
Pierfranco Bruni
Cosa è il Manifesto di Ventotene? 1941. Le “direttive” per un processo non politico, bensì prettamente ideologico. Ovvero di prassi ideologica fondata non su una visione socialista tout court ma marxista, in cui il concetto di rivoluzione non è adombrato. È esplicito e implicito. Non è affatto vero che sia stato il punto dal quale De Gasperi è partito per una visione europeista delle Nazioni.
De Gasperi era un cattolico. La prassi rivoluzionaria non era accettabile in quel tempo da un cattolico. È così diretto il discorso di un apocalittico “internazionalismo” del Manifesto. Mi sembra così sciocco affermare ancora la consistenza di un simile linguaggio.
Soprattutto quando si afferma: “La linea di divisione fra partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa quelli che concepiscono come fine essenziale della lotta quello antico, cioè la conquista del potere politico nazionale — e che faranno, sia pure involontariamente, il gioco delle forze reazionarie lasciando solidificare la lava incandescente delle passioni popolari nel vecchio stampo, e risorgere le vecchie assurdità — e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopreranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale” (da “Il Manifesto di Ventotene”).

È questa non è soltanto una frase. È un concetto di fondo dell’intera impalcatura. Non è accettabile. Bisogna leggere e approfondire. Noi siamo qui a contestualizzare tutto e a non lasciar correre miti che sono crollati. In fondo anche questo mito di Spinelli a cosa lo si applica? Al fatto che sottolineò il trasversalismo? D’altronde la sinistra in Italia come ha governato? Con il consenso a tutto tondo o con il trasversalismo? Trasversalismo che ha visto insieme cattolici e comunisti. Certo lo stesso cattocomunismo nasce da qui. Quel fattore K visto da Alberto Ronchey, decenni fa, non era dentro questa visione?
Se si vuole leggere la storia con gli occhiali marxisti è un conto. Ma se si vuole dare un senso al nostro tempo il discorso è completamente diverso.
Ma quale documento fondante dell’Europa? Vogliamo scherzare? È come se l’Europa l’avesse fatta Altiero Spinelli e Rossi… Gli Stati Uniti d’America che ruolo hanno avuto. Ma si vuole comprendere che in mezzo c’è stata una guerra fredda e una spartizione complice l’Unione Sovietica di Stalin? Sono loro, ovvero Usa e Urss, che hanno unito, disunito, complicato l’Europa.
Siamo accorti di speculazione di idee e l’ideologia resta missione e l’illusione di ciò che venivano chiamate masse. Le masse al potere? Elias Canetti lo dice con intelligenza nel suo libro del 1960. Così “L’uomo-massa” del 1930, prima edizione, di Ortega y Gasset o “L’agonia dell’Europa” di Maria Zambrano del 1939. Ho citato testi che vengono prima del 1941. Spinelli ha cercato di stravolgere tutto con una visione di Europa socialista e rivoluzionaria.
Si vuole essere seri o essere leggerissimi e inconsistenti culturalmente? Una piccola lezione occorre necessariamente.
Ida Magli aveva molto chiaro il principio su ciò: “Nell’Europa democratica, afflitti dal gran numero di «valvole di sicurezza» esistenti intorno a loro, i governanti hanno finalmente trovato il modo assoluto per dominare i sudditi. Si tratta di un modo opposto a quello adoperato fino a oggi, ma che cercavano fin dalle origini del Potere e che non erano ancora riusciti ad attuare: svuotare la vita dei sudditi di ogni «valore» trasmutandola in cifre e simultaneamente perciò svuotarla di qualsiasi motivo di contestazione verso i detentori del Potere”.
Citazioni su citazioni per affermare che il Manifesto di Ventotene è una dichiarazione ideologica della prassi socialista. Che io non condivido proprio per un concetto di libertà come essere e non di semplice volontà di “democrazia” del popolo. Maria Zambrano partendo addirittira da Agostino si pone diverse domande tra le quali: “…dove risiede l’origine della violenza europea? Fare questa domanda equivale a interrogarsi sulle origini dell’Europa, sulla sua nascita. E sulla sostanza della vita europea…”.
Ma dai. Altiero Spinelli si catapulta in una Idea di Europa senza la conoscenza fortemente filosofica di Idea di Europa. Ne fa semplicemente una ideologia della prassi passando appunto da una lettura minimalista di Kant e Marx. Punto. Non accetto repliche. Non credo nelle democrazie perché credo alla vera Libertà. Sono fortemente convinto che occorre studiare prima che possa esserci una parola. Per chi ha tempo di pensare e vorrebbe replicare: Studiate studiate studiate con le distanze opportune dalla formazione ideologica.
Photocover: sx Altiero Spinelli- Pierfranco Bruni
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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