Le feste patronali hanno origini antiche e affondano le loro radici nella storia del Cristianesimo. Esse rappresentano un patrimonio culturale inestimabile che continua a vivere e a prosperare in Italia. Questi eventi non solo celebrano i santi patroni, ma rafforzano anche il senso di comunità e identità locale. Per comprendere al meglio il sentimento che si cela dietro le feste patronali, è importante conoscere la storia del santo patrono, nel caso di Orte, sant’Egidio Abate.
In tutta Europa vi sono luoghi di culto dedicati a sant’Egidio, il più importante è a Saint-Giles-du-Gard, dove è conservata la tomba. Qui sorgeva un’Abbazia che si riferiva propriamente alla figura del santo, tappa fondamentale nel cammino del pellegrinaggio a Santiago de Compostela, perché risalente alla nascita di una comunità monastica che aveva Egidio come fondatore.
Nel suo nome sono accomunati luoghi distanti tra loro, sparsi da un capo all’altro dell’Italia: Verrès (Aosta), Rubiana e San Gillio (Torino), Cona-Pergolotte (Venezia), Cavezzo (Modena), Gambettola (Forlì Cesena), Monte San Savino (Arezzo), Avigliano Umbro (Terni), Staffolo (Ancona), Sant’Egidio alla Vibrata (Teramo), Civitaquana (Pescara), Caprarola, Cellere e Orte (Viterbo), Mompeo (Rieti), Camerata Nuova, Filacciano, Rocca di Cave e Tolfa (Roma), Terelle (Frosinone), Frosolone (Isernia), Grottolella e Melito Irpino (Avellino), Altavilla Silentina (Salerno), Latronico (Potenza) e Linguaglossa (Catania).
A Latronico, sono in molti ad essere devoti al santo per il “miracolo della manna” che si verifica dal 1709. Latronico ama sant’Egidio e lo festeggia. Nel periodo pasquale, quasi ogni anno, dall’affresco del santo, ancora oggi continua ad uscire questo liquido miracoloso che, dal 1728, secondo un decreto voluto dal vescovo, si può raccogliere e portarlo via con sé.
A Linguaglossa, nel periodo che va dal 1566 al 1923, sant’Egidio ha bloccato le eruzioni dell’Etna a 6 metri, a 60 metri e a 120 metri da una discesa, che avrebbero cancellato per sempre il Comune di Linguaglossa e molto di più.
Sant’Egidio abate è stato eremita nel sud della Francia. È da considerarsi un santo europeo della chiesa indivisa, prima che il Grande Scisma del 1054 separasse la Chiesa Ortodossa da quella Cattolica. Di lui non si hanno notizie sicure. Sappiamo che c’è un nucleo originario della sua vita che va posto nel VI secolo d.C. Egidio ha un inizio che ricorda un po’ la storia di Francesco d’Assisi: è un ricco, ha studiato, è ben inserito nell’aristocrazia del suo Paese, ma ad un certo punto sente forte un desiderio di eremo, di solitudine, decide quindi di lasciare la Grecia per venire in Occidente. Nella Legenda Aurea si narra che egli sbarca a Marsiglia e comincia a fare una vita in parte eremitica, in parte cerca di fondare una comunità che si dia all’assistenza dei malati, dei lebbrosi, dei poveri, degli indigenti; e si legge che lui alterna questi due momenti, nei quali egli scandisce la sua vita.
Successivamente, nel X secolo, in occasione di una querelle, la sua vita è stata riscritta. Nel X secolo siamo in una fase di ridefinizione del potere vescovile in tutta Europa: i vescovi tentano di ristabilire il potere su quelle abbazie che sono diventate delle isole franche, dei veri e propri feudi. In questa lotta tra il vescovo che vuole riappropriarsi di quelle zone e queste abbazie che vogliono resistere nella loro autonomia, in tutta la Francia questi monasteri ritrovano, riscoprono, una tradizione di un santo fondatore nella cui leggenda si nasconde però la legittimazione dell’autonomia dell’Abbazia di Saint-Giles-du-Gard. Egidio infatti si recò a Roma per rivendicarne e legittimarne l’autonomia dal Vescovato di Nîmes e porla sotto la protezione papale.
