È ospitata fino al 7 aprile al Castello di Udine la mostra “Pittori del Settecento tra Venezia e Impero” a cura di Liliana Cargnelutti, Vania Gransinigh e Alessandro Quinzi. Al centro la produzione artistica sviluppatasi in tutto il XVIII secolo nel Friuli, territorio geograficamente di passaggio, coinvolto negli incontri tra Vienna e Venezia, le capitali delle due grandi potenze europee, l’Impero Asburgico e la Serenissima Repubblica di Venezia, che governavano sulla regione e sulle città di Udine e di Gorizia.
Centotrenta le opere degli artisti esposte, tra cui quelle di Giambattista Tiepolo e del figlio Giandomenico, Pietro Longhi, Nicola Grassi, Francesco Chiarottini, Gaspare Diziani, Francesco Fontebasso. “Gli studi e le ricerche portati a compimento negli ultimi trent’anni” -afferma uno dei curatori Alessandro Quinzi– “hanno dimostrato come la trama di rapporti culturali reciproci tra le diverse aree della regione siano molto più stratificati e differenziati di quanto non si pensi. Un intero secolo separa la figura del pittore di origini lombarde Giulio Quaglio, che dopo aver lavorato per una decina d’anni a Udine decorando i palazzi della nobiltà cittadina di nuova nomina si trasferì agli inizi del Settecento a Lubiana passando per Gorizia, da quella di Franz Caucig/Kavčič, che nato nel capoluogo isontino, visse a Vienna prestando la sua opera anche per una nobile committenza goriziana oltre che viennese. Tra questi due estremi si colloca un contesto variegato e composito, punteggiato di personalità artistiche dalla formazione e dai trascorsi più diversi che contribuirono in maniera determinante alla definizione di una congerie figurativa debitrice tanto dell’arte veneta quanto di quella oltralpina nelle aree territoriali in cui la regione Friuli-Venezia Giulia si suole suddividere”.
Giambattista Tiepolo figura di spicco della mostra in quanto artista dominante nell’arte europea del periodo, riesce a unire nei suoi dipinti la fantasia al realismo, inserendo un elemento naturalistico che rende la composizione veritiera. Due le opere dell’artista che si possono ammirare nella mostra, appartenenti alla collezione Sartorio di Trieste, raffiguranti un “Gruppo allegorico per soffitto”. “Nel ‘700 a Udine, attorno alla figura geniale di Giambattista Tiepolo” -afferma Vania Gransinigh– “che lavorò più volte per una committenza friulana, si mettono in luce altri artisti nativi friulani che hanno avuto successo proprio a Venezia. Tra di loro Sebastiano Bombelli, Nicola Grassi, Luca Carlevarijs che, pur scegliendo di trasferirsi in Laguna, continuarono a mantenere rapporti di lavoro con la terra d’origine. Altri, veneziani, raggiungono il Friuli per affiancare Tiepolo nel rispondere alle richieste della committenza friulana. Tra loro Gian Antonio Guardi, Giambattista Piazzetta, Gaspare Diziani, Francesco Fontebasso. Le loro opere friulane offrono motivi d’ispirazione per gli artisti locali. Come avviene con Francesco Pavona o Francesco Chiarottini, entrambi attivi lungo i due versanti del confine tra le terre imperiali e veneziane”.