Il coraggio della verità di Sgalambro è un viaggio nel crepuscolo dei pensieri

Manlio Sgalambro, l'empietà del greco siculo. Pellegrini Editore. Un convegno e un libro a Catania per celebrare il filosofo siciliano nel Centenario della nascita. Cosa è il coraggio della verità in Manlio Sgalambro? Si parlerà di questo il prossimo 16 novembre 2024 a Palazzo Platemone con studiosi, docenti universitari, giornalisti e figure istituzionali in un convegno promosso dal Comitato Nazionale Celebrazioni Manlio Sgalambro del Ministero della Cultura

Pierfranco Bruni

Cosa è il coraggio della verità in Manlio Sgalambro? Si parlerà di ciò il prossimo 16 novembre a Palazzo Platamone a Catania con studiosi, docenti universitari, giornalisti e figure istituzionali in un convegno promosso dal Comitato Nazionale Celebrazioni Manlio Sgalambro del ministero della Cultura in collaborazione con il Comune di Catania e NaxosLegge.

Palazzo Platamone Catania


Proprio in occasione del centenario della nascita del filosofo “asistematico” Manlio Sgalambro si aprirà un vasto dibattito sulla sua opera.

In questo contesto, il dibattito verterà anche intorno ad un volume appena edito per Pellegrini Editore, Manlio Sgalambro, l’empietà del greco siculo, presentato in anteprima a Taurianova Città Capitale del Libro 2024, durante la serata di avvio delle attività celebrative nazionali indette dal Ministero della Cultura.

Pierfranco Bruni a Taurianova (26 ottobre 2024)

Il coraggio della verità è il superamento del dubbio in una fenomenologia della certezza in cui il concetto di tempo supera la visione della storia come premessa di conoscenza.

La storia non è conoscenza. Piuttosto apprendimento delle cronache che dovrebbero fare la storia. Ma essa si dilata nella dimensione appunto del tempo che rivela il peggio e il pessimo delle civiltà. Siamo figli di un eredità ed eredi di una misantropia che scava nella consolazione dell’uomo alla deriva.
Dobbiamo prendere atto che le civiltà che esprimono cultura e civilizzazione, per dirla con Thomas Mann, sono il portato di una identità di tempo che si dilata nella memoria.
La verità ha bisogno di coraggio? Forse. Ma occorre la consapevolezza del coraggio e la coerenza della conoscenza. Perché senza conoscenza non si ha verità. La sola verità però non basta se non si crea il viaggio verso la certezza.
Tra la verità e la certezza ci sono i fenomeni e le forme. Ovvero una epistemologia che ci possa indicare quel viaggio che abita tra una appartenenza e una eredità. Anche per questo il mondo greco è una porta semi aperta tra l’Occidente e l’Oriente.
Gli dei di Sgalambro stanno ad Oriente o a Occidente? Domanda fertile per una risposta in contraddizione di solitudine. Il suo “accamparsi” nell’isola del pensiero lo rende il filosofo dell’isola. Una metafora che nasce da un luogo. Il luogo è geografia della coscienza. Anima e corpo sono la “rappresentazione” di una immanenza e di una fisicità. L’immaterialità del pensiero è solo un tempo perduto? O una perdita di tempo? Qui si gioca il viaggio.
Da Baudelaire a Cioran il pensare è un passaggio dal viaggio alle macerie del viaggio stesso che giunge tra le mani del tempo come un cumulo di rovine. E allora? Si ha bisogno di coraggio per darsi alla verità. Ma la sola verità non basta senza la metamorfosi della verità in certezza. Il pensare si inerpica tra gli scogli e le rocce inamovibili che hanno nel profondo un sottosuolo di esistenze.
L’uomo senza Omero dove potrà dirigersi? Verso Itaca o verso una Terra Promessa? Più che la religione può l’antropologia? Entrambi sembrano rivelarsi il più delle volte come teologia. Ciò che interessa comunque è sentirsi “chierici”. Pellegrini nel deserto. Ma la filosofia di Sgalambro non è forse un essere viandante tra i segreti e i misteri della parola che tutto può e nulla offre se non la consolazione che la morte finisce nel momento stesso in cui la morte non è più?
Se la morte non è più il tempo è. Se la morte muore con noi morenti e finiti il tempo non finisce e l’invito al viaggio è un permanere in quel coraggio che chiede alla verità di farsi certezza. Andare oltre è sfidare gli dei. L’uomo rischierebbe l’impossibile e dell’impossibile ha timore perché il tremore dell’angoscia occuperebbe lo spazio del vivere.
È più necessario vivere o è più necessario il coraggio della verità? La domanda resta e l’incompiutezza è una certezza che non invecchia perché è la morte che decide sul Tutto. Il Cioran del “crepuscolo dei pensieri” è una sintesi ineluttabile anche in Sgalambro.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente  l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente della Giunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024)  direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100 e del Progetto nazionale Manlio Sgalambro a 100 anni dalla nascita. Entrambi indetti dal Ministero della Cultura  (MiC)
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