Nella vita di sant’Egidio si narra di questo dono di reliquie che sono le porte in legno di cipresso che il Papa avrebbe donato ad Egidio, quando egli si recò a Roma per chiedere il riconoscimento della sua comunità. Le due porte vengono da luiabbandonate nelle acque del Tevere, e, tramite il fiume, verranno portate sul Mediterraneo e sbarcheranno miracolosamente a Marsiglia.
Nel Museo Diocesano di Orte sono conservate le ante di un Polittico della metà del XV secolo, attribuito dalla critica alla scuola di Lorenzo da Viterbo, pittore attivo a nella Città dei Papi dal 1462 al 1472, raffiguranti la vita di sant’Egidio. Questa la storia raccontata nel Polittico. Sant’Egidio nacque ad Atene nel VI secolo da Teodoro e Pelagia, entrambi di nobilissima famiglia. Nel Polittico, le prime due tavole a sinistra, rappresentano il rapimento della culla del santo ancora in fasce operato da alcuni diavoli. Egidio viene abbandonato in un bosco dove una cerva provvede ad allattarlo. Ritrovato e ricondotto a casa, viene educato (secondo le esigenze del suo rango) alle arti liberali, e diviene ben presto uomo coltissimo, ottimo oratore ed eccellente poeta. Esperto nelle materie scientifiche, gli vengono attribuite delle opere di argomento medico. Egidio si distingue particolarmente nello studio delle Sacre Scritture, ardeva in lui uno spiccato spirito di pietà e il desiderio di conoscere la volontà di Dio. Rimasto solo dopo la morte dei genitori, segue l’invito del Vangelo vendendo il patrimonio ereditato e distribuendo il ricavato ai poveri. In cambio Dio gli concede il dono di operare miracoli. Un giorno incontra un malato che chiedeva l’elemosina, si toglie il mantello e con esso ricopre il povero che istantaneamente guarisce. In seguito libera un indemoniato. Poiché la fama di queste opere aveva reso celebre il suo nome, per fuggire il pericolo della vana gloria, decide di allontanarsi dalla patria greca. In viaggio su una nave approda a Marsiglia, in Provenza dove avrebbe vissuto prima con san Cesareo, vescovo di Arles e poi, nella solitudine, accanto all’eremita Veredemio. Poiché la fama dei miracoli lo seguiva anche lì, dove aveva guarito una donna per tre anni affetta dalla lebbra, si ritira ancor più all’interno del bosco, in una caverna difficilmente accessibile, dove viveva nella contemplazione di Dio, pregando e meditando, cibandosi di erbe selvatiche e del latte di una cerva che ogni mattina gli si avvicinava. Alcuni arcieri della caccia reale inseguivano la cerva di sant’Egidio, che cercava protezione ai piedi del santo. I cani si arrestano di fronte all’uomo di Dio, ma un cacciatore scaglia una freccia che colpisce il monaco al braccio. Egidio, senza lamentarsi o chiedere aiuto, disse soltanto che voleva soffrire il dolore della ferita per partecipare in qualche modo al dolore che, nella Passione, le ferite avevano procurato a Cristo. Il fatto fu riferito al Re che volle conoscerlo di persona. Sant’Egidio svelò al Re un suo peccato occulto e ottenne da Dio la forza di confessarlo. Per questo il Re lo pregò di permettergli di dimostrargli la propria riconoscenza: egli chiese che nel luogo della spelonca venisse costruito un monastero, per accogliere quanti desideravano seguirlo nella vita di preghiera. Il monastero fu edificato in breve tempo e l’eremita fu ordinato sacerdote; i monaci accorsi vollero che divenisse loro abate, adottando la Regola benedettina. Negli ultimi anni di vita, dopo aver ricostruito due volte il monastero distrutto dalle incursioni dei Saraceni, Egidio volle recarsi a Roma a visitare le tombe degli Apostoli di Gesù. Di grande importanza per approfondire la conoscenza del santo, il Liber Miraculorum, una bellissima raccolta di 31 miracoli e di alcune preghiere a lui rivolte. Nel Libro non si parla solo di guarigioni, ci sono dei racconti lunghi e originali a tutti i riguardi, dove si trovano molte informazioni, notazioni geografiche, istituzionali, politiche talvolta; si tratta di veri e propri gialli, nel senso che raccontano tutte le miserie di uomini o donne che hanno sofferto, che erano minacciati di morte e poi si sono salvati grazie a sant’Egidio.
