero pietà la debolezza che [il re Luigi XV] ha per Madame Du Barry che è la più stupida e impertinente creatura che si possa immaginare. Ella ha giocato tutte le sere con noi a Marly; si è trovata due volte accanto a me, ma non mi ha parlato, e io non fatto conversazione con lei; ma quando era necessario, io le ho parlato.
L’ambiente ostile alla contessa era ampiamente fomentato dalle Mesdames che non tolleravano che una giovane plebea, sebbene resa contessa prima di essere presentata a corte, potesse ricoprire un ruolo così importante. E Maria Antonietta si adeguò a questo disprezzo.
Agli antipodi, la Jeanne Du Barry proposta da Maïwenn Le Besco è una donna consapevole delle sue origini, colta, benevola, spontanea. Sinceramente innamorata di Luigi XV, con il quale instaura un pubblico gioco di complicità e intesa, non viene compresa dalla corte che la ridicolizza per ogni suo gesto o sentimento mal celato.
Si tratta forse di un ritratto più fedele poiché la storia ci riporta che per scongiurare la sua decapitazione, avvenuta nel dicembre del 1793, furono raccolte delle firme in suo favore di cui però il tribunale non tenne conto. Alla storia è anche passata per la sua intercessione a favore di una giovane condannata a morte per infanticidio e grazie a lei salvata, come anche per le sue donazioni e per le buone maniere verso i servitori. Inoltre fu amica personale di Voltaire, commissionò numerose opere ai pittori Fragonart e Vien.
I punti di contatto: alcuni episodi storici
Le due pellicole hanno riportato alcuni fatti storici che vedono la Du Barry protagonista.
Il primo è anche il primo incontro con Maria Antonietta, avvenuto ad una cena alla quale la Du Barry diede spettacolo. Nella versione di Coppola, la Contessa non lesina rutti a tavola mentre in quella di Maïwenn risplende per il magnifico abito. Come si siano però realmente svolti i fatti, non si sa.
Il secondo è il celeberrimo diritto di parola: in virtù del suo rango, la Contessa non poteva rivolgersi in pubblico per prima a un membro della famiglia reale. Sappiamo, dalle stesse lettere di Maria Antonietta e da altri resoconti degli ambasciatori a corte, che ci furono degli scambi di circostanza tra le due. Maria Antonietta però attese il 1772 per rivolgerle pubblicamente queste parole: Il y a bien du monde aujourd’hui a Versailles (C’è molta gente oggi a Versailles) che furono sufficienti a legittimare la Du Barry e ad evitare la rottura dei rapporti tra Austria e Francia. Osteggiare la favorita del re era infatti un esplicito giudizio morale sulle scelte del sovrano, un oltraggio intollerabile. Preoccupata, l’imperatrice Maria Teresa sollecitò ripetutamente la figlia a cambiare atteggiamento ricordandole che, in quanto Delfina di Francia per aver sposato Luigi XVI, era la prima dei sudditi di Luigi XV e che come tale doveva sottomettersi alla sua volontà. Furono quindi le manovre diplomatiche dell’ambasciatore austriaco Mercy-Argentau che indussero finalmente Maria Antonietta a capitolare. Nessuna delle due pellicole però è fedele a quanto realmente accaduto. La “conversazione” avvenne il primo gennaio nelle camere private di Maria Antonietta alla presenza del marito Luigi XVI in occasione degli auguri ricevuti per il nuovo anno.
Il terzo episodio raccontato da entrambi i lungometraggi è la presenza di un paggio di colore, Zamor. Amatissimo nella pellicola della Maïwenn ma maltrattato in quella di Coppola. E forse qui la verità sta nel mezzo, considerato che fu proprio il giovane a denunciare la Contessa al tribunale rivoluzionario che la condannò alla ghigliottina, anche se è accertato che fu lei a garantirgli istruzione ed educazione e che lo trattò sempre con grande favore.
Da ultimo, il momento che mette fine alla sua onnipotenza a Versailles: la prematura morte del re avvenuta nel 1774. Sappiamo che gli fu accanto nonostante il vaiolo – malattia pericolosissima che aveva già mietuto numerose vittime nelle famiglie reali di tutta Europa- e che fu allontanata in punto di morte per consentire al sovrano di pentirsi. Una fuga precipitosa, priva di amore e compassione, piena di rancore nella versione di Coppola, una uscita in grande stile, appassionata e sinceramente affranta quella della Maïwenn. Unico punto in comune: il desiderio del Luigi XV di averla accanto fini all’ultimo respiro.
Madame Du Barry ritratta da di François-Hubert Drouais (1771) – fonte: Wikipedia
L’appartamento a Versailles della Contessa Du Barry è stato riaperto al pubblico nel 2023 dopo un lungo e accurato intervento di restauro che ha interessato tutte le 14 stanze che lo compongono. Qui i dettagli per la visita: Appartamenti privati di Madame Du Barry