Mio padre mi raccontò di quando Togliatti da ministro di Grazia e Giustizia ebbe bisogno di fascisti per governare

Quale è stato il nodo dolente di essere stato una camicia nera? Chiesi a mio padre una bella serata di ottobre del suo ultimo anno di vita.
Lui mi guardò negli occhi, quasi sorpreso di questa domanda. È come se io non conoscessi la sua storia e la storia della famiglia. Con molta serenità mi rispose lentamente.
“Avrei potuto anche non indossare la camicia nera… Non sarebbe accaduto nulla. Io sono cresciuto con dei valori precisi. Il primo era l’onore di riscattare una idea di Patria. Una Patria che pur avendo vinto la Grande guerra, negli anni di Giolitti, Salandra e Facta non era riuscita a farsi rispettare. Il nonno era fascista e lo era senza dare peso alla Monarchia.

La Marcia su Roma poteva essere soppressa in quattro e quattro otto. Nessuno lo fece. Né le sinistre e tanto meno i cattolici. La rivoluzione… Si giustifica la rivoluzione bolscevica….Pensa un po’… La Marcia su Roma è stata una passeggiata…Tua nonna Giulia veniva da una famiglia prima borbonica e poi legata ai Savoia. Infatti il colonnello Gaudinieri è stato sempre un fedele al Re e proseguì nel suo cammino monarchico anche dopo la caduta di Mussolini. Vedi, si sbaglia quando si dice che il 25 Luglio sia caduto il fascismo. È stato tradito Mussolini. Il fascismo è finito nel 1945…”.

Papà non capisco. Con la destituzione di Mussolini…
“No. Il fascismo continua con Salò. Il re come sai fugge lasciando sul campo i brandelli di ciò che lui stesso aveva costruito a cominciare del 1922. Noi qui nel Sud abbiamo avvertito poco ciò, anche se il re cercò di inventarsi una Monarchia da Brindisi. Non ci riuscì.

Il cosiddetto Armistizio ha spaccato l’Italia non solo sul piano politico ma anche antropologico. Era necessaria la scenata dell’arresto? Questo ha creato una forte ribellione tra i fascisti sansepolcristi che hanno reagito. Salò è la continuità del fascismo tradito il 25 Luglio. Al contrario di molti io ho creduto nel fascismo come religione. Si può condividere o meno ma è stato così. Ma noi, i ragazzi della Giovinezza Giovinezza primavera di bellezza, erano figli coerenti di quel tempo. È facile giudicare con chi vive la vita di oggi. Non rinnego nulla altrimenti rinnegherei non solo la mia famiglia ma anche quella Giovinezza…”.
Pà ma era necessario poi aderire ideologicamente a Salò?
“Secondo la mia visione sì. Non aderendo a Salò avrebbe significato rinnegare non solo Mussolini ma anche ciò che erano stati quegli anni… Ciò in cui avevo creduto… la Patria era spaccata in pezzi … Oggi è tutto un altro tempo…”.
Si soffermò per qualche istante. Era pensieroso. Si avvertiva tutta la sua stanchezza.
“Salò allora aveva uno scopo preciso per noi. Ridare dignità alla Patria. Lacerata dai tanti tradimenti. Dopo, chi comprese che il fascismo aveva portato nelle amministrazioni dello Stato personalità di primo piano nelle competenze fu addirittura Togliatti.

Palmiro Togliatti

L’aministia la volle Togliatti. Lo sai bene. Ma sai chi portò al Ministero di Grazia e Giustizia? Uomini che erano stati fascisti, giudici e magistrati che collaboravano con Mussolini. Il presidente della Commissione della Razza fascistissimo divenne un fidato collaboratore di Togliatti. Storie che pochi conoscono”.
Ti riferisci ad Azzariti?
“A lui come a molti altri. A personalità che avevano avuto un ruolo di primo piano anche a Salò. È come se fosse stato un riconoscimento al Governo Mussolini e alla burocrazia fascista… Lo capiscono i comunisti tutto ciò? Da Antifascista e bolscevico Togliatti si prese tutta la burocrazia fascista nel suo ministero…. Capì che il fascismo si era circondato di grosse personalità…”.
Si ma questa è un’altra storia.

Ci sono stati sempre i voltagabbana. Sempre c’è stato il metodo tra le due bandiere. Mi interessa però perché hai sposato la causa di Salò?
“Per una coerenza che non ho mai abbandonato e perché non potevo nascondermi … La fedeltà nel bene e nel male è un valore…”.
Aveva gli occhi lucidi. Per la stanchezza e soprattutto per le emozioni che erano sopraggiunte nel momento in cui legava la sua giovinezza ai ricordi.
Mi aveva già parlato di tutto questo quando gli chiesi particolari proprio relativi alla sua età da giovane. Non gli feci alcuna altra domanda perché non volevo si commovesse. Chiuse gli occhi. Piano piano si addormentò. Lo lasciai riposare. Scese in quel suo mondo di uomo nobile e coerente.

……

Pierfranco Bruni in omaggio a Luisa Manfrini in arte Ferida e Osvaldo Valenti, famosi attori e compagni di vita, morti ammazzati dai partigiani a guerra finita. “Luisa portava in mano una scarpetta di lana” il volume di Bruni da un racconto del padre sui fatti storici dei due artisti

Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa.

Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente è inoltre l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente dellaGiunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024)  direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100 e del Progetto nazionale Manlio Sgalambro a 100 anni dalla nascita. Entrambi indetti dal Mic
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