Uno dei più belli è il VI miracolo che racconta la storia di un romano che era andato a combattere in Terra Santa e che fu fatto prigioniero dai Saraceni nel 1104 nei pressi di Tripoli nell’attuale Libano, Terra Santa, e che, catturato dai musulmani, fu venduto come schiavo e visse sette anni in cattività a Bagdad. Disperato, dopo tanti anni di cattività, prega sant’Egidio e un bel giorno le catene cadono e lui fugge seguendo una cerva che lo guida in modo molto misterioso da Bagdad a Gerusalemme. Sono racconti appassionanti. Ciò che colpisce di più quando si leggono questi miracoli è che hanno un rapporto molto debole con il luogo dove stavano le reliquie di sant’Egidio, l’Abbazia che è sulla foce del Rodano, proprio alla frontiera tra Linguadoca e Provenza, ma dal lato Linguadoca. Questi miracoli si verificano in tutta la cristianità e, cosa veramente stranissima per l’epoca, i paesi germanici rappresentano più della metà dell’insieme, il 52%, poi seguono la Polonia, l’Italia, la Spagna, la Francia del nord e, solo per ultima, la Francia meridionale (Provenza, Linguadoca).
Un altro aspetto originale, che merita di essere attenzionato, è il seguente: i pellegrini che si recano a Saint-Giles, non vanno per toccare delle reliquie o per recitare una novena accanto alla tomba, sono pellegrini che vengono per ringraziare il santo di essere stati guariti a distanza o salvati, perché la guarigione non è il caso più frequente. La novità del miracolo a distanza. All’epoca il culto delle reliquie era di fondamentale importanza: si riteneva indispensabile toccare la tomba o la reliquia del santo per essere guariti. Questo tipo di miracoli “senza tocco” si diffonderanno in tutta la cristianità negli ultimi secoli del Medioevo, ma qui è la prima volta che si incontrano.
Sant’Egidio rientra nel gruppo dei quattordici santi cosiddetti “Ausiliatori”, alla cui intercessione i fedeli si rivolgevano per particolari necessità. La devozione, sorta in Germania e documentata la prima volta in una lettera del vescovo di Passavia, si intensificò durante le epidemie degli anni 1346-49. Agli Ausiliatori furono dedicati ospedali e santuari e anche una messa propria, in seguito abolita.
La città di Orte ne onora la memoria a settembre, con l’Ottava de Santo Egidio, giunta alla sua LIII edizione. La festa si svolge nei giorni che vanno da venerdì 30 agosto a domenica 8 settembre. Il tema di quest’anno: “Fotogrammi dal Medioevo. Un viaggio tra reale ed immaginifico”. Il focus di questa edizione de l’Ottava de Santo Egidio riguarda il legame tra il Medioevo ed il Cinema.
Si tratta, infatti, di un’epoca complessa e sfaccettata, ricca di insegnamenti per il presente. Oltre a un fascino indiscutibile per il quale ha sempre esercitato una grande attrazione sul pubblico di tutti i tempi, il Medioevo ha un’altra caratteristica molto interessante: se da una parte è ancora oggetto di pregiudizi, che per secoli hanno offuscato la sua comprensione, dall’altra è mitizzato, rievocato e rivissuto. È da questo sogno, da questo mito, da questo bisogno dell’altrove che nasce “il medievalismo”, quella tendenza a tornare a forme di vita che furono proprie del Medioevo, o a vagheggiarne ed esaltarne gli ideali e le forme artistiche. Questo fenomeno investe i campi più disparati: dalla politica alla letteratura, dalle arti figurative al cinema. Sotto molti punti di vista l’ambito cinematografico è stato, ed è ancora, il veicolo privilegiato del medievalismo. Il genere storico può essere definito come uno dei primi generi cinematografici ed ha sempre una certa fortuna. Esiste la categoria del film storico con diversi problemi di rappresentazione, in particolare il problema della verità artistica e della verità scientifica. Le fonti non sono così esaurienti, allora si aggiunge l’elemento di fantasia da parte del regista.
