L’AQUILA – Sembra una giornata incerta di sole questo 30 settembre mattina, ancora bagnato dalla pioggia della sera. Partiamo da Paganica alle 9 per una giornata di distensione, alla scoperta delle meraviglie d’Abruzzo. A Castelnuovo prendiamo con noi Flora e Mario Daniele, nostri amici che vivono a Rochester, negli States, ora in vacanza nel paese natale. E’ una giornata speciale che si concluderà a Castel di Sangro, in serata, per assistere alla cerimonia del Consiglio Regionale per il conferimento delle onorificenze 2019 di “Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo”. Mentre gli argomenti della conversazione coltivano la curiosità per una giornata che si prevede densa di emozioni, già l’auto infila la striscia d’asfalto che si distende lungo l’altopiano. Sempre bella la sequela di paesini turriti, arrancati ai due lati dell’altopiano, sulle falde dei colli che delineano l’acrocoro: San Pio delle Camere, Tussio, Caporciano, poi su uno sperone Civitaretenga, grazioso borgo che conserva le vestigia d’un ghetto ebraico, cifra di antiche trascorse consuetudini di commercio dello zafferano, e l’incantevole Navelli, con la livrea di Borgo tra i più belli d’Italia.
Lungo la statale fiorisce una teoria di belle chiese romaniche, a connotare tappe di spiritualità sul tracciato dell’antico Tratturo magno, che principiava ai piedi del colle dove sorge L’Aquila, arteria della transumanza per greggi e pastori diretti verso il Tavoliere delle Puglie. Una di quelle chiese, Santa Maria dei Centurelli, la più grande, ampia di spazi per la sosta delle greggi, con il fenomeno migratorio esploso dopo il 1861, conobbe la devozione degli emigranti che lì si raccoglievano in preghiera prima della partenza per terre straniere. Davanti al tempio, da alcuni anni, è stato eretto a memoria un monumento bronzeo all’emigrante, dell’artista aquilano Augusto Pelliccione. Ora, come da tempo immemorabile, le terre dell’altipiano producono l’oro rosso migliore del mondo, lo zafferano (crocus sativus), riconosciuto da un marchio Dop. Per diversi secoli il prezioso prodotto fece le fortune dell’Aquila, insieme alla lana e al panno aquilano, in fiorenti commerci con tutta Europa, favorendo l’insediamento nella città murata di numerose comunità di mercanti stranieri, ancor oggi presenti nella toponomastica cittadina. Un eccellente zafferano, si diceva, raccolto in gran copia e al tempo usato non in gastronomia, come oggi si penserebbe, ma per tingere tessuti.
In alto sulla sinistra, lungo il rettilineo, sfila Collepietro. Poi, oltre il bivio per San Benedetto in Perillis, la strada affonda ripida nell’infinita serpentina di curve e tornanti fino a raggiungere Popoli, vestibolo della Conca Peligna, retaggio d’un ampio lago nel Pleistocene prosciugatosi per la falla apertasi nelle Gole che ora la congiungono alla Val Pescara. Si supera il fiume Pescara, che qui ha le sue copiose sorgenti, per congiungersi più a valle con l’Aterno e proseguire verso il mare. Già sulla sinistra incombe il monte Morrone, così sacro agli Abruzzesi per l’impronta celestiniana. Si rivela già a mezzacosta con l’eremo incavato nella roccia dove l’eremita Pietro Angelerio fu raggiunto dai messaggeri che gli portavano l’annuncio della sua elezione a pontefice, avvenuta il 5 luglio 1294 nel Conclave di Perugia. Da lì il monaco Pietro si partì, qualche giorno dopo, con una grande scorta di fedeli e di due sovrani, Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, alla volta dell’Aquila, per la sua incoronazione. La volle davanti alla sua Basilica di Collemaggio, il 29 agosto, con l’immensa partecipazione di fedeli – un cronista riferisce che duecentomila persone assistettero all’evento – diventando papa Celestino V, passando presto alla storia per il suo profetico pontificato e per il gesto della rinuncia alla tiara papale, il 13 dicembre 1294, ad appena cinque mesi dalla sua elezione.
