Disperazione,1894, olio su tela
Silvia Gambadoro
Dopo lo straordinario successo a Palazzo Reale di Milano approda a Palazzo Bonaparte la mostra Munch il grido interiore”. Dall’11 febbraio fino al 2 giugno oltre 100 capolavori per una straordinaria retrospettiva. Oggi la conferenza stampa della grande mostra.
Roma celebra Edvard Munch con una mostra straordinaria che apre l’11 febbraio 2025 a Palazzo Bonaparte, riunendo cento capolavori del maestro norvegese in un percorso espositivo immersivo.
La mostra, che ha avuto una precedente tappa a Palazzo Reale di Milano dove ha registrato un record assoluto di visitatori, racconta l’intero percorso artistico di Munch, dai suoi esordi fino alle ultime opere, attraversando i temi a lui più cari, collegati gli uni agli altri dall’interpretazione della tormentata essenza della condizione umana.
Un’esposizione che ripercorre la carriera di un artista che ha rivoluzionato il linguaggio pittorico, anticipando l’Espressionismo e influenzando generazioni di artisti.
Questa mattina si è tenuta la conferenza stampa di presentazione: Tra le personalità presenti, il Responsabile della Comunicazione di Generali Country Italia Riccardo Acquaviva, la Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale Alessandra Taccone, l’Assessore alla Cultura del comune di Milano Tommaso Sacchi, il Direttore di Palazzo Reale Domenico Piraina, la Direttrice del Museo Munch Tone Hansen, l’ambasciatore norvegese in Italia Johan Vibe, il Direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria Costantino D’Orazio e la curatrice Patricia Beerman, tra le massime esperte di Edvard Munch a livello internazionale. A presentare l’evento, la Presidente di Arthemisia Iole Siena, che ha specificato come la mostra, che apre i festeggiamenti per il venticinquesimo anniversario della società, “sia un’occasione straordinaria per la Capitale”.
Prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con il Munch Museum di Oslo, la mostra gode del patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura, della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma e del Giubileo 2025 – Dicastero per l’Evangelizzazione.
Grazie a un prestito senza precedenti del Munch Museum, il pubblico potrà ammirare opere iconiche come La morte di Marat(1907), Notte stellata (1922-1924), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900-1901), Danza sulla spiaggia (1904) e una delle celebri versioni litografiche de L’Urlo (1895), simbolo assoluto dell’angoscia esistenziale.
La mostra pone l’accento sullo stretto legame tra le tragiche esperienze personali e l’espressione artistica di Munch: un viaggio nell’anima dell’artista, che permette di comprendere la sua visione dell’amore, della natura, della morte e dell’esistenza umana.
La sua pittura non si limita a rappresentare la realtà, ma scava nell’inconscio, traducendo in immagini paure, desideri e inquietudini profonde.
La mostra si sviluppa attraverso sette sezioni tematiche, ognuna delle quali approfondisce un aspetto fondamentale della produzione dell’artista.
Rifiutando la rappresentazione accademica, si ispira al naturalismo emotivo di Christian Krohg e alla cultura bohemienne di Kristiania. I suoi primi dipinti, come Autoritratto (1881-82) e Malinconia (1900-1901), riflettono questa ricerca introspettiva. I suoi viaggi in Francia lo portano a sperimentare le tecniche e assorbire le novità postimpressionisre di Cezanne, di Van Gogh e Gauguin.
La sua pittura esplora il mondo interiore più che la realtà materiale . Antesignano dell’espressionismo Munch ha sempre attribuito alla natura un significato simbolico profondo. I paesaggi norvegesi, con le loro luci fredde e le atmosfere mutevoli, diventano elementi espressivi fondamentali. Il mare, le foreste e il cielo si caricano di emozioni umane, trasformandosi in specchi dell’anima.
Un tema centrale nelle opere di Munch e’ l’amore:
nei dipinti di Munch, è un sentimento ambivalente: da un lato è desiderio erotico e passione, dall’altro è paura, sofferenza e perdita.
Le sue figure si stringono in abbracci intensi, ma spesso sembrano prigioniere di un legame che le consuma, esprimendo l’insicurezza e la fragilità delle relazioni umane.
Amore e morte, sesso e dolore si mescolano nei suoi dipinti, come ne “Il bacio” (1897) o “Malinconia” (1894-96), capaci di catturare quel senso di dissoluzione e precarietà tipico della condizione umana.
Fin dalla sua infanzia segnata dalla malattia e dal lutto, Munch ha vissuto la morte come una presenza costante. Nei suoi quadri, la morte è una figura silenziosa, che si insinua nei dettagli di una stanza o nelle ombre di un paesaggio. Le atmosfere notturne accentuano il senso di mistero e precarietà dell’esistenza.
La mostra ospita anche una delle versioni litografiche de “L’Urlo” e altre opere in cui Munch dà forma all’angoscia esistenziale.
L’urlo non è solo del personaggio dipinto, ma sembra propagarsi nell’intero spazio, deformando il paesaggio stesso, annullando stabilità e certezze.
Munch ripete piu’ volte alcuni dei suoi soggetti, rielaborandoli in colori, tecniche e atmosfere differenti. L’artista esplora la sua ossessione per il ritorno ciclico di determinate immagini e temi, come se il dolore e l’inquietudine fossero destinate a ripetersi senza fine.
La mostra a Palazzo Bonaparte offre uno spunto di riflessione sulle sue influenze nel campo del cinema. La pittura di Munch ha avuto un impatto profondo sul cinema, in particolare sulle opere di registi come Dreyer e Bergman. La sua capacità di costruire immagini che penetrano nell’animo dello spettatore, ha anticipato molte tecniche cinematografiche, dalla gestione delle luci e delle ombre fino all’uso della prospettiva deformata.
Nella fase finale della sua carriera, Munch si apre a una pittura più libera e luminosa. Le sue pennellate si fanno più ampie e gestuali, i colori più accesi e vibranti. Questa evoluzione dimostra come, nonostante la sua ossessione per l’angoscia e la morte, l’artista non abbia mai smesso di cercare la vitalità nella pittura.
“Con la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato, ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria vita”
Fino a giugno 2025, Palazzo Bonaparte sarà il centro di un’esperienza emozionante, che restituisce tutta la potenza visiva ed emotiva di un artista che ha saputo trasformare il dolore in bellezza universale, emozioni intime in esperienze condivise.
Un’occasione unica per osservare da vicino le sue opere e lasciarsi travolgere dall’intensità delle sue visioni.
Photocredits: Munchmuseet