
PIERFRANCO BRUNI
Il 2 aprile di trecento anni fa nasceva Giacomo Girolamo Casanova. Era il 1725. Lo stesso giorno di secoli precedenti moriva in Francia San Francesco di Paola. Personalità e spiritualità diverse che avevano in comune la libertà, il viaggio e la taumaturgia. È rischioso comparare un “libertino” con un Santo.
Due secoli quasi di distanza. C’è però un nodo in entrambi e tocca la fede. Quanta fede ci fosse in Casanova è da stabilire se si ha la volontà e il coraggio di leggere con profondità le sue Memorie, ovvero quella Storia della mia vita nella quale il legame tra teologia e ontologia è abbastanza marcata. Due secoli diversi. Nel Santo l’annunzio di ciò che sarà la rivoluzione rinascimentale. In Casanova la non accettazione di ciò che sarà la rivoluzione francese. In entrambi si supera il concetto di Ragione con due riferimenti: il superamento dell’eresia nella cristianità nel paolano e l’attraversamento della filosofia della ragione con la centralizzazione del Ragionamento.
Quindi il Sacro e l’Idea. Certo che si tratta di due percorsi completamente eterogenei ma in Casanova il senso della cristianità è considerevole tanto da scrivere : “Sono vissuto da filosofo e muoio da cristiano”. Un concetto molto potente per un personaggio considerato erroneamente un avventuriero e un libertino.
Casanova: l’uomo della seduzione e che vive per sedurre e per amare in passione di donna. Una icona per la quale è stato dato un giudizio molto affrettato su Casanova. Certo, fu un seduttore.

Nobile seduttore, come ho sottolineato nel mio recente libro a lui dedicato edito da Solfanelli, ma anche antirivoluzionario e studioso di aspetti intrecciati tra filosofia e teologia.
Sempre anticonformista. Scrisse libri parlando di Mozart, ebbe rapporti con Voltaire e Rousseau e fu, in parte, anti volteriano tranne che nell’evidenziare il valore della libertà di pensiero. Non amò parlare di democrazia ma fu un eretico. Fino a non accettare il potere costituito nel mondo cortigiano. Non condivise appunto il 1789 francese.
Da veneziano fu un viaggiatore in cerca d’esilio e di solitudine, ma la sua vita fu sempre impregnata di filosofia. Di quella filosofia che poneva come pensiero dominante la morale. Scrisse, in un testo pubblicato postumo dal titolo Ragionamento nel capitolo dedicato alla Politica: “La morale viene riconosciuta quale scienza per eccellenza in quanto insegna agli uomini a vivere…”. Perché, avvertì ancora: “… la filosofia trova la quintessenza di ogni verità soltanto nei paradossi”.
Così pone all’attenzione il ragionamento contrapponendolo al relativismo della ragione. In molti altri scritti affronta tali problematiche. Come ne Il duello. Insomma dopo tre secoli dalla nascita credo sia giunto il tempo di rileggerlo nella sua complessità e in una articolazione a mosaico. Il fatto che lo si voglia un avventuriero e un libertino è più che semplicistico. Si tratta di un falso storico.
Casanova è molto di più nello scibile delle culture del Settecento: il filosofo, il poeta, il teologo. Sono tre soli punti che dovrebbero portarci a rileggerlo e, chiaramente puntualizzare tutta la sua opera. Muore nel castello di Dux, in Boemia, a 73 anni.

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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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