
Pierfranco Bruni
Tra le vie delle stanchezze ci sono parole e pensieri inevasi… Di notte abito le immagini che hanno attraversato la mia vita e ascolto…
Ricordi. Ricordi papà. Mi scrivesti: Si diventa vecchi quando si smette di essere creativi. Ci credo. Ci ho creduto. Mi scrivesti ciò quando avevi molto più dei miei anni che ho io oggi. E mi sento vecchio. Forse sono vecchio. Nella tua età antica sei stato creativo sino agli ultimi giorni. Io che ancora non ho l’età di quel tuo tempo mi sento profondamente vecchio e mi manca oramai il senso della creatività.
Cosa è la vecchiaia alla mia età? È l’età stessa che mi spagina la vita e nonostante tento di essere creativo tra le parole e la vita.
Potrebbe essere anche il contrario papà senza mai mettere in dubbio il tuo pensare e il tuo pensiero. Ovvero: Si smette di essere creativi quando giunge la vecchiaia. Perché si smette di essere creativi?
Padre e se ti scrivessi ora una lettera per capire e per sentire ancora la tua voce e osservare il tuo sguardo nel silenzio delle stanze? Il tuo sorriso breve tra gli spigoli della bocca dicevano più di ogni discorso. Lunghi discorsi non ne ho mai sentiti. Bastava un gesto, un breve accenno, un leggero cenno per comprendere…
Mi trovo solo a osservare la tua assenza nelle mancanze che sfilacciano sempre la mia anima. Dolorante nostalgia! Ti penso. Eppure non riesco più a essere creativo nella mia distante giovinezza. Questo si ripercuote su tutto.
Tengo sempre con me quel tuo foglietto. Quella tua scritta. Addirittura l’avevi incisa su una corteccia d’albero e appesa nel tuo studio. Ora è appesa nello studio di mio figlio. Di tuo nipote che porta lo stesso tuo nome. La leggo e rileggo. Mi serve ancora?
Il tempo è un cammino veloce inesorabile e terribile. Per tutti. Certo. Ma ognuno vive la velocità con un condizionamento di emozioni che lacerano i giorni. Appunto. Sfilacciano la vita.
Bisogna essere creativi sino all’ultimo istante. Tu ci sei riuscito. Io ho difficoltà. Sarà che mi sento ancora più vecchio di te quando tu avevi più anni di me. Lo ripeto. Io ripeto continuamente. Tu non ripetevi mai. Era saggezza? Quella che a me manca? Era conoscenza di epoche per il troppo vissuto in un mondo completamente diverso dal mio. Probabile.

Vivo in un fluire di storie che non faranno mai la tua Storia. Nei cassetti di casa, della nostra grande casa, trovo i tuoi appunti i tuoi libri i tuoi quaderni e le dediche sui frontespizi che dicono di te cose grandi. Padre vorrei che mi raccontassi sempre. Ma so che sei stato sempre riservato e paziente. La pazienza.
Tu mi hai insegnato una immensa pazienza. Che io non ho più perché mi sento stanco. Molto stanco. Di quella stanchezza che tu non hai avvertito mai. Perché? Perché veramente tu non hai avuto mai bisogno di cercare. La tua vita era una aristocrazia del pensare oltre a una aristocrazia dell’essere vivendo. La mia è un viaggio frenetico.
Non vado oltre. So che la decadenza mi attraversa. Sai papà ho finito di scrivere un libro dedicato a una donna che guarda il mare, alla mia donna che guarda il mare, eppure non mi rasserena. È la creatività che ferma il tempo? Non direi? Mi illudo. Chi ti ama ti cerca? Come quella canzone che dice: E ti vengo a cercare… È un altro dire…
Padre che grande confusione… Non smettere di ripetermi fino a convincermi profondamente che si muore nel momento in cui non si è più creativi … Alla fine forse mi convincerò…

In quel libro di cui ti ho accennato c’è il mosaico dei miei amori. Ci sei anche tu. C’è mamma. C’è Giulia. C’è la donna che guarda il mare. Ma cosa mi aspetto? Non lo so. Vienimi in sogno e parlami. Sono stato creativo? Non lo so? Ma quando si è creativi? Quando ci si confessa o quando si inventa? Io mi sono confessato. Scrivere è confessarsi? Ho paura del tempo. Una paura che non ho mai temuto comunque.
Mi chiudo nel mio silenzio. Aspetto che l’isola attragga il vento che viene dal mare e dalla terra oltre il mare… Il deserto è sabbia di perle negli incavi dei destini…
Dammi un cenno… Padre infinito…
Alla donna che guarda il mare ho raccontato e ho tentato di raccontare la mia giovinezza. Basta? Non saprei. Ho detto anche che sono stanco. Molto. Sono sceso tra i deserti. Ho navigato i mari. Ho vissuto. Ho ancora da vivere… Ci sono giorni che mi invitano a andare oltre. Invecchio con la consapevolezza che le perle nere sono sotto il sole.

Vorrei poter vivere il tempo che mi resta nella casa di mio padre e mia madre nel giardino delle belle di notte. I viaggi sono altri. Vorrei restare creativo sino al settimo piano del castello che si affaccia sul balcone delle nostre stanze. Ma il tempo è tragico. Se non fosse tale resterebbe immutabile. Tutto diventa inevitabile. Non so se la donna che guarda il mare resterà a guardare il mare o semplicemente a vedere le onde. Ora che inesorabilmente invecchio seriamente. Aspetto che mi parli. Aspetto che tu e mamma… Padre. Scrivimi tu ciò che non riesco più a capire a trovare a scrivere.
….

Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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