Un fatto straordinario, nella storia della Cristianità, sovente richiamato in questi ultimi anni per l’analogo gesto di Benedetto XVI, con le sue dimissioni del 28 febbraio 2013. Pur nelle specificità dei due contesti storici, singolari analogie connotano il gesto di grande umiltà e coraggio di Benedetto XVI con quello di Celestino V, come pure la venerazione profonda che papa Ratzinger ha più volte espresso per il predecessore che liberamente rinunciò al pontificato. La espresse particolarmente nella visita pastorale che egli fece alla città di Sulmona il 4 luglio 2010 per celebrare gli ottocento anni della nascita di S. Pietro Celestino. Così tra l’altro, nell’incontro con i giovani, si espresse papa Benedetto XVI: […] La vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera! Al contrario, il dialogo con Dio è garanzia di verità, di verità con se stessi e con gli altri, e così di libertà. […] Tutto questo non distoglie dalla vita, ma aiuta invece ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio che parla alla coscienza, liberi dai condizionamenti del momento! Così fu per san Celestino V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve Pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità. […].
Siamo ora a Sulmona, la città del poeta Ovidio, il più grande cantore dell’amore della latinità che qui era nato nel 43 a.C., morto poi in esilio a Tomi, sul Mar Nero. Ci fermiamo per una breve sosta. Immancabile la visita alla bella Cattedrale, dedicata a San Panfilo vescovo, patrono della città. Situata all’ingresso settentrionale, è la chiesa più antica della città, risalente all’VIII secolo, edificata sui resti d’un antico tempio di Vesta e Apollo, secondo la tradizione. Di certo la sua storia trova un primo riferimento nel Chronicon Casauriense, prezioso cespite documentale dei benedettini di San Clemente a Casauria, che riferisce di un notevole intervento sulle architetture iniziato nel 1075. Nei secoli successivi, oltre gli incendi e devastazioni, il tempio subì il terribile trauma di sconvolgenti terremoti, come quelli devastanti del 1349, 1456 e 1706. Entriamo in Cattedrale per ammirare soprattutto la cripta, composta di tre absidi con 14 colonne lapidee risalenti al X secolo. Due scalinate laterali discendono dalla navata alla cripta, mentre l’ampia scalea centrale discende all’altare di San Panfilo, con il busto dorato che contiene le reliquie del Patrono. Nella parete destra un bell’affresco della Madonna col Bambino tra San Michele Arcangelo e il Battista. Accanto un ambiente dedicato a San Pietro Celestino, che conserva del monaco poi diventato papa alcuni indumenti, un cilicio, sandali, paramenti sacri, un crocifisso ligneo ed alcuni suoi documenti autografi provenienti dall’eremo di Sant’Onofrio al Morrone, laddove Pietro Angelerio ricevette la notizia della sua elezione al soglio pontificio.
Altra tappa al prezioso monumento dell’Annunziata. La facciata del complesso, che dà sul corso cittadino davanti una graziosa piazzetta dove a tanti piace sostare davanti a un caffè, è davvero di rara suggestione, luminosa al sole di mezzogiorno come noi ora l’ammiriamo. Ostenta con grazia una sovrapposizione di stili: gotico il portale ogivale, che era l’antica Porta dell’orologio, con un arco dove poggia la scultura di San Michele Arcangelo. Coppie di colonne recano in alto due rosoni. Bella una quattrocentesca finestra trifora con colonnine tortili su sculture ferine. La parte centrale della facciata ha netta impronta rinascimentale, con un portale sormontato da un timpano con altorilievo d’una Madonna con Bambino e quattro angeli, mentre sul prospetto superiore vi è una bella finestra bifora. Tale porzione di facciata risale alla seconda metà del Quattrocento. La parte laterale destra, realizzata intorno al 1520, presenta un’altra bifora sovrastante il portale di un’antica bottega di spezie, privo di timpano e con decorazioni raffiguranti la l’Angelo e la Madonna. La chiesa a sinistra, in continuità verso il centro della città, reca rimaneggiamenti architettonici sulla trecentesca struttura originaria, conseguenti alle lacerazioni inferte dai terremoti del 1456 e soprattutto del 1706. Il complesso è il monumento più rappresentativo di Sulmona, dichiarato monumento nazionale sin dal 1902. Un buon caffè e si riparte lungo la statale 17 che segue, per un buon tratto, l’antico tracciato del tratturo verso il Tavoliere.