Il binomio cinema italiano e Medioevo ha prodotto nella sua storia una quantità cospicua di pellicole, parliamo più di 400 film dagli anni Trenta ad oggi. Molte pellicole sono un po’ cadute nel dimenticatoio, forse si sono rovinate. Ci sono le Novelle di Giovanni Boccaccio, Francesco Petrarca, Dante Alighieri, Cecco Angiolieri, Giulio Cesare Croce ed altri. Il cinema ha attinto a piene mani dalle opere di questi grandi autori. L’icona del cinema medievista, il capostipite, la madre di tutti i film medievisti, è l’Armata Brancaleone di Mario Monicelli. Si tratta di un’opera di altissimo artigianato, perché ci sono le musiche di Carlo Rustichelli, la scenografia e i costumi di Piero Gherardi, entrambi due giganti del cinema dell’epoca, poi successivamente utilizzati da Federico Fellini ne La Dolce Vita. Monicelli con questo film ha voluto distruggere lo stereotipo, il luogo comune del Medioevo scolastico, che intende il Medioevo solo i castelli, le donzelle, le mandorle e le tavole rotonde; c’è anche quello, ma, secondo Monicelli, il Medioevo è soprattutto sporcizia, ignoranza, barbarie. Egli ha voluto raccontare quella parte lì, non solo l’altra parte di impianto favolistico.
Oggi invece c’è un’altra tendenza: le vicende storiche si narrano, ma spesso sono più a latere, si pone più dettagliatamente il focus sulla persona, si predilige l’intimità, l’introspezione. Se Mario Monicelli ha raccontato il Medioevo cavalleresco, Pier Paolo Pasolini ci racconta il Medioevo boccaccesco. È dai modelli colti del Decameron pasoliniano e del Brancaleone di Monicelli che si avvia una produzione seriale di film ambientati nei “secoli bui” che danno un’impronta fortemente caratterizzata da elementi esterni alla trama quali le musiche, i costumi, le ambientazioni. Ricordiamo che nel 2024 ricorre il cinquantesimo anno dalla messa in onda del documentario “La forma della città” di Pier Paolo Pasolini. Il poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo italiano, invitato ad intervenire al programma della Rai “Io e…”, dedicato a un monumento o a un’opera d’arte di cui un intellettuale era chiamato a segnalare la sopravvivenza minacciata, scelse di puntare il dito (e la macchina da presa) sul centro storico di Orte e denunciò “gli oltraggi edilizi inflitti a questo luogo della Teverina, un tempo frugalmente ma nobilmente compatto nella sua pensilità rupestre: un campione dunque dell’ideale bellezza italiana, secondo Pasolini, povero, genuino, assoluto, ai limiti del deserto e dell’arsione vulcanica”.
C’è un altro aspetto molto importante che riguarda Orte. Da alcuni anni, infatti, gli addetti ai lavori dell’industria cinematografica, sono consapevoli che la città ha dato i natali a Filoteo Alberini, il quale ha scoperto il cinema un anno prima dei Fratelli Lumière, diventando quindi l’inventore del cinema e non solo del cinema, dell’intera filiera, con il suo kinetografo, le altre invenzioni, i suoi progetti e le sue idee. Dal 2017 ad Orte si sono tenute alcune edizioni del Festival del Cortometraggio con la presenza di personaggi celebri.
Ricordiamo l’attore italiano, regista e scrittore, Alessandro D’Alatri, scomparso nel 2023, che nel dicembre 2018 nella Sala Consiliare di Palazzo Nuzzi è stato insignito dell’onorificenza della consegna delle Chiavi della Città di Orte e, amandola molto, vi tornò anche negli anni successivi.
Nelle ultime due edizioni del Festival, al regista e sceneggiatore italiano, Paolo Genovese, e al regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, Marco Bellocchio, è stato consegnato il Premio all’Eccellenza Cinematografica Filoteo Alberini. Tra i progetti degli ultimi anni, citiamo, nel 2019 la proiezione del cortometraggio “La Linea Oscura” di Stefano Gabriele, realizzato con gli studenti dell’Istituto Omnicomprensivo di Orte, l’adesione alla Film Commission Regione Lazio e una Tavola Rotonda sulla figura di Filoteo Alberini con storici, giornalisti di settore e i massimi esponenti dell’industria cinematografica. E il docufilm “L’italiano che inventò il cinema” del regista Stefano Anselmi, prodotto dalla Blue Cinema TV di Daniele Baldacci, realizzato sulla base delle ricerche e della biografia della scrittrice Giovanna Lombardi. I set, le location in cui si svolgono le riprese cinematografiche sono Roma, Milano e Orte, la città dove Alberini nacque nel 1867. La ricostruzione storica nel film è affidata al solo personaggio narratore, Georges Méliès, che si muove come un investigatore privato cinematografico nei luoghi di Alberini come sono ora.
