Macerata, 19 gennaio 2025 – Anche quest’anno per il Giorno della Memoria, istituito con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 per ricordare lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati italiani nei campi nazisti, che da allora viene celebrato il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz, il Comune e la Prefettura di Macerata, in collaborazione con l’Istituto Storico di Macerata e l’Università di Macerata, celebrano la ricorrenza, oltre che con un momento istituzionale, anche con una serie di incontri.
“Il Giorno della Memoria ci obbliga a ricordare gli orrori e la sofferenza dell’Olocausto e ci ricorda quanto sia fondamentale sensibilizzare le giovani generazioni e la comunità tutta per prevenire ogni forma di discriminazione in un periodo in cui il contesto globale è drammatico e preoccupante – ha detto il sindaco Sandro Parcaroli -. Il passato diventa, così, monito per il futuro e ringrazio, infine, la Prefettura, l’Istituto Storico della Resistenza, l’Università di Macerata e tutti i soggetti coinvolti nelle iniziative che il Comune ha deciso di promuovere con l’obiettivo di alimentare e veicolare i valori fondamentali per una società libera e democratica”.
Giovedì 23 gennaio, alle 17:00, l’Aula Sbriccoli della biblioteca didattica dell’Unimc, ospiterà la lezione magistrale di Anna Foa – già docente di Storia Moderna presso l’Università La Sapienza di Roma – “Essere donne nella Shoah” (l’appuntamento si svolgerà in video collegamento). A seguire la lettura scenica dal titolo “Signora ammobiliata (uso cucina) in cambio di aiuto domestico”, un monologo sui testi di Gertrud Kolmar, poetessa tedesca morta ad Auschwitz, letti da Meri Bracalente con la regia di Andrea Fazzini e a partire dalla traduzione di Maria Paola Scialdone. La giornata, valida come formazione in servizio degli insegnanti, è organizzata in collaborazione con l’Anpi e con l’Anmig.
Lunedì 27 gennaio, alle ore 10:30, presso la Sala Giunta del Consiglio provinciale della Provincia di Macerata, si svolgerà la cerimonia di consegna delle medaglie d’onore. Il prefetto Isabella Fusiello consegnerà le medaglie d’onore riservate ai cittadini italiani, militari e civili e ai famigliari dei deceduti che sono stati deportati o internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra nell’ultimo conflitto mondiale.
Gertrud Kolmar pseudonimo di Gertrud Käthe Chodziesner. Scrittrice tedesca (n. Berlino 1894 – m. in località ignota, forse ad Auschwitz nel 1943). Figlia di un avvocato ebreo, studiò da maestra e lavorò come insegnante e istitutrice tra Germania e Francia. Nel 1915 l’amore infelice per un militare la condusse a un aborto e a un tentativo di suicidio, esperienza che segnò profondamente la sua vita e la sua scrittura. Costretta a trasferirsi nel 1939 in una “casa per ebrei” e nel 1941 al lavoro forzato in una fabbrica di armi. Nel marzo 1943 arrestata in fabbrica fu deportata ad Auschwitz. Non fece ritorno e da allora si perdono le sue tracce. Presumibilmente morì ad Auschwitz.
La sua opera, già apprezzata dal cugino Walter Benjamin, fu conosciuta soprattutto a partire dagli anni Novanta del Novecento.
Gertud Kolmar viveva di silenzi, ne apprezzava il suono che la sospingeva all’ascesi e alla solitudine. ” Il silenzio è quanto vi è di più vicino al suo cuore”.
Scrisse poesie pensose e visionarie, dense di associazioni magico-mitologiche.
In vita pubblicò Gedichte (1917), Preussische Wappen (1934);
Welten, scritta nel 1937 che la casa editrice Suhrkamp scelse di pubblicare nel 1947 come titolo inaugurale della sua collana di poesia. Inedita in italiano fino al 2023 tradotta da Mondadori “Mondi“.
L’opera di Kolmar – qui tradotta da Margherita Carbonaro e Anna Ruchat – è caratterizzata da un costante esercizio dell’immaginazione, attraverso il quale l’autrice riesce a introdurre gli elementi di una realtà multiforme, popolata di figure in movimento. Tra l’epico e il prosastico, grazie all’ampiezza costante del suo respiro narrativo, Kolmar ci offre «brandelli di un mondo» abitato da personaggi vari e da innumerevoli animali. Mondi sempre oscillanti tra concretezza del vissuto e aleatorietà onirica, tra incerta luce del giorno e «falce della notte». Un acuto pensiero li attraversa, turbato dagli eventi di una personale, drammatica condizione umana, quella dell’autrice stessa: una realtà in cui rimane però «la candela ancora accesa del Pensatore». Vicenda d’amore e senso della bellezza si manifestano qua e là nei versi, come sottolinea lo scritto di Helena Janeczek, muovendo il testo oltre quell’ineliminabile senso di desolazione e precarietà che è la nota distintiva della raccolta. A ciò si accompagna una potente visionarietà in cui agisce una spinta vitale capace di sorprendere per complessità e tensione lirica.
Die Frau und die Tiere (1938); postumi sono apparsi il complesso della sua produzione poetica (Das lyrische Werk, 1955), il racconto Eine Mutter (1965), l’epistolario Briefe an die Schwester Hilde (1970).
Emiliana Casciani