di Pierfranco Bruni*
Questa sera il vento ha nostalgie. D’infanzia. Di antico. Tutto passa e io sono passato con il tempo che è passato. Non so perché ormai ho più passato da ricucire che profezie da inventare. Tra le dita rughe di un canto che lascia echi.
“Portami dove le parole non servono più…”.
Sotto una luna calante aspetto che arrivi l’alba tra l’aurora e il giorno che verrà ma senza il canto del gallo chè tradimento non ci sarà, perché se io dico la mia voi direte la vostra in un trallalà recitato tra le luci ruotanti della Befana e le case del sogni.
Una magia antica intrappola le parole e lo sguardo si fa silenzio nell’attesa che possano arrivare immagini. Da lontananze immagini inossidabili entrano nel mio cammino e sono quelle che accompagnano una vita o forse tre vite.
Quando c’erano una volta papà e mamma il sei di gennaio aveva il sapore di mistico mistero e si aspettava , come si aspettava…, Il mattino presto per cercare neglio angoli della casa, di quella grande casa con il giardino che è il mio respiro ed ha i profumi che ritornano ad ogni ricordo e anche ora lo avverto quando dopo tanto tempo apro il portone, calze e scatole e poi in ogni angolo c’era un segreto a cominciare dai due camini del piano alto al piano basso… o nei posti più impensabili e impensati.
Che magia… La magia…
Ricordi Giù che infanzia meravigliosa abbiamo abitato con mamma e papà. Erano stati tutta la notte a preparare e ad incartare non so cosa: dalle arance al carbone vero con tanta cioccolata penne quaderni libri e giocattoli e giocattoli… tra di fogli giornali e carta di negozio.
Ma dove sei finita Giulia mia… Eri il mio riferimento…
Ricordi Giù che infanzia stupenda che è ancora in noi?
Ancora in noi?
È come se fossi ancora con me a discutere e a pensare a un vissuto che resta nello scoglio giunto alla deriva delle mie parole. Non ci sei neppure tu…
Ma si che lo ricordi, come lo ricordo io perché quelle presenze che sono diventate assenza oggi sono più presenti che mai nel nostro viaggio di figli di padri e madri e di nonni…
Di questo parlammo nelle nostre ultime telefonate…
Ma sì non giochiamo a nascondino… Abbiamo trasferito nell’essere nonni il nostro essere figli e madri e padri ed è meraviglioso dolce unico per tutti e per ognuno…
Il peso degli anni? Ma no, alcun peso dell’età… Io sono un eretico nato anche contro il tempo… e gli amori vissuti sono amori che mi tracciano ancora nonostante le donne del mistero che racconto ed ho raccontato tra un paese del vento e un canto di Muezzin.
Allora, ho scritto la letterina alla Befanina per la mia Tatà scrivendola anche per me… Anche in questi giorni ho scritto per non dire. Non sempre si scrive per dire.
Cosa ci porterà? Chi lo o sa? Importante è scriverla ma non deve essere la stessa che si scrive a Babbo Natale o ai Magi diventati Re con i cammelli tra le strade dei deserti e mai uguale agli anni precedenti…
D’altronde Babbo è maschio e la Befana è donna ed io che non credo alla modernità dei Gender sono un tradizionalista in bellezza con la consapevolezza di ammirare e proteggere il padre e la madre ovvero il maschio e la donna…
Nonno non ho la penna come faccio a scrivere alla Benatana?
Ma come… Puoi scriverla con il cellulare … Ormai il mio lo hai sequestrato tu…
Ma no nonno … Ci vuole la penna e il foglio perché la Benatana non ha ancora il computer perché non lavora…
Hai ragione. La Befana non lavora. Magicamente resta un sogno un amore che si fa tradizione una cometa o una stella che illumina sempre e fa luce su ogni rotta dei naviganti.
Naviganti e marinai hanno la luce come bussola e anche quando è notte la luce la portano dentro perché l’amore non finisce mai e mai finirà quando le stanze del cuore hanno voci ed echi che giungono da lontano sapendo che il lontano non esiste perché è solo una sensazione una percezione un’emozione.
La letterina è pronta. Appena spedita. Bacio la mia ricercatrice di segreti e me ne vo’ nella mia isola per tentare di dormire leggendo magari una pagina delle Mille e una notte…
Ci riuscirò ad addormentarmi? Non ha alcuna importanza. Il segreto continua perché ha la magia nel vento ed io divento un po’ Aladino un po’ Sharazade un po’ Alice che sosta tra i tappeti colorati e il paese delle meraviglie…
Strada larga strada stretta a lento passo vi lascio orme e piano vado per illudermi di arrivare lontano senza mai raccontare distanze che le fiabe non hanno per virtù di conoscenze e coscienze d’ironia tra una palla ballante al suono delle tre stelle… Non so se ho detto la mia ma ognuno potrà dire la sua sotto una danza di luci che la Befana lascia negli occhi…
C’era una volta in ogni casa un sogno. Io avevo tanti sogni. Mia madre mi ha regalato le stagioni. Mio padre il silenzio. Mia sorella il sorriso.
I Magi hanno toccato le dune. Le ore la cronaca. Io vivo l’immaginario salendo gradini che sono discese. Proust è un linguaggio non dimentico. Il dimenticato mi afferra i polsi. Sono stato un viaggio.
I cammelli nel deserto seguono l’ombra della luna. Calante. Nella calza i carboni hanno preso fuoco. Il resto è un’attesa che raccoglie ogni partenza ogni ritorno. Che confusione… Ho spento tutte le luci e la luna vive di cadenze e di passi che porto sulle corde del cuore.
Ma ora dite la vostra. Ho detto abbastanza la mia e non ho più nulla da regalare… Dite la vostra purché non sia la verità. Io ho detto la mia tra la Befana e la finzione. Mi lascio senza abbandonare il vento tra i capelli.
…
Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
@Riproduzione riservata