Credo che bisognerebbe superare il Giacomo Casanova sceso nella leggenda. Ci sono elementi che ci permettono di andare oltre lo schema costruito finora. È vero che ci sono le sue Memorie che ricostruiscono parte della sua vita dentro il suo percorso esistenziale.
Ma è pur vero che tra le sue pagine insistono giochi linguistici che ci fanno pensare a una vera e propria narrazione in cui griglie a maglie di finzione insistono. D’altronde egli è un maestro in questo. Accanto a fatti realmente vissuti ci sono finzioni letterarie.
Le 916 donne, le donne da lui amate o che lo hanno amato anche per una notte soltanto, fino a che punto rispettono il vero. È certo che nella sua vita la presenza di Henriette resta fondamentale sino alla sua morte nel castello di Dux.
È anche vero che si distanziò di un’epoca che aveva posto al centro la ragione e il modello illuminista.
Giacomo Girolamo Casanova (Venezia, 2 aprile 1725 – Duchcov, 4 giugno 1798) non fu mai illuminista perché non credette mai che la sola ragione potesse stare al centro dell’uomo.
Casanova si allontana di ciò che si chiama “cosa” o “oggetto”. La donna non fu mai un oggetto. Fu corpo e anima. La ricerca della bellezza in ogni donna è fondamentale.
L’estetica di uno sguardo è un invito ma anche una profonda contemplazione. Non accetta la ragione perché non subisce la storia. Inventandosi il personaggio crea l’avvenuta ma anche il destino.
È un uomo malinconia. È un uomo solitudine. È un uomo che supera la storia attraversandola perché ha l’ardore di confrontarsi costantemente con il tempo. È il tempo che sconfigge. Perché è il tempo che toglie la giovinezza e lacera la bellezza. Quindi il concetto di oggetto non esiste.
La bellezza è estetica del corpo ma anche dell’anima. Il rischio è sfida. La storia è statica. Il tempo è un fluire e quindi un cangiante destino che toglie ciò che una volta era bello. Neppure la bellezza è negli oggetti perché si trasferisce nel ricordo.
Ricordare è ritornare a ciò che un tempo era bellezza. Nei suoi scritti si evince ciò. Non crede appunto nella ragione ma nel sentimento anche se questo insiste per poco. Ma ritornare a quel ricordo è ritornare, se pur per pochi istanti, al tempo perduto.
Un anticipatore di una visione proustiana di un tempo perduto che si reinventa in un tempo ritrovato. Un immaginario che nelle Memorie si realizza in frammenti di immagini. La scrittura è fatta di immagini. Nella scrittura Casanova rivive il già vissuto. Proprio per questo e molto distante dalla ragione e dalla storia. Casanova un affabulatore? Forse piuttosto un profeta. Un cercatore del piacere attraverso l’estetica. In un tale contesto leggo Casanova.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente è inoltre l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente dellaGiunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024) direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100 e del Progetto nazionale Manlio Sgalambro a 100 anni dalla nascita. Entrambi indetti dal Ministero della Cultura (MiC)
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