Giocava a vivere? Chi? Casanova! Il racconto di Emilio Ravel

Visse pensando alla filosofia e fece della filosofia non un trattato ma una visione del vivere come modello di pensiero senza prassi e senza ragione. Una commedia umana considerando la vita come teatro. Ogni giorno una messa in scena. Casanova, l'uomo che inventò se stesso. Un grande pregio ha il lavoro di Revel, quello di togliere la mascherina a Giacomo e restituire la sua umanità con vizi e virtù ma soprattutto restituire alla pagina l'uomo Casanova senza stereotipi

Pierfranco Bruni

Giocava a vivere. Non a vivere realmente. Forse una filosofia o soltanto una soluzione esistenziale per sconfiggere la malinconia. Possibile? Più volte ho sostenuto che i due aspetti si intrecciano. Intrecciandosi creano un dichiarazione appunto di vita e di voler vivere cercando giorno dopo giorno la vita.
Una descrizione che viene anche sollecitata da Emilio Ravel (Siena 1933 – Castelnuovo Berardenga 2018) nel suo libro dal titolo: “L’uomo che inventò se se stesso.
Vita e commedia di Giacomo Casanova” edito da Le perle nel 2010. Certo, dopo Piero Chiara e Roberto Gervaso mi sembra un viaggio esemplare nelle memorie o storia di Giacomo Casanova. Proprio leggendo e rileggendo lo scritto di Casanova ci si rende conto che le sue parole e le sue riflessioni superano abbondantemente la cronaca e resta il pensiero. Un pensiero di un “libertino’ che non si considera tale. Anzi non condivide tutto il cambiamento che il Settecento ha cercato di apportare.
Un Settecento nel quale non si è mai adeguato alla caratterizzazione di ciò che quel secolo ha cercato di sottolineare, di impartire, di organizzare. Casanova nel suo secolo non fu un conformista. Non tanto nei costumi. Bensì proprio nel pensiero e nella filosofia illuminista. Anti Illuminista. Già detto. Ma il suo mosaico di idee sembra definire un valore di base che è la tradizione.
Siamo nelle contraddizioni? Probabilmente sì. Resta il fatto che Casanova anticipò abbondantemente l’età della post ragione.
Avviò da “libertino” la capacità di pensare senza schema alcuno. Visse pensando alla filosofia e fece della filosofia non un trattato ma una visione del vivere costruendo un modello di pensiero senza prassi e senza ragione.
Scrive Revel: “Casanova però poteva contare sulla sua fantasia, sul suo carattere, sulla sua eccezionale improntitudine nell’escogitare ogni giorno un coup de théâtre nella commedia della vita”.
Una commedia umana considerando appunto la vita come teatro. Ogni giorno una messa in scena. Infatti l’uomo che inventò se stesso. Un grande pregio ha il lavoro di Revel ed è quello di togliere la mascherina a Giacomo e restituire la sua umanità con vizi e virtù ma soprattutto restituire alla pagina l’uomo Casanova senza darci il numero delle donne o altri stereotipi.
Credo che sia una grande lettura perché in un tempo di contraddizioni Casanova testimonia una “festa dei sensi”. Revel fa sua una frase di Peter Brook: “La differenza tra il teatro e la vita è che il teatro è sempre vero”.
La vita è teatro. Non è un caso che che contestualizza Casanova partendo da Veronica Franco, la poetessa che non ebbe timore di nulla e rappresentò la sensualità e l’eros in un tempo di inquisizione. La festa dei sensi è una bellezza imprescrutabile ma non indelebile. Ogni fantasia coinvolge il suo essere.
Quella fantasia che si addice a un don Chisciotte? Revel tira in gioco anche questo personaggio. In fondo Casanova è un vivere tra la finzione e la fantasia. Quando questi due “emisferi” entrano nel viaggio dell’esistenza il reale è altro. Ma nella filosofia quale sarebbe il reale? Si serve di ciò Casanova?
Penso proprio di sì e Revel sembra dargli voce. Casanova annota: “… Si è detto che ho fatto l’uomo a mia immagine, ma sarebbe stato più veritiero se sì fosse riconosciuto che fu l’uomo a farmi a sua immagine… L’essenziale è essere giusto, e lasciare che ognuno pensi come vuole”.
Dare un senso a Casanova oltre la leggenda è un incastro di verità vissute e a questo bisogna rendere il giusto servizio. Il Casanova che si apre alla mia conoscenza è proprio qui che trova il mio interesse oltre ogni allusione o mascheramento.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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