In Albert Camus il rischio di vivere o di morire è un essere gettato dentro l’esilio. Nell’esilio e nel regno (Albert Camus) ci sono le isole. Geografiche? Della mente. Della memoria. Impercettibili per ciò che la profezia racconta. Nel mondo di Camus il senso del tempo è anche la musica delle meridiane che tracciano le vite dei Mediterranei.
La musica potrebbe restare “sopra il deserto”, soprattutto nel momento in cui “il silenzio era vasto quanto lo spazio”.
Ho sempre pensato che la musica è la vera “cognizione dell’Essere”. Mi ha sempre accompagnato. Spesso ho scritto avendo nel sottofondo degli echi il ritmo delle note.
Scrivere è avvertire il silenzio metafisico della musica. Ora che studio una delle grandi filosofe del novecento il destino della musica è l’approfondimento della conoscenza mai conosciuta con il solo cercare.
Sottolinea, infatti, Rachel Bespaloff nel suo studio su Heidegger: “…la musica detiene il privilegio di farsi ascoltare fenomeno molto meno naturale di quanto sembri…”. Farsi ascoltare. Come la poesia. Sono dentro il tempo che misura la distanza di una nota dall’altra. Tra loro c’è la pausa. Tutto si svolge nella pausa. In questo spazio, perché di spazio si tratta, si consumano e si riempiono le vite.
L’esilio per una poesia è nella parola che lascia il pensiero e si depone su un foglio. Lasciare il pensiero? Liberarlo? Custodirlo? Definirlo? Il pensiero è poesia? Domande e sempre domande. Su un’isola il tempo si ferma e Camus lo sapeva bene nei giorni in cui Sisifo lottò per vincere la morte o per entrare nella morte. Vive di “cadute” dentro gli echi del mare che raccolgono dello “straniero” la fuga la partenza e il ritorno.
Anche in fuga l’uomo in rivolta ha sempre la s-partenza. Ovvero la separazione. Ci si separa sempre da un limite che unisce e rompe. Infrangere. È il termine dentro le vite in rivolta. Anche qui ci sono le note della musica. Non Mozart. Ma Wagner che trionfa con i suoi alti nicciani che toccano la luna e la spaccano sul mare in tempesta.
La luna non conosce la fedeltà. Anche lei è musica nel momento in cui abbandona l’orizzonte e precipita in frammenti. La vera cognizione dell’essere è dunque la musica? Certo. Bespaloff, che ben conosceva Camus, definisce il tempo della scrittura nella musica. Il tempo del condannato è vissuto, secondo Rachel, da Camus nella sua completezza e nella sua fenomenologia.
Soprattutto quando afferma: “Avremmo torto a considerare l’evoluzione di Camus come un’ascensione rettilinea che va dall’indifferenza alla rivolta, dall’accettazione ribelle alla santità. Si tratta invece di una dialettica che è ricerca sofferta dell’equilibrio. Quanta attenzione e fatica per mantenere questa sfumatura che separa il sacrificio dalla mistica, l’energia dalla violenza, la forza dalla crudeltà”.
La sfumatura. Quella che “separa il sacrificio” è dentro le vite. Il tragico di Camus è la imperfezione che penetra l’indifferenza. Camus è differente. Non indifferente. Camus è silenzio in rivolta. Resta tale nel tocco del destino che travolge e avvolge. Oltre? Non chiederlo mai. In modo particolare in Camus. Il rischio sarebbe alto. Punto? Il rischio del silenzio è l’isola in solitaria attesa.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente è inoltre l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente dellaGiunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024) e direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100.
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