Pierfranco Bruni
Colette nel 1932 scriveva: “Non si dovrebbe mai andare a letto con qualcuno che si ama, perché altrimenti si rovina tutto”. È un pensiero forte. Un pensiero che ha attraversato tutta l’opera di Colette. Ma cosa ha a che fare con Casanova? In Colette la lezione casanoviana sulla seduzione è una impalcatura forte. Come in Anais Nin. Ma in queste c’è una componente in più che è quella della sessualità. In Casanova c’è solo comunque seduzione. Il resto è affidato all’immaginario. Il viaggio di Colette però si avvicina a Casanova sul tema tempo – morte: “Non è la morte l’estrema speranza di una vita cui si è rifiutato un amore”.
Una vita da Casanova? Il tempo corre lungo le pareti dell’esistenza. Una rappresentazione dei giorni che formano un mosaico tra luoghi e viaggi, tra città e amori la cui sensualità è seduzione ricercata e vissuta.
Giacomo Casanova va oltre il suo essere un cosiddetto “libertino” e si traccia nelle avventure un personaggio che ha attraversato un’epoca complessa, ricca, viziosa, rivoluzionaria, restauratrice, innovativa, pauperante, forse decisiva nel bene e nel male e oltre ciò che vedremo tra fine Ottocento e i primissimi del Novecento. Ovvero al di là del bene e del male. Il tempo del tramontare! Questo tempo è nella coscienza di Casanova. Il tempo del crepuscolo! Un personaggio vissuto da filosofo, come egli stesso dice, e morto da cristiano.
L’Illuminismo inciderà in Casanova? Direi pochissimo anche se fu chiaramente un anti Illuminista. Lo fu perché non accettava la Ragione. Decadente prima dell’esistenzialismo. Surrealista prima del Surrealismo. Romantico prima della istituzionalizzazione dell’impero e dell’azione.
Profondamente legato a una religione della libertà. È proprio il concetto di libertà che lo rende eretico. Anzi, colpevole di eresia. Ma quanti possono dire: Casanova sono io? Senza maschera alcuna in un contesto e in una città fatte di maschere, di ipocrisia e nascondimenti. Chi è stata la vera madame Bovary? La donna chiamata Henriette? Tutto ruota intorno alla seduzione? Non credo.

Casanova fu filosofo, intellettuale a tutto tondo e poeta. Fu filosofo quanto pone una discussione su Ragione e Tempo. Fu intellettuale quando innerva nel dibattito una visione politica tra potere laico e ecclesiastico. Fu poeta quando recita la bellezza e sublima la donna in un piacere dello sguardo e non solo del corpo in sé. Casanova incarna l’uomo nuovo in una temperie in cui Kant dialoga con la Ragione e la sua rappresentazione.
Non è sociologico il suo pensiero. È lirico e se si vuole antropologico. Sposta i temi del “progresso” sulle problematiche dell’eleganza della Tradizione. Certo, Henriette è un punto centrale per il suo innamoramento e lo si constata soprattutto nei suoi ultimi giorni di vita proprio nel momento in cui la meditazione diventa un ricercare del suo tempo perduto. La Tradizione è nella nostalgia che cavalca i suoi anni. Fu un nostalgico.
Ma qual è sostanzialmente il mio Casanova non è un libertino. È un seduttore che si è perso nel tempo e ha ritrovato l’amore nella solitudine e nella memoria non cercando ma vivendo. Si smette di vivere quando non si ha coraggio di affermare le proprie idee.
“Languire dietro una bella insensibile o capricciosa è da idioti. La felicità non dev’essere né troppo comoda né troppo difficile”.
Vado sul rivoluzione tout court. Un rivoluzionario oltre la Rivoluzione Francese e oltre il contesto del secolo dei Lumi. Negli ultimi anni della sua vita le Memorie costituiscono la vera novità di un modello di scrittura e di fare letteratura attraverso alcuni codici che restano fondanti.

Parlare di virtù per Casanova non è decodificare il concetto di virtuoso ma di intelligenza. Intelligenza come saggezza: “L’uomo saggio… non potrà mai essere completamente infelice”.
Ci sono almeno tre codici rappresentativi di un modello di fare letteratura grazie alla confessione, alla riconsiderazione storico-esistenziale e al rapporto tra la non ideologia e il superamento dei processi volteriani e roussuoniani. Casanova ha scritto molti testi anche narrativi in cui si racconta il “duello” tra personaggio e immaginazione.
