Il pensiero come puro atto. Un pensiero in raccordo con lo stato dell’essere che rivela se stesso come manifestazione di hna espressione in cui la metafisica non diventa fenomenologia. Ma spiritualità. Ovvero ontologia in cui l’epistema è forma ed è sostanza. Giovanni Gentile non interessandosi alla verità come atto puro prende in considerazione l’essere come sostanza dell’atto. Proprio su questo versante nella lettura che ne ha fatto Manlio Sgalambro si trovano quei conflitti che sono epistemologici, ma soprattutto escatologici. Gentile è l’uomo del Credo? Se è tale Gentile, Sgalambro si riversa sull’attrazione della verità. Questo non significa che Gentile non cerchi la verità. La verità è già di per sé un Credo. In entrambi si avverte un coinvolgimento che è la Ragione come estraneità dell’essere. Così la storia. Vissuta come utopia in Sgalambro. Vissuta come superamento in Gentile. Hegel che ruolo ha? Entrambi non vivono l’eghelismo. Ma se in Sgalambro c’è una ricerca del confronto per allontanarlo. In Gentile non c’è proprio alcuna forma di confronto. È così potente Ficino tanto da abitarlo come umanistica visione. Questo vuol dire che Vico resta per Gentile il porto della resistenza definitiva. Il nichilismo se è un assurdo, comunque, per Gentile, non lo è per Sgalambro perché lo stava tanto da dire che anche “il pensiero marcisce”. Per Gentile il pensiero è l’atto essenziale. Persino nell’arte. Mi sembra notevole questo fatto e d’altronde nei suoi scritti sull’arte Gentile pone all’attenzione proprio questo dato come manifestazione dell’essere e non del rappresentarsi. Il rappresentante è una apparenza? Il fenomeno è apparenza. Non vedo fenomenologia in Gentile anche se la metafisica insistenza con la parvenza dell’essere stato puro del pensare o del pensiero. Siamo in un cosmo vichiano in cui il ciclo è tempo, appunto, cosmico. Dunque, l’atto puro è dimensione spirituale. Ma Sgalambro scrivendo di Gentile sottolinea: “Va da sé che per Gentile l’affermazione del pensiero e l’affermazione della vita vanno insieme. Gentile considera la vita come sviluppo e conflitto, inarrestabile flusso. E la materia come «acqua stagnante», deflusso. Ne testimonia questo testo esemplare e indicativo: «Giacché la vita è sempre svolgimento e perciò cangiamento continuo, incessante: quindi verità ma anche varietà, e conflitto interno di elementi discordi dal quale la vita è promossa a nuove forme. E dove è calma d’acqua stagnante, l’aria s’ammorba e la vita si spegne» (Che cosa è il fascismo?). Quanto all’affermazione del pensiero essa è in tutte le linee della filosofia gentiliana e si identifica con quella nozione di auto (o di atto in atto) che è niente altro che autoaffermazione. Il pensiero come atto nient’altro è appunto che il pensiero come autoaffermazione. E potremmo dire autoaffermazione incessante, come già abbiamo visto, pensiero che si pone di continuo, ossessionante. E con essa l’impossibilità di fermarlo…
Così da un lato questa esaltazione, dall’altro il desiderio di spegnere questa insaziabile sete di pensare, ma l’inutile sempre ridesta fatica preme su quello che, sorte beffarda, si definisce proprio da ciò che ha più in disistima. Costui è il pensatore, il quale non s’accorge che nel fregio del titolo si nasconde un non so che di imbarazzante, come se così egli prendesse nome da qualche lordura. Ma perché si stabilisse una chiara consapevolezza di questo e perché dall’ostilità di un sentimento nascesse una coerenza sistematica doveva passare tempo e dovevano incrociarsi più destini. In uno di questi si doveva incontrare Gentile”. È come se volesse prendere le distanze ma distanze non sono. È chiaro che Sgalambro è altro rispetto a Ugo Spirito e Augusto del Noce che puntano su Gentile come l’arco e la freccia. Sta dentro un al di là del bene e del male e soprattutto in una scienza gaia, ma è anche vero che Gentile è l’antropos di un assoluto sistema di un atto pensante in forma sistematica. Ma Nietzsche è Cioran sono a-sistematici (Nietzsche di meno) come lo è Maria Zambrano che punta tutto sulla metafisica che trova uno spazio-tempo in Anatol di Sgalambro e in Aladino di Junger. Tra questi due personaggi metafora c’è il filo fondante che resta chiaramente Zarathustra. Gentile cosa ha a che fare con questo viaggio? Un interrogativo che non chiede alcuna risposta soprattutto nel momento in cui Gentile ci dice: “La sola realtà solida, che mi sia dato affermare, e con la quale deve perciò legarsi ogni realtà che io possa pensare, è quella stessa che pensa; la quale si realizza, ed è così una realtà, soltanto nell’atto che si pensa”. È tutto qui? È fondamentale il Gentile di questa chiosa complessa che si esprime in quest’altra visione: “La filosofia dev’essere, sia pure inizialmente, costituzione della personalità: quella che ordinariamente si dice educazione morale, ma che non può darci il vero carattere, il vero uomo, se non si suggella colla coscienza che l’uomo deve avere di se stesso, della sua dignità e del suo posto nel mondo, della sua natura e del suo conseguente destino”. Ed è qui il passo distanziante e comunicante non di un fare filosofia, ma di un essere filosofia a tutto tondo in cui la persona non è solo conoscenza bensì coscienza o forse anima.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Recentemente, con decreto del Ministro della Cultura, è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. @riproduzione riservata