Siamo ad un processo discriminatorio davvero grottesco. Una favola simbolo del mondo celluloide dedicato all’infanzia passata a setaccio dal cosiddetto politically correct. Non la prima dell’ultimo periodo come Biancaneve il mese scorso al centro di una polemica fuorviante che ha addirittura coinvolto il mondo ” accademico”. Adesso è la volta di Mary Poppins e il suo ombrellino che tanto ha fatto sognare i fanciulli di tante generazioni e non solo.
Non avremmo mai potuto immaginare si potesse giungere ad un grado di considerazione funzionalmente tanto deviante.
Il notissimo film lanciato nel 1964 dalla Walt Disney per la regia di Robert Stevenson, passato alla storia con Supercalifragilistichespiralidoso | Anche se ti sembra che abbia un suono spaventoso | Se lo dici forte avrai un successo strepitoso
il lunghissimo e strepitoso ritornello intonato dalla bravissima e bella interprete protagonista Julie Andrews e ballato da spritossismi pinguini,
è stato improvvisamente travolto da acrobatiche analisi accompagnate da provvedimenti disposti nel Regno Unito.
A 60 anni dall’uscita del celeberrimo film, Il British Board of Film Classification (Bbfc), ha inasprito la classificazione per età di Mary Poppins, perché contenente un “linguaggio discriminatorio” e quindi la diffusione della pellicola non sarebbe più ad omnes homines. Limitando la visione e trasformandone la classificazione da “film per tutti” a “film per minori di 12 anni ma solo se accompagnati da una persona adulta”. Riclassificando la categoria da ‘U’, ossia “universal” (per tutti) a ‘PG’, che sta per “parental guidance”.
Nella trama del film ambientato a Londra nel 1910 una governante e tata di nome Mary Poppins viene assunta da una ricca famiglia con due bambini. Severa e rigorosa la giovane donna possiede doti incantevoli che trasforma in gioia la vita dei genitori e dei loro figlioli. Una favola meravigliosa e magica come la borsetta di Mary Poppins ricca di segreti nascosti. Una sorta di criteri pedagogici utilizzati per la formazione dei ragazzi affidati alle sue cure che passano anche dalla filastrocca musicata senza età, adorata da giovani e adulti di tutte le generazioni :
Con un poco di zucchero al pillola va giù,
La pillola va giù, pillola va giù.
Basta un poco di zucchero e la pillola va giù.
Tutto brillerà di più…
Ovvero la parte nota di una più lunga e famosissima canzoncina orecchiabile dal contenuto educativo, per indicare quanto le medicine più amare, solitamente rifiutate dai bambini e non solo se addolcite con un pò di zucchero si inghiottono più facilmente.
Ad incriminare la pellicola è il termine “Ottentotti” considerato dispregiativo e discriminatorio. Tal parola riferita agli spazzacamini con il viso annerito e sporco di fuliggine veniva utilizzata dagli europei bianchi verso i popoli nomadi dell’Africa…
La fondatezza di tale decisione appare quanto mai risibile e pretestuosa a fronte del contenuto altamente formativo che attraversa attimo per attimo, divertendo, le seguenze del film intero.
La limitazione della visione ad un pubblico che è quello dell’infanzia per una storia affascinante storicamente ideata per i piccoli spettatori, lascia molto perplessi sullo sfondo di una analisi sociologica complessiva cui, certamente lasceremo la trattazione per competenza a figure professionalmente idonee, non senza sottolineare come la confusione concettuale dei nostri tempi, contorca stritolando sempre più capisaldi socio-cultuali assoluti.