È certo che le storie della sua vita restano alla base di una visione in cui la biografia incontra la parola narrante. Ciò è un primo stadio di natura prettamente letteraria che cambia sostanzialmente il percorso che si era avuto fino a oltre la metà del Settecento. Un secolo innovativo ma anche terribile. È il tempo delle eresie consumate nella giustizia selvaggia. È il tempo dei processi sommari. È il tempo che la rivoluzione giunge all’epilogo del terrore e del giacobinismo.
Casanova è oltre. La sua rivoluzione è nei costumi. Porta sullo scenario la bellezza. Ciò nasce proprio del suo attivare l’immagine della seduzione. La donna è protagonista in tutto il suo teatro umano. La donna è bellezza. La donna è trasgressione. Non è Casanova a essere il trasgressivo. È la donna. Perché senza la volontà trasgressiva della donna Casanova non avrebbe avuto un ruolo nella cultura della maschera e della passione. Goldoni lo sapeva bene. Come lo saprà bene tutta la letteratura amorosa che va dal Settecento a d’Annunzio.
Il concetto radicante è il piacere. Non c’è donna senza piacere. Casanova è l’interprete di un modello senza ipocrisie. Un altro elemento essenziale è il potere. Casanova è oltre qualsiasi potere. Il suo conflitto con le chiese e con le politiche è testimonianza primaria. Non accetta la borghesia perché è dentro l’aristocrazia.
È personaggio aristocratico a Venezia e in Francia, a Roma e a Napoli. Resta tale anche a Dux. Muore non solo da filosofo. Bensì anche da aristocratico. Fu chiaramente un filosofo e affascinato dalla aristocrazia. Nei suoi scritti su teologia e filosofia si evince tutto ciò. I suoi amori sono passioni. Ma la sua passione trova l’amore in quella donna che diventa l’attesa nella solitudine malinconica della sua stanza di Dux. Henriette è la donna reale metafora che si incarna nella sua voce nei giorni del morte e del morire che precedono la fine.
Un istrione. Un seduttore. Un alchimista. Con alchimista si indica una magia dentro il sistema della cabala, del mistero, della magia. Ma è il fare i conti con se stessi che rende Casanova maturo nell’affrontare la vita nella morte: “All’età di settantadue anni, nel 1797, quando posso dire “vixi” benché viva ancora, mi sarebbe difficile trovarmi uno svago più piacevole… Nel rammentare i piaceri da me provati, li rinnovo, ne godo di nuovo, e rido delle fatiche sopportate che non sento più. Particella dell’universo, parlo all’aria… So di aver vissuto perché ho avuto delle sensazioni”.
Infatti con il sentimento di morte si confronterà: “La morte è un mostro che caccia dal gran teatro uno spettatore attento, prima della fine di una rappresentazione che lo interessa infinitamente”. Casanova muore il 4 giugno 1798. Era nato il 2 aprile del 1785. Sceglie la solitudine come esilio. O si fa scegliere dall’esilio. Ma cosa avrebbe ancora rappresentato Venezia nei suoi ultimi anni. Cosa sarebbe stata Henriette? Si è fatto scegliere non potendo più abitare il suo tempo. Comprende che tutto ha un tempo.
Casanova comprende che il tempo cammina dentro. Nel cuore. Fa solchi nell’anima. Ha la consapevolezza che non tutto può essere come è stato. Ci sono scale nelle età. A Dux si rende conto che i gradini sono stati tutti saliti. Bisogna ora riscenderli. È qui che il suo si ferma.
Navigò il disordine? Direi di no. Era molto lucido nelle sue espressioni pur in una vita convulsa. Fanno fede anche i suoi libri. Importanti. Non solo le sue Memorie. Si pensi soltanto al suo Mozart e al duello. Testi che hanno restituito il senso di un’epoca grazie ai suoi viaggi e alle sue frequentazioni di Palazzi e aristocrazie e nobiltà.
Oggi come lo ricordiamo? O meglio lo si ricorda? O è appannaggio soltanto dei “casanovisti’? Credo che Casanova attraversa in modo silente tutte le epoche che vanno dal Settecento sino a oggi compreso il Romanticismo. Si pensi a d’Annunzio e a tutto ciò che sta dietro il sentire del concetto di piacere. Comunque Casanova non è soltanto seduzione. È soprattutto il filosofo che ha legato il tempo alla morte (il sottolineato di Colette è importante). Infondo vale per la vita di Casanova l’osservazione di Ansie Nin: “La donna più attraente è quella che non riusciamo mai a trovare in un caffè affollato, quando la cerchiamo, è quella a cui si deve dare la caccia, e scovare sotto i travestimenti delle sue storie”.
I travestimenti delle sue storie. Infatti Casanova cercò sempre cosa ci fosse dietro la maschera. Rileggiamo a distanza di trecento anni dalla sua nascita.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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