Pierfranco Bruni
Riferimenti forti trovano Ida Magli al centro delle discussioni. Europa, liberalismo, marxismo. Ma soprattutto altro. Infatti ha il coraggio di scrivere: “Dire Europa, non significa dire né unità territoriale, né climatica né storica, né linguistica, ma al contrario la ricchezza della più vasta diversità che soltanto nello scambio conflittuale, in guerre e sopraffazioni, nella coercizione degli Imperi di volta in volta francesi, spagnoli, inglesi, germanici, russi, hanno potuto manifestarsi in arte, in scienza, in filosofia. Sicuramente non in pacifica convivenza”. La domanda aperta riguarda l’Occidente.
Chi è stata realmente l’antropologa e filosofa Ida Magli? In una temperie come quella attuale l’Occidente vive un conflitto latente che riguarda l’economia e le culture. Un mondo sommerso che ci presenta scenari complessi.
Credo che sarebbe opportuno avviare una seria e articolata riflessione su Ida Magli, a cento anni dalla nascita, creando confronti a tutto tondo con un Occidente che ha smarrito la sua antica identità. Perdere identità è antropologicamente vivere di dimenticanze. Noi siamo esseri antropologici in un antropos d’anime.
Cosa è stato l’Occidente e cosa è oggi nell’antico intreccio tra Oriente e Occidente? Ida Magli a cento anni dalla nascita, oggi o un altro giorno secondo diverse fonti, rappresenta una voce libera sui temi forti dell’Europa, delle donne che non condividono la “retorica” del patriarcato ma la libertà di essere donna, dei Mediterranei diffusi, della autenticità delle identità a partire dalla lingua e dalla religione.
Sottolinea: “Cosa ha fatto dunque Gesù di Nazareth? È uscito da un modello culturale, proponendone un altro, oppure ha tentato di spostare l’asse della sua cultura forzandone la direzione? L’interrogativo rimane senza risposta. L’unica cosa certa è che, contrariamente a quello che tutti gli uomini fanno, Gesù non ha vissuto in modo inconsapevole e ovvio i valori su cui si fondava la sua cultura, ma ne ha preso le radici, profondamente nascoste, e le ha capovolte al sole e all’aria, dichiarando che esse erano ormai inutili”.
Ida Magli bisogna considerarla un punto di riferimento anche sul versante di un Cristo che si allontana dal mondo ebraico.
Nel suo libro su Gesù c’è una chiave di lettura fondamentale che crea una rivolta nel pensiero del cristianesimo letto sul piano teologico. Il Cristo di Ida Magli è un viaggio tra civiltà e antropologia che si intreccia con una Madonna donna e Santa Teresa di Lissiex oltre l’escatologia.
“Naturalmente, nessuno può imitare Teresa, la sua “piccola via” non esiste perché non esiste un modo, una strada, una tecnica per amare.
È quello che Teresa ha cercato disperatamente di dimostrare, consumandosi nell’impossibile passaggio dall’agire all’essere. Proclamandola santa, la Chiesa ha riconfermato, viceversa, che l’amore è uno strumento, che Teresa ha usato in modo “ideale”.
La strada dell’umanità ricomincia il suo itinerario. La prigione si richiude. Teresa ne diventa il carceriere”.
Un mistico viaggio al centro della cultura religiosa. Il popolare e il religioso non sono solo storie di tradizioni e di folclore. Sono focalizzazione di identità. Abbiamo bisogno di una forte identità.
L’Europa muore di civiltà vissute in un contesto di economie sommerse e di mercati euro americani. Con Ida Magli rileggiamo la grande storia dell’Occidente.
Il Centro Studi e Ricerche Francesco Grisi sta lavorando per valorizzare e far conoscere la sua opera e la sua figura attraverso un Progetto comparato su Ida Magli sul tema: “Dentro l’Occidente. Dopo e prima”. Incontri e una pubblicazione. Si sta lavorando su questo percorso per tentare di comprendere anche le civiltà che si affacciano sui Mediterranei e che hanno rapporti con il contesto del Medio Oriente tra Asia e Africa.
Noi siamo dentro l’Occidente ma siamo anche coscienti che gli Orienti appartengono alla nostra identità.
Ma è con l’Occidente che bisogna fare i conti costantemente. Con quell’Occidente che fa dire alla Magli: “Di fatto l’Occidente è in preda a un tragico «fondamentalismo»: la cieca fede nel mercato; il mercato come unica regola di vita. Una cieca fede che è diventata terroristica nei confronti di chiunque tenti di contrapporvisi”.
Un dato antropologico che interessa la vita e soprattutto la morte: “Di fatto l’uomo non riesce ad accettare la propria morte, ed è così che pone la trascendenza, individuando un al di là potente, che sta sopra di lui, più potente di lui, ma che, con la sua esistenza, garantisce all’uomo di poter vivere dopo la morte”.
Una religiosità che ha come dono il dubbio. Quel dubbio che ci fa leggere: “Nel vivere con la morte, tentando disperatamente di sconfiggerla, è racchiusa la solitudine assoluta dell’uomo; l’impossibilità di condividerla, di sperimentarla insieme a qualcun altro”.
Un dato che vibra in “Il mulino di Ofelia” e che apre una prospettiva filosofica di una tale importanza tanto che sorge la necessità nicciana di vivere la propria morte nella vita come distacco. Una prospettiva che ci pone in riflessione. Esistenziale e metafisica.
Ci ricorda proprio in questo testo appena citato che: “In genere, i credenti sono convinti che la propria religione non scomparirà mai. Anche i Cristiani, anzi soprattutto i Cristiani, sebbene il Cristianesimo stia per soccombere, risucchiato, rimodellato o sostituito dall’Islamismo, sono sicuri che la Chiesa non verrà mai meno perché ci sono le parole del Vangelo a garantirglielo: ‘le porte dell’Inferno non prevarranno'”. Si resta nello specchio di Ofelia. Cosa prevarrà? L’uomo, la vita o la morte?
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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