Mentre saliamo di quota verso l’altipiano delle Cinque Miglia, sulla destra il profilo dell’abitato di Pettorano sul Gizio, magnifico Borgo classificato tra i più belli d’Italia. Una serie di curve in mezzo al verde dei boschi, che ricoprono le montagne sui due lati della strada, ci portano sull’acrocoro, appena superata a sinistra Roccapia. Ora la strada corre dritta sull’ampia spianata colorata di biade, fin quando non l’abbandoniamo per raggiungere Rivisondoli, grazioso centro turistico per sport invernali e per la salubrità dell’aria molto frequentato tutto l’anno, famoso per una delle più antiche rappresentazioni del Presepe vivente. Il suo centro storico è una meraviglia di cura architettonica, le case in pietra hanno le finestre adorne di gerani rossi. Vi scopriamo, peraltro, un piccolo ristorante con ottimi sapori della cucina abruzzese e un buon, Montepulciano d’Abruzzo. Giocondo, questo il nome del locale, merita una citazione anche per l’incantevole contesto urbano in cui è inserito.
Qualche chilometro più in là, post prandium, la visita a Pescocostanzo, un altro dei Borghi più belli d’Italia – l’Abruzzo ne conta 23 nell’esclusivo Club. Una pioggia non insistente ci limita tuttavia nell’ammirare l’intero abitato, prezioso nelle architetture di palazzi e case, come pure nelle basule in pietra bianca e scura, che disegnano le vie, le scalinate, gli sdruccioli. La fondazione del borgo risale al X secolo, ma dopo il terremoto del 1456 la ricostruzione fu operata da maestranze lombarde che hanno lasciato tracce nel tessuto sociale e culturale. Tanto che nella splendida basilica di Santa Maria del Colle ancor oggi la cerimonia battesimale si celebra con il rito ambrosiano. L’andiamo ad ammirare, questa bella basilica, alla quale s’accede lateralmente con un’imponente scalinata risalente al 1580 e un portale tardo romanico. Unica in Abruzzo per la sua ampia aula quadrata, è a cinque navate, con ricchi apparati interni, come gli splendidi soffitti lignei dorati e intagliati, l’altare maggiore e le cancellate in ferro battuto. Preziose le statue lignee, gli stucchi e la pala d’altare di Tanzio da Varallo, raffigurante la Madonna dell’incendio sedato. Pescocostanzo, d’altronde, vanta una secolare tradizione di grandi ebanisti, in primis quel Ferdinando Mosca che magnifiche opere realizzò all’Aquila, e di capomastri del marmo e del ferro battuto, che nei secoli scorsi hanno impreziosito il borgo e molte chiese d’Abruzzo.
Lasciamo Pescocostanzo alle quattro del pomeriggio, una breve sosta a Roccaraso, centro turistico notevole per i suoi impianti invernali e le piste da sci, con una frequentazione turistica che copre tutto l’anno con provenienze dal centro Italia e specialmente dalla Campania. Attrezzature d’avanguardia, qualità della ricettività e dell’accoglienza ne fanno un centro di grande richiamo, capace di ospitare anche grandi eventi sportivi. La strada inizia a scendere, una decina di chilometri e siamo a Castel di Sangro, cittadina di circa 6800 abitanti, al confine con il Molise, con interessanti richiami d’arte e belle chiese. Dovremo tuttavia dedicare una visita attenta in altra occasione, perché l’orario non consente diversivi. Fra mezz’ora, alle 18, si tiene infatti la cerimonia per gli Ambasciatori d’Abruzzo 2019. Ci rechiamo alla Chiesa di Maria Maddalena, là è programmato lo svolgimento della cerimonia. Sorta a metà del XV secolo, nei pressi del fiume Sangro, si dice sui resti di un piccolo romitorio fondato da Pietro Angelerio quando a metà del Duecento peregrinava tra Palena e Castel di Sangro, il complesso si sviluppa attorno ad un magnificente chiostro con portico ad arcate a tutto sesto, con seicenteschi affreschi sulle pareti raffiguranti scene di vita di San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova. Scelta del luogo sicuramente ottima da parte del Consiglio Regionale, se non fosse per la pioggia che ha consigliato di spostare la cerimonia al chiuso – così ci informano – nel Teatro Francesco Paolo Tosti.
