Tetovo, Macedonia, è il centro della poesia internazionale. Il punto di riferimento e di confronto tra le diverse esperienze che si sottolineano nel contesto di una contemporaneità che si apre alle lingue e alle forme.
La lingua albanese diventa sempre più, comunque, suono, musicalità, danza, percezione, vissuto onirico. È quel canto che sento e che abito come una profonda matrice umana. È il suono di una sola parola che può intrecciare l’aurora con il tramonto, la gestualità del ballo con gli occhi chiari di una tradizione che ha richiami che portano a Naim Frasheri.
Il cantore che si è aperto a un rinascimento delle civiltà. Questo l’ho compreso giungendo a Tetovo. Patria ed eredità della poesia. Qui la comunità diventa un insieme di fraternità in nome di quell’universo lirico che mi porta alle radici di mio padre, di mia nonna attraverso la favola, la leggenda, la fiaba in una antropologia dell’umanesimo.
Qui potrei viverci per molto tempo ed essere a casa. Giunto a Tetovo nella notte. Tutto è fraternità. Tutto ha la bellezza del mondo dei Balcani.
Ho vissuto le contaminazioni nelle loro eredità in Macedonia. Tra Skopje e Tetovo. Da Milano a Skopje è un cambio di culture in una visione in cui l’Occidente ha una sua tradizione radicata in una dimensione euro-atlantica, dove gli usi e i costumi sono sprofondati nella fretta e nel movimentismo dell’essere attrezzati nel modernismo che è altro della modernità. Il tempo passato in Occidente ha superato Proust.
È un relitto. Un retaggio a volte. Un rumore che suona come memoria. Negli Orienti il tempo è ancora il senso della pausa, della lentezza, del contemporaneo che non dimentica, del pensare senza timore che il tempo ci superi. Trovandomi a Tirana, un giorno di qualche anno fa, ho ordinato un caffè al banco.
Un amico albanese mi ha guardato e mi ha detto dolcemente: Il caffè bisogna gustarlo con le gambe sotto il tavolo. Una grande lezione. Una lezione di pazienza e di contemplante e armonioso pensiero. Il tempo. Non possiamo dominando. Ma facciamo che non ci trascini. Perché la Macedonia?
Gli Orienti? Credo che lo spazio e i luoghi siano racconto e guardarsi negli occhi prima di pronunciare una parole è fondamentale. Un sufi che ho raccontato in un mio libro ha detto: Se la parola che stai per pronunciare non è più bella del silenzio non pronunciarla. Questo l’ho capito nei miei viaggi negli Orienti.
Tetovo resta la città della poesia internazionale. A due passi dall’Albania l’incontro dei poeti ha la forza della vita.
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Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.