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Pierfranco Bruni
Questa sera ho visto il mare in una leggera pioggia in vento calmo con echi di notturno. Le onde cedevano a un dialogo silenzioso ma sapevano ben giocare con la riva. Le palme sembravano allineate. Raccontare le onde in echi di notturno ha uno scenario tra il malinconico e l’assenza di pensiero. Ci sono giorni infiniti che sono già finiti prima di cominciare.
Questa sera ho visto il mare con te donna che mi accompagni da crepuscoli antichi. Ti amerò fino a che il tramonto non tocchi l’alba e l’alba il meriggio e il meriggio la notte. E poi ricominciare con le stagioni che specchiano l’anima mentre il cuore è un ricciolo di gabbiani tra le ombre e il tuo sorriso.
Ti ho osservato tutto il tempo vissuto nella stanza sul mare ti ho ascoltato anche assentandomi e ritornando con le vertigini che mi girano intorno tra i passi quando piego il capo per guardare i segni del tempo e i passi recitati nel pineto di d’Annunzio.
Non c’era questa sera il rosso degli orizzonti e la lontananza dei limiti oltre il mare avevano nebbia nella foschia grigia di una geografia disegnata nella stanchezza che mi passa tra le gambe. Abbiamo fatto l’amore cercando la passione ma la malinconia mi ha aggredito.
Ma ti trovo dappertutto. Anche nell’inverno della mia anima. Non è tristezza. Gira che ti rigira il vento. Eppure non è tristezza. A volte mi manco.
Ti amo in questo mio frettoloso tempo in un raccontare il mare dai tuoi occhi che hanno sguardi d’immenso. Non è neppure nostalgia.
Va e viene. Cosa? Sono umorale. Forse lunatico. Tu mi porti il mare. Il mare della mia infanzia della mia giovinezza del mio viaggio nel mio porto. Bisogna non ingannarsi e non ti inganno neppure per una assenza di vento che attraversa i tuoi capelli che sono sempre radici tra le mie mani. Ti racconto con la mia frammentazione di isole. Di me conosci tutto. Donna che resti sulle mie labbra per un bacio in più per mille baci tra labbra che sanno di sensualità.
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Ci siamo salutati come sempre sulla balconata. Salutando il mare. Siamo scesi e in attesa dell’ascensore ho detto: Siamo come un ascensore. Si scende e si sale. Si sale e si scende. La pioggia non ha smesso e i ticchettii delle gocce creavano un suono sul parabrezza dell’auto. Raccontare un amore? Si racconta senza raccontarlo perché si vive vivendolo.
Ora sono sulla mia poltrona. Scrivo e fumo il mio sigaro. Un rituale che segna le ore del buio. Mi è difficile scrivere senza fumare. Un vizio assurdo. Mi cattura e mi definisce. Amore mio. La storia degli amanti ha un sublime nel segreto e il segreto è mistero.
Ho sulla pelle ancora il tuo profumo. Porto su di me il tuo Oriente. Amata mia ci vedremo domani. Le ore scorrono e sei bellezza. Il destino degli amanti è destino vero. Ti penso e sei con me. Domani sarà domani amata mia. Sei il sigillo…
…
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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