Come ogni anno, celebrando la Giornata degli Abruzzesi nel mondo statuita da apposita legge, il Consiglio Regionale conferisce l’onorificenza di “Ambasciatore d’Abruzzo” ad insigni personalità che emigrate all’estero, o in Italia fuori regione, onorano la terra d’origine con i loro meriti accademici, culturali, politici, sociali e professionali. E’ il presidente del Consiglio Regionale, Lorenzo Sospiri, a presiedere la cerimonia di conferimento dell’onorificenza, insieme ai Vicepresidenti Roberto Santangelo e Domenico Pettinari, e ai Consiglieri Antonietta Laporta, Americo Di Benedetto e Sandro Mariani. Padrone di casa il sindaco di Castel di Sangro, Angelo Caruso, che è anche Presidente della Provincia dell’Aquila.
Luciano Bentenuto, Rosa Luisa DeLauro, Filippo Frattaroli, Leopoldo Gasbarro, Goffredo Mancinelli, Claudio Micheloni e Lina Palmerini sono le personalità scelte all’unanimità dal Consiglio Regionale per essere insignite “Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo” per l’anno 2019. Alle ore 18 – il Teatro ricolmo in ogni ordine di posti – la cerimonia ha inizio con il saluto del Sindaco, che ringrazia la Regione per aver scelto la sua città per tenervi l’evento. Quindi, dopo l’Inno di Mameli, l’intervento introduttivo del Presidente Sospiri, che ha voluto richiamare l’alto valore morale dell’onorificenza che il Consiglio Regionale ogni anno assegna ad Abruzzesi di grande talento, che rendono onore e prestigio alla loro terra d’origine. I loro profili biografici ne danno un’evidente testimonianza, sebbene in sintesi, come illustrano i brevi contributi video approntati dalla Struttura di supporto Stampa del Consiglio Regionale. Gli insigniti vengono chiamati nell’ordine sul palcoscenico del teatro, dove è consegnata loro la Targa con un’artistica fusione in bronzo raffigurante il Guerriero di Capestrano e l’Abruzzo, simbolo dell’onorificenza. Questi i profili biografici degli insigniti, riportati in rigoroso ordine alfabetico.
Luciano Bentenuto, criminologo. 56 anni, alto dirigente pubblico in Canada. Figlio di emigrati abruzzesi di Torre de’ Passeri, in provincia di Pescara, è nato e vissuto a Montreal, ma da cinque anni risiede a Ottawa, da quando è diventato direttore generale dei Servizi di sicurezza di tutte le Corti federali della Magistratura canadese, nella capitale e nelle 10 Province e 3 Territori che formano il Paese. Per molti anni nell’Intelligence, con ruoli di elevata responsabilità, Luciano Bentenuto ha condotto operazioni difficili e delicate in tutti gli scacchieri del mondo, con eccezionali risultati. Attualmente le incombenze sono svolte di solito sul territorio nazionale, dunque egli ha potuto seguire anche la vita di comunità come presidente della Federazione Nazionale degli Italiani in Canada, carica lasciata di recente per altri impegni di servizio, che spesso sfociano in importanti iniziative di solidarietà.