Il video per conoscere più approfonditamente la storia di Alberini, ascoltando le parole del regista, della scrittrice, del produttore e dei suoi discendenti presenti ad Orte alla proiezione del docufilm.
L’Ottava de Santo Egidio ortana, è una festa di antica tradizione solennizzata nel 1396 da papa Bonifacio IX con la concessione delle stesse indulgenze della Porziuncola di Assisi. Si celebrava con grande impegno pubblico codificato negli Statuti comunali.
La città di Orte è ripartita, come un tempo, in sette contrade: San Gregorio, Porcini, Sant’Angelo, San Giovenale, Olivola, San Biagio, San Sebastiano. Gli ortani di oggi hanno conservato la loro devozione a Sant’Egidio e, ogni anno, festeggiano con molta gioia il loro santo patrono. Le varie iniziative sono promosse e coordinate dall’Ente Ottava Medievale. Il programma è scandito nei diversi momenti: Celebranda, Mirabilia, Culturalia, Ars, Hilaritas, Castello de le Fiabe, Chiostro de lo Gusto e Cibaria. Ogni giorno, una contrada è in festa, con diversi tipi di spettacoli, anche spettacoli di falconeria, musiche antiche, cortei, giochi di bandiere. Nel corso dell’Ottava, ogni contrada apre al pubblico la propria taverna, per proporre i piatti della tradizione. Le taverne di contrada sono aperte a pranzo dalle ore 13:00 e a cena dalle ore 20:00.
Durante i festeggiamenti anche quest’anno saranno proiettati i lungometraggi girati dai cineasti ortani ambientati nel Medioevo, tra i quali spicca la bella “Bertrada de Vincitori”, una delle più struggenti leggende popolari.
Per quanto riguarda gli eventi in calendario, sabato 31 agosto 2024 dalle ore 10:00 alle 18:00 si terrà la VII Edizione “L𝐮𝐜𝐢 𝐞 𝐎𝐦𝐛𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐌𝐞𝐝𝐢𝐨𝐞𝐯𝐨”, Concorso di pittura estemporanea nelle vie e nelle piazze della città. Alle ore 19:00 seguirà la premiazione nella Sala delle Bandiere di Palazzo Nuzzi. L’iscrizione è gratuita. L’estemporanea di pittura ha come ambito di interesse il Medioevo, essendo, come detto poc’anzi, il tema prescelto per questa edizione de l’Ottava de Santo Egidio.
Alle ore 21:30 la Solenne processione con la statua del santo patrono. A seguire, alle ore 22:30, la Benedizione dei Gonfaloni e degli arcieri delle 7 contrade nella Chiesa Concattedrale di Santa Maria Assunta.
Domenica 1° settembre, giorno della memoria di Sant’Egidio abate, si terranno in cattedrale tre Celebrazioni Eucaristiche, come nei giorni festivi, alle ore 8:30, 11:30 e 18:30; quella Solenne, alle ore 11:30, è solitamente presieduta dal Vescovo della Diocesi di Civita Castellana. Alle ore 18:30 in Piazza della Libertà il Concerto Della Banda Musicale Città di Orte. Alle ore 21:30 l’ospite musicale prescelto, quest’anno il cantante Marco Morandi; alle 23:30 la Grande Tombola e alle 24:00 Giochi di luce.
Anche quest’anno meritevoli di essere attenzionati gli appuntamenti culturali. Sabato 31 agosto alle ore 17:30 al Giardino di Palazzo Manni “Li fijji sò de chi l’allatta e dde chi li fa magnà”. Proverbi e motti sui figli e la loro educazione tra il Tevere e il Nera, di Vicenzo Cherubini e Mario Menghini. Presentano il giornalista Stefano Stefanini e il prof. Luca Burzelli dell’Università Siegen (Germa-nia).
Alle ore 18:30, il prof. Antonino Scarelli, dell’Università della Tuscia, presenta il catalogo “Ceramiche sparse dalla media valle del Tevere” (Civita Castellana, Bassano in Teverina, Gallese, Orte, Vasanello), a cura di Abbondio Zuppante.
Domenica, 1 settembre, fra tre appuntamenti sportivi della manifestazione, il XIX Moto Incontro a partire dalle ore 10:00 presso l’area impianti sportivi plessi scolastici.
