Il Marinetti futurista a 80 anni dalla morte. Una visione delle arti oltre gli schemi

Il Futurismo rivoluzionario. La guerra come igiene del mondo, metafora nella velocità oltre il tempo e lo spazio nella trasformazione del pensiero contemplante in azione folgorante o meglio fulminante. Uno dei libri che ha posto questioni non solo artistiche ma letterarie profondamente vibranti resta ancora "I Futuristi" di Francesco Grisi edito da Newton Compton nel 1989. Mentre uno dei massimi studiosi di Marinetti e del Futurismo è senza ombra di dubbio Luigi Tallarico. Figure e studiosi dimenticati? Volutamente o involontariamente?

Pierfranco Bruni*

Siamo giunti agli Ottant’anni di Marinetti. Il problema si pone su diversi campi e spazi della cultura. Provocazioni e manifesti per un’arte delle innovazioni. Ma è proprio vero? Gli scenari dovrebbero essere studiati partendo dal valore dell’arte nell’Italia di fine Ottocento e Novecento. Ma perché Marinetti non volle definitivamente separarsi da Leopardi?
Marinetti e Leopardi. Due modelli. Due racconti nella letteratura. A ottant’anni dalla scomparsa dell’inventore del Futurismo la discussione è tutta da approfondire non su schemi ma su testimonianze e documenti biografici.
Marinetti venne affascinato da Leopardi. Non è una contraddizione di forme o nelle forme di una letteratura che ha sempre intrecciato le esistenze.


Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944) è stato un attento conoscitore di Giacomo Leopardi (Recanati, 29 giugno 1798– Napoli, 14 giugno 1837).

Non solo. Il padre dell’unica avanguardia nazionale che voleva uccidere il chiaro di luna amava profondamente la poesia di Leopardi, tanto che cercò di ricontestualizzare e riproporre il sentiero dell’infinito attraverso “l’elogio” dell’ottimismo.
Certo Marinetti non accettava la “logica” del pessimismo né in filosofia e letteratura e tanto meno nella vita.

Scavare tra le ombre della siepe e catturare gli infiniti non è pessimismo. L’infinito è attraversare anche sul piano metafisico il pessimismo nel “passatismo” e dare un senso alla dinamicità del pensiero. L’infinito è essere negli infiniti. Ecco perché Ungaretti uscito dalla trincea rimodernizza Leopardi anche ponendolo oltre il modello del neo o post classicismo. Certamente non come lo inquadra Cardarelli nei moduli rondeschi che si contrappongono al Pascoli “stornellatore”.
Il dato centrale è che la poesia di un Novecento che rientra nel terreno delle matrici letterarie non può che porre Leopardi come incipit fondamentale. Lo farà lo stesso Pascoli che diventerà futurista e sarà riferimento futurista nel 1905. Lo farà, come testé sottolineato, Ungaretti con le sue lezioni sul Leopardi e con la sua adesione all’ideologia e al linguaggio futurista. Lo farà l’interventista Giovanni Papini che con “L’uomo finito” sancisce la rottura con un Croce che non sopportava Leopardi e che non ha mai capito il Futurismo.

Pierfranco Bruni

Lo farà il fiumano e notturno D’Annunzio che è leopardiano anche nei nodi decadenti e futuristi nelle manovre azioniste di Buccari e nei metalli de il “Notturno” .
Marinetti non si smentisce nel celebrare il Leopardi dell’ottimismo. Infatti lo considera “maestro di ottimismo”. Scrive un articolo su Leopardi dal titolo, appunto, “Leopardi, maestro d’ ottimismo” in occasione del centenario della morte. Una vera e propria celebrazione. Lo scritto porta la data del 1938 in un volume edito dal Comune di Recanati pubblicato in occasione della ricorrenza. Ma l’interesse di Marinetti per Leopardi risale a molto prima. Addirittura agli anni Dieci del Novecento come conferma Francesco Cangiulo nel volume del 1961: “Le serate futuriste”.
Un interesse, dunque, che sfiora la pubblicazione addirittura del Manifesto futurista del 1909. Ma nella rivista “Poesia” vero strumento di “propaganda” e manifestazioni futuriste non vengono mai aborrite le poetiche di un verseggiare con rimandi ad un classicismo leopardiano. Si pensi ai poeti stranieri e soprattutto ad alcune poesie, di poeti albanesi, scritte anche in francese.
Ma la dinamica del linguaggio dei futuristi oltre alla vastità della supremazia di un vocabolario estremamente rivoluzionario e metallico non è forse un recuperare la inquietudine della sera leopardiana che annuncia, dico annuncia, il dì di festa?
Marinetti riesce a cogliere il senso leopardiano e a farne un superamento del linguaggio del canto malinconico per viverlo in quell’infinito che è filosofia papiniana, ma anche a ricostruirlo come il personaggio che è il venditore di almanacchi. Venditore di futuro. Il nazionalista Marinetti recita, tra l’altro, il canto della Patria leopardiano che non ha romanticismo ma modernità.
Insomma Marinetti impone al Futurismo la intoccabilità di un Leopardi maestro di ottimismo nella luce del giorno nuovo e nell’alba risorgente oltre le ricordanze della siepe e gli sguardi languidi di Nerina. D’altronde l’ultimo poeta futurista che seguì Marinetti, Geppo Tedeschi, fu fortemente un poeta che usò il vocabolario leopardiano per vivere la sua paziente poesia nella inquietudine di un linguaggio malinconico. Quanta verità vibra nella letteratura.

da dex Francesco Grisi-Pierfranco Bruni

Uno dei libri che ha posto delle questioni non solo artistiche ma profondamente letterarie resta ancora “I Futuristi” di Francesco Grisi edito da Newton Compton nel 1989 in più edizioni.

Mentre uno dei massimi studiosi di Marinetti e del Futurismo è senza ombra di dubbio Luigi Tallarico.

Figure e studiosi dimenticati? Volutamente o involontariamente? Il Futurismo comunque resta l’unica avanguardia nazionale. Il Futurismo non è storia. È la grande visione delle Arti.

Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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