Si amarano lungo il filo del tramonto. Una linea di vento soffiava sui suoi neri capelli tra i colori delle ombre che si annunciavano con la pazienza della lentezza.
Nelle ore del suono e dell’eco la Regina del Sole cercava il suo sguardo. Profondi occhi e labbra rosse. Lui la osservava da una bifora del castello. Davvero era bella tra i rigagnoli della attesa in cui si attendeva soltanto. Che cosa? Non domandiamo nulla. Tra le vie degli Orienti spesso si portava la mano sul petto. La mano sul cuore. Pace a te. Pace a noi.
La salvezza è un amore che non muore. È un cuore che non smette d’amare. È un eterno che diventa infinito. È un infinito che si raccoglie nell’eterno. È la luce.
Cammino tra le vie di Tetovo. È già notte. La notte a Tetovo è una danza balcanica che giunge dal Kosovo e dagli Adriatici che navigano i mari degli azzurri caldi.
La Regina del Sole ebbe a dire: “Vivo del mio Re. Vivere per donare amore è vivere con la convinzione di non morire. Quando si ama non si pensa alla fine. Si disegna nel cuore sempre l’aurora”.
E il Re rispose: “Hai il divino nelle parole e il mare verde negli occhi cangianti con il colore del sole. Nel sorriso la gioia e l’allegria si compone di fiori rosa e lillà. Sei eterna in me”.
Si erano ritrovati. Si presero per mano e danzarono intorno a un falò appena acceso. Quando il fuoco ha fiamme non c’è fumo tra le nuvole ma un chiaro che oltrepassa le foreste.
Camminarono ancora sino a giungere ad una palma sulle onde che rigava orizzonti. Sulla balconata della stanza un cerchio rotondo illuminava le lontananze nelle vicinanze.
La Regina del Sole sfiorò con il sorriso il sorriso del Re. Gli occhi. Quegli occhi furono profezia e pretesa. Pretesa? Condivisione. Un amore infinito che fu eterno. Un eterno amore che rimase infinito.
Il Re disse: “Si può tanto navigare e camminare tra i mari e le terre ma bisogna sempre vivere il centro. Il centro è oltre i labirinti e le sfere del tempo”.
La Regina del Sole: “Se ami nessuna malinconia può raggiungere il centro. Amare è magia. Noi siamo magia…”.
Il tempo divenne lungo e lo spazio piccolo. Era giunta la notte dopo il tramonto. La Regina del Sole guardò il mare è la palma sul mare. Rimase in silenzio per le storie che verranno e i sorrisi che saranno.
Non c’è un tempo perduto. L’amore è sempre un viaggiare tra i sogni e le vite. La Regina del Sole guardò il tramonto e il Re ascoltò l’eco del suo sorriso.
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Pierfranco Bruni, nato in Terra Calabra cui è profondamente legato, vive tra Roma e la Puglia da molto tempo. Archeologo, antropologo, letterato e linguista, fecondo saggista e poeta è presidente del Centro Studi Francesco Grisi e vicepresidente del Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal carismatico e sopraffine stile letterario, Bruni è alla seconda candidatura al Nobel per la Letteratura. Già Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali e componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’Estero, nel corso della sua carriera è stato docente in Sapienza Università di Roma ed ha appronfondito lo studio rivolto alla tutela e alla conoscenza delle comunità di minoranze etnico-linguistiche.
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