Lunedì 2 settembre alle ore 17:30, nel Salone del Palazzo Vescovile di Orte “Il Trecento immaginato. L’abbigliamento del ‘300 tra storia e fiction: per una didattica delle apparenze”, con la prof.ssa Elisabetta Gnignera, docente di Storia del costume e della moda.
Martedì 3 Settembre alle ore 17:30 nel Chiostro del Complesso Residenziale (Ex Seminario) “C’era una volta… il Medioevo secondo Walt Disney” con il dr. Arnaldo Casali, scrittore e giornalista.
Mercoledì 4 settembre alle ore 17:30 presso il Museo Civico Archeologico “Lo scavo archeologico del Cineteatro Alberini. Contributo alla storia dell’abitato tra età romana e medievale” del dr. Matteo Zagarola, Direttore del Museo Civico Archeologico di Orte.
Giovedì 5 settembre alle ore 17:30 nel Salone del Palazzo Vescovile di Orte “Il cinema, sorgente e fucina dell’immaginario medievale” del prof. Tommaso di Carpegna Falconieri, dell’Università di Urbino, Presidente della Società Romana di Storia Patria, e del prof. Umberto Longo, dell’Università La Sapienza di Roma, Direttore dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo.
Da menzionare, sempre per giovedì 5 settembre, alle ore 16:30, una mostra con visita guidata all’Università degli Studi della Tuscia, nel Chiostro del complesso di S. Maria in Gradi, “Medea Ritrovata, fra Cappadocia e la Tuscia con Pasolini e Maria Callas”, ideazione e progetto di Maria Andaloro. Venerdì 6 settembre alle ore 10:00, nel Salone del Palazzo Vescovile di Orte, la XIX Giornata di Studio per la storia della Tuscia sul tema “Pasolini, Orte e la forma della città”, nel cinquantennale del cortometraggio di Pier Paolo Pasolini su Orte. Sabato 7 settembre alle ore 10:00, sempre al Palazzo Vescovile di Orte, “La trilogia della vita” di Pier Palo Pasolini a cura del Prof. Franco Cardini dell’Università degli Studi di Firenze.
L’8 settembre, seconda domenica di settembre, ultimo giorno della Festa, è il giorno del Grande Corteo Storico e del Palio degli Arcieri delle 7 Contrade, che nella piazza centrale, Piazza della Libertà, si contendono l’ambito anello d’argento, una disfida con archi di legno, di tipo medievale. Uomini e donne delle contrade vi vanno ad assistere in abiti trecenteschi, formando un lungo corteo che attraversa le vie della città. Ogni anno, in piazza, la diretta tv di TeleOrte, su TRO1 canale 77, e, in streaming, su www.teleorte.it
In questi giorni di festa i cittadini ortani e i turisti potranno visitare Orte Sotterranea. Per info e prenotazioni contattare i seguenti recapiti: 0761 267870 cell. 3792085237 email: ufficioturisticoorte@gmail.com il sito: www.visitaorte.com. E sarà possibile visitare anche i tre musei della città: il Museo Civico Archeologico, il Museo d’Arte Sacra e il Museo delle Confraternite. Nel programma della festa anche due eventi sportivi: dal 26 agosto all’8 settembre, la III edizione del Trofeo delle 7 Contrade di Orte organizzato da Tennis Club Orte presso la zona degli impianti sportivi, e, domenica 1 settembre, la gara podistica giunta alla sua XXIV edizione, del Trofeo delle 7 Contrade di Orte, un percorso di 13 km., organizzata dall’asd “Atletica di Orte”, quest’anno con partenza e arrivo in Piazza della Rocca, nella quale sono previsti diversi premi di categoria. Infine, come ormai accade da qualche anno, si potrà usufruire del servizio bus navetta continuo, attivo da domenica 1 a domenica 8 settembre, con partenza dal parcheggio degli impianti sportivi e arrivo al centro storico di Orte.
Buona festa agli ortani e a tutti cittadini italiani ed europei che, il 1 settembre, come la città di Orte, festeggiano questo santo, patrono delle loro città. Nei miracoli di sant’Egidio non è un caso che si parla tanto di pace; infatti, fu proprio a Saint-Giles che, nel 1042, venne firmata la prima “Tregua di Dio”. L’augurio quindi che sant’Egidio, anche oggi, dal cielo, continui a parlare alla cultura e alla fede di tanti popoli.