Rosa Luisa DeLauro, deputato nel Congresso degli Stati Uniti d’America. Nata il 2 marzo 1943 a New Haven, nel Connecticut, si è laureata al Marymont College. Ha frequentato per studi superiori la London School of Economics a Londra e per un master la Columbia University di New York. Responsabile della campagna elettorale e poi capo dello staff del senatore Christofer J. Dodd fino al 1987, è stata poi nel 1990 eletta alla Camera nel Congresso americano e riconfermata fino ad oggi, dove è una dei membri più liberal del Partito democratico, specie riguardo i diritti delle donne e la lotta per il controllo delle armi. Di dichiarate origini italiane, fa parte della Delegazione dei Parlamentari italo-americani ed è membro onorario della NOIAW (National Organization Italian American Women). Si adoperò molto, dopo il sisma del 2009 a L’Aquila e dintorni, per promuovere aiuti alle popolazioni terremotate.
Filippo Frattaroli, chef e imprenditore a Boston. 65 anni, nato a Sulmona ed emigrato negli Stati Uniti nel 1970, iniziò a lavorare nell’edilizia e poi nella ristorazione, la sua vera passione. Nel 1977 aprì a North End, storico quartiere italiano di Boston, il suo primo ristorante “Lucia”, man mano impegnandovi tutta la famiglia e quattro anni dopo il secondo ristorante, nel ricco quartiere di Winchester. Oggi, il cognome Frattaroli è famoso nei circoli gastronomici del North End come lo è a Sulmona. Anche nella città natale, infatti, l’azienda Frattaroli ha creato una struttura ricettiva di elevata qualità, a sei stelle, nel centro storico di Sulmona, ed avviato altre importanti iniziative imprenditoriali nell’area peligna. La cifra del successo risiede nell’aver promosso nella rete dei suoi ristoranti l’enogastronomia abruzzese, importando direttamente le eccellenze, e la cucina tipica della regione d’origine. Il Ristorante Filippo, su Caseway Street a Boston, è la grande struttura di punta della famiglia Frattaroli. Filippo, con suo figlio Philip avvocato, conduce l’azienda con straordinaria perizia imprenditoriale.
Leopoldo Gasbarro, giornalista e saggista, è nato nel 1964 a Napoli, ma cresciuto a Castel di Sangro dove ha la famiglia e dove da Milano rientra nei fine settimana. Cura e conduce su TgCom24 “Mercati che fare”, trasmissione che tratta il difficile mondo della gestione dei risparmi. Collabora con i quotidiani Il Giornale e Il Sole 24 Ore. Saggista di successo, ha pubblicato nel 2000 il suo primo libro L'urlo, con Carsa Edizioni. Fra i libri pubblicati con Sperling & Kupfer si citano: la biografia di Ennio Doris C'è anche domani (2014), la storia del cuoco tristellato Niko Romito Apparentemente semplice (2015), i saggi sull’economia, sul credito e sul risparmio, Rischio banche (2016), Soldi sicuri (2017), Il risparmio che vince (2018), La resa dei conti (2019). Per Mondadori ha pubblicato Il salvadanaio di Arianna (2016), manuale di educazione finanziaria per ragazzi, e per le Edizioni San Paolo il romanzo Un violino per Papa Francesco (2016).
Goffredo Mancinelli, colonnello nella Nato e giudice presso il Tribunale militare di Roma. Nato nel 1949 a Crecchio (Chieti), dopo l’Accademia militare di Modena e la Scuola di Applicazione a Torino, ha conseguito le lauree in Scienze Strategiche all’Università di Torino e in Scienze Internazionali all’Università di Trieste. Studioso di Istituzioni europee, ha tra l’altro seguito un Master di specializzazione presso la Scuola post-universitaria di Studi Europei “Alcide De Gasperi”. Oltre a vari incarichi di comando, incarichi di coordinamento negli Stati Maggiori dell’Esercito e della Difesa e presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Mancinelli è stato impegnato presso il Quartier Generale della Nato a Bruxelles, come Capo Sezione standardizzazione militare, e in delicate missioni Nato in Albania e in area balcanica (missione Arcobaleno), e con l’Interforze Onu (Unifil) in Libano. Numerosi i riconoscimenti di servizio, come i Diplomi di benemerenza per il Sisma 1976 in Friuli e per il Sisma 1984 in Abruzzo, la Croce commemorativa per attività di soccorso internazionale in Macedonia e Albania (1999), la Medaglia Nato per il servizio prestato nei Balcani (2007) e la Medaglia Unifil per il servizio in Libano (2009). Nel 2008 è stato insignito del titolo di Ufficiale, Ordine al Merito della Repubblica italiana.
