L’Europa non necessita una visione socialista tanto meno quella di Adenauer e De Gasperi. Leggere Ida Magli per andare oltre

Al di là della polemica di oggi occorre andare oltre le manifestazioni di protesta nei confronti di chi considera il Manifesto di Ventotene una visione ideologica. Certo che si ha paura celebrare Ida Magli (Roma 1925 - 2016). Antropologa, filosofa e studiosa di civiltà e modelli culturali, Magli porterebbe sullo scenario una realtà storica mancante della coscientizzazione culturale del mondo greco, latino e anche giudaico secondo cui tutta la lezione social comunista verrebbe a nudo. Un suicidio della politica che passa attraverso l’omicidio della cultura a favore della inalterabile freddezza della civiltà del mercato...

Pierfranco Bruni

“Chi dice che sono stati gli accordi fraterni fra i governanti a conservare la pace in Europa, chi esalta i “grandi”, gli Adenauer, i De Gasperi, come fondatori di pace, non sa quel che dice”
(ida Magli).

Ida Magli conosceva molto bene il Manifesto di Ventotene altrimenti non avrebbe scritto i suoi numerosi libri sull’Europa anzi contro l’Europa. Infatti pone in discussione proprio il Manifesto.
Ida Magli (Roma 1925 – 2016) antropologa culturale, filosofa e studiosa di civiltà e modelli culturali della quale nel 2025 si celebra il centenario della nascita.
Ida Magli si confronta con la sua formazione e con la sua identità cattolica che non rinnega, perché la religione è come la lingua: io posso non essere più credente, ma questa mia formazione cattolica e occidentale resta dentro di me e rinnegarla significherebbe rinnegare la mia stessa identità.
Nel 2001 ha scritto: “L’Europa in cui siamo costretti a vivere è un’Europa profondamente comunista, livellata verso il basso, che impedisce lo sviluppo delle singole nazioni”.

La sua difesa dell’Italia e dell’occidente la porta a porsi la domanda di cosa ci sarà dopo l’occidente, se noi viviamo nello strapotere delle finanze e dei mercati questo significa che la fine della politica è imminente. E se il suicidio della politica passa attraverso l’omicidio della cultura, anche l’antropologia deve cercare di capire cosa c’è dietro la civiltà del mercato. Lei era contro la civiltà del mercato perché prima del mercato deve esserci una civiltà delle idee e per questo la Magli non ha mai accettato la contestualizzazione dell’Europa come è nata, perché se l’Europa non nasce come pensiero non può esserci un’Europa spirituale.
Li’dea di Europa si forma sulle culture e l’Italia è al centro di queste culture europee e in particolare mediterranee. Se manca una visione della coscientizzazione culturale del mondo greco, latino e anche giudaico non è possibile creare un’Europa unitaria, ma solo un’Europa monetaria costruita a tavolino.
In “Contro l’Europa” afferma: “O Europa o Morte!” È troppo forte l’eterno richiamo da parte dei Potenti ad una meta di salvezza, per non fermarsi a riflettere sulla sua assoluta irrazionalità. È un grido fuori dal tempo, che ci obbliga, proprio per questo, a dubitare che si tratti di una vicenda “normale”, per quanto importante, e che insospettisce per la sua carica di passionale emotività. Se poi a soffrire di sfrenate emozioni sono banchieri ed economisti, che vantano la loro inalterabile freddezza, e che, viceversa, fanno affermazioni “fatalistiche” come quelle del tetragono super Ministro dell’Economia italiano: “il treno dell’Euro è partito e un treno in corsa non si può fermare”, allora il sospetto si trasforma in un dovere”.

L’uomo nasce dal mito dell’infanzia e l’incipit dell’uomo dell’infanzia ci serve a capire che cosa sarà l’uomo di domani, pertanto non possiamo capire la civiltà di oggi se non abbiamo la consapevolezza dell’incipit della civiltà e del processo di civilizzazione.
Le grandi tragedie, le guerre dell’età contemporanea sono il frutto delle tragedie dei popoli che vivono in maniera sradicante il proprio territorio. Dobbiamo radicarci non solo in un territorio, ma anche nelle nostre coscienze.

Certo che si ha paura celebrare Ida Magli. Perché porterebbe sullo scenario una realtà storica in cui tutta la lezione social comunista verrebbe a nudo. Il Manifesto di Ventotene letto rigo dopo rigo mostrerebbe quella visione non liberale ma marxista. Di un Marx che, come sostiene Ida Magli, porta a una riflessione in cui “Nell’Europa cristiano-comunista ci si dimentica che il liberalismo è prima di tutto libertà dell’individuo, al di fuori di qualsiasi sistema di stato. Ma l’Unione Europea, l’abbiamo già visto, non è per nulla liberale”.

In questo contesto si intaglia il Manifesto di Ventotene. Quel Manifesto in cui “Dire Europa, non significa dire né unità territoriale, né climatica né storica, né linguistica, ma al contrario la ricchezza della più vasta diversità che soltanto nello scambio conflittuale, in guerre e sopraffazioni, nella coercizione degli Imperi di volta in volta francesi, spagnoli, inglesi, germanici, russi, hanno potuto manifestarsi in arte, in scienza, in filosofia. Sicuramente non in pacifica convivenza”.
Direi che basta ciò a non andare oltre al fatto che il Manifesto è una “condizione” in cui la logica è dettata dalla prassi comunista. Al di là della polemica di oggi occorre andare oltre le manifestazioni di protesta nei confronti di chi considera il Manifesto una visione ideologica. Leggerlo non avulso dalla temperie nel quale nacque ma anche da chi lo ha sottoscritto che sono ben lontani da una posizione liberale, riformatrice e filosofica.

L’idea “rivoluzionaria” non è assolutamente innovativa. Perché alla base c’è una formazione praticamente marxista. Non considerando e non ammettendo che “Karl Marx era uomo privo di una sia pur minima sensibilità psicologica e antropologica, e le catastrofiche conseguenze, proprio dal punto di vista della dimensione umana, provocate dalle su teorie ovunque sono state messe in atto, ne sono la più evidente dimostrazione” (ancora Ida Magli).
Questo è il vero senso del tutto. Il resto è non conoscenza o non accettazione della verità.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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