A Complete Unknown: abbiamo ancora bisogno di Bob Dylan

Da «Blowin’ in the Wind» a «Masters of War», arriva il biopic diretto da James Mangold

In un mondo assediato da conflitti di bassa e alta intensità abbiamo (ancora) bisogno di Bob Dylan, della sua musica, delle sue canzoni che raccontano molto della società di oggi. “A Complete Unknown” – Un perfetto sconosciuto, film biografico su Dylan diretto da James Mangold, ripercorre gli inizi della carriera del cantautore nato a Duluth, Minnesota, il 24 maggio 1941.

Dalla visita in ospedale nel 1961 a Woody Guthrie, dove conosce Pete Seeger (pionieri entrambi del folk made in USA), fino ai festival di Newport dove nel 1965 sorprese tutti suonando tre brani con una chitarra elettrica, molto rock e non con quella acustica, innescando un’esplosione di accuse da parte del pubblico.

Un diciannovenne vestito alla Oliver Twist, caratterialmente chiuso, guidato da un unico sogno: suonare. Questo era Bob Dylan (all’anagrafe Robert Allen Zimmerman), quando arriva a New York nel 1961.

Il film non promette rivelazioni su Dylan, noto anche per la sua scorbutica riservatezza. E questa scelta, alla fine, si rivela un plus. Emerge il racconto di un momento storico, gli anni ’60 del Novecento, cruciali per l’identità politica e sociale degli Stati Uniti e dell’Occidente.  Dalla Guerra Fredda ai diritti civili, la consapevolezza di un cambiamento nella società cantato e voluto da artisti come Dylan, Joan Baez, e prim’ancora da Woody Guthrie e Pete Seeger.

Nel film è ipnotica l’interpretazione di Timothée Chalamet che, oltre a ridarci sul grande schermo movenze e carattere di Dylan, canta «Blowin’ in the Wind», «Masters of War», «The Times They Are a-Changin’» e «Like a Rolling Stone» in maniera perfetta per intonazione, timbro e mimica. Così come Monica Barbaro ci porta dentro la malinconia e la lotta per i diritti civili di Joan Baez e un magistrale Edward Norton interpreta Pete Seeger, precursore della musica folk insieme a Woody Guthrie, interpretato da un intenso e sofferente Scoot McNairy. Nel cast anche la splendida Elle Fanning che è Sylvie Russo, personaggio con un nome fittizio, basato su Suze Rotolo, donna fondamentale nella formazione culturale e sentimentale di Dylan nei primi anni newyorchesi. «Quando è finita, si è spezzato il cuore a entrambi», ha scritto lei.

In tempi di crisi d’identità politiche e sociali la musica di Bob Dylan nobilita ancora il pensiero critico, oggi spesso strattonato dalle derive di una società fluida e poco propensa a fermarsi, a riflettere. Canzoni dai messaggi universali che ci riportano dagli anni ’60 ad oggi.

«Quante volte un uomo deve guardare verso l’alto prima di poter vedere il cielo? La risposta, amico mio, soffia nel vento».

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