Claudio Micheloni, già Senatore della Repubblica per tre legislature, eletto nella Circoscrizione Europa. Nato a Campli (Teramo) nel 1952, emigrò nel 1960 con la famiglia in Svizzera, a Cortaillod, dove vive. Progettista del Genio civile, prima di assumere incarichi politici ed istituzionali, ha lavorato nel settore edile come dirigente. Nel 1976 ha fondato la FEAS (Federazione Emigrati Abruzzesi in Svizzera), di cui è stato primo Presidente, mentre dal 1997 è Presidente della FCLIS (Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera). Dal 1991 al 2006 è stato membro del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero). Nel 2006 viene eletto al Senato della Repubblica Circoscrizione Estero, rieletto nel 2008 e nel 2013. Il 21 maggio 2013 è eletto Presidente del Comitato per le Questioni degli Italiani all'Estero del Senato. Nel 2001 è stato insignito dal Presidente della Repubblica dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia.
Lina Palmerini, giornalista professionista. Nata a L’Aquila nel 1965, vive a Roma. E’ caposervizio del quotidiano Il Sole 24 Ore, giornalista parlamentare. Laureata in Giurisprudenza, con tesi in filosofia del diritto, un Master di giornalismo alla Luiss con tesi sui giornali anglosassoni, ha lavorato 3 anni al settimanale Mondo Economico. Nel 1998 l’assunzione al Sole 24 Ore a Milano, nel settore Economia e Lavoro. Giornalista professionista dal 1997, ha pubblicato, con altri autori, due libri sulle tematiche del lavoro e dei contratti. Dal 2005 è passata al settore Politica e Società dello stesso quotidiano economico. Dal 2012 è Quirinalista del Sole 24 Ore e dal 2014 notista di politica interna. Proprio per questa specializzazione professionale di notista politica è richiesta dalle reti televisive nazionali per commentare le vicende politiche italiane. Apprezzata editorialista di prima pagina, è l’unica donna incaricata di scrivere la nota politica del giorno nel panorama della stampa italiana. Nel 2013 è stata insignita del titolo di Ufficiale al Merito della Repubblica italiana e nel 2019 le è stato conferito il prestigioso Premio “Biagio Agnes”.
Grande l’emozione degli insigniti nel ricevere la più alta onorificenza della Regione Abruzzo e nelle loro testimonianze, espresse negli interventi di ringraziamento, accompagnate dal calore e dall’apprezzamento del numeroso pubblico presente in sala. Per impegni che li hanno trattenuti in Canada e Usa, non sono stati presenti alla cerimonia, inviando messaggi, Luciano Bentenuto, Rosa Luisa DeLauro e Filippo Frattaroli. Dopo la consegna delle Targhe agli Ambasciatori d’Abruzzo il Presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri e l’Ufficio di Presidenza hanno inoltre concesso un riconoscimento speciale all’atleta Francesco Di Fulvio e al vice allenatore della nazionale Amedeo Pomilio, entrambi protagonisti della vittoria italiana al mondiale di pallanuoto 2019, tenutosi in Corea del Sud. Nel corso della cerimonia si è esibito il musicista locale Francesco Mammola, solista di mandolino, con “Nessun dorma” dalla Turandot di Giacomo Puccini e il brano “C'era una volta il west” di Ennio Morricone. Menzione speciale per Vincenzo Cinotti, studente del Politecnico di Torino e originario di Castel di Sangro, che è stato tra gli insigniti dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella come uno dei migliori studenti italiani. L’evento è stato presentato dal giornalista Luca Di Nicola, originario di Avezzano e impegnato in diversi programmi televisivi della Rai.