E’ questo lo slogan che il 19 e 20 maggio le dodicimila scuole paritarie esporranno per far sentire al Governo la loro voce.
Il decreto “Rilancio” non ha tenuto conto della scuola pubblica paritaria che è la prima impresa del Paese democratico e con 900.000 studenti, 180.000 tra docenti e operatori scolastici, 12.000 sedi scolastiche, distribuite su tutto il territorio nazionale costituisce il reale volano dello sviluppo sociale ed economico. Quale presidio di libertà di scelta educativa, sancito dalla Costituzione, regolamentato da 20 vent’anni dalla Legge 62/2000, la scuola pubblica paritaria per la maggior parte d’ispirazione cattolica, è un centro di educazione e di formazione integrale secondo un chiaro progetto educativo che mette al centro la Persona, l’uomo, il cittadino.
Le belle parole e le facili promesse del presidente del Consiglio: «Lo Stato c’è, aiuteremo tutti. Non lasceremo indietro nessuno. » le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina: «Nel rispetto della libertà di scelta educativa delle famiglie, saranno supportate in modo concreto tutte le scuole del sistema nazionale d’istruzione», sono rimaste lettera morta e nelle 439 pagine del dispositivo, composto di 258 articoli, le scuole paritarie sono citate solo per il finanziamento di 80 milioni di euro che serviranno a coprire il mancato versamento delle rette da parte delle famiglie, per questi mesi di sospensione della didattica in presenza. Il contributo ripartito alle 8.957 scuole dell’infanzia sulla base del numero degli iscritti corrisponde a 152.00 euro per bambino.
Si è ridotto a questo il segno di attenzione del Governo che “ha a cuore l’istruzione dei suoi figli!”
E per gli altri ordini di scuola? Nessun beneficio! Eppure è stata attivata la didattica a distanza, pur rimanendo esclusi dalle risorse aggiuntive elargite alle scuole statali e si affrontano le spese necessarie per rispettare le nuove disposizioni per gli esami di maturità.
Il 12 maggio l’USMI (Unione dei Superiori Maggiori) e la CISM (Conferenza italiana Superiori Maggiori) in una tavola rotonda con 300 partecipanti collegati dal Sud al Nord d’Italia, interpreti delle richieste delle associazioni professionali e agenzie educative, hanno lanciato un forte allarme che intende dare risposta al disagio civico ed economico di tante famiglie e segnalare “la sordità del governo giallorosso che continua a trattare la scuola pubblica paritaria ideologicamente, come un oggetto estraneo alla convivenza civile e culturale del Paese.
E’ stato programmato per i giorni 19 a e 20 maggio, quando il Parlamento si riunirà per le votazioni degli emendamenti, il gesto simbolico di interrompere le lezioni esponendo
l’# Noi siamo invisibili per questo governo”.
Mentre si garantisce, infatti, per l’agricoltura la” visibilità agli invisibili”, che non hanno mai pagato le tasse, si rendono “invisibili” i genitori di 900 mila studenti che, nell’esercizio del diritto di libertà di scelta educativa, per anni pagano due volte, con le tasse e con la retta, il servizio scolastico, che è in diritto riconosciuto dalla Carta Costituzionale.
Come ha dichiarato il Presidente della Repubblica: “ognuno di noi può e deve dare la propria parte per la liberazione dell’Italia di oggi”.
Il “rumore educativo e costruttivo” attraverso video-lezioni, dirette Fb dai siti delle scuole, conferenze, disegni, flash mob, pagine social…. per diffondere i principi della “Libertà di scelta educativa, il diritto ad apprendere senza discriminazione, la parità scolastica tra pubblica statale e pubblica paritaria, libera scuola in libero stato”, è un segnale di allarme che, se non sarà ascoltato, produrrà un grave danno all’economia dello Stato.
Il 30% delle scuole paritarie è a rischio di chiusura e a settembre 300 mila studenti busseranno alle porte della scuola statale, che già è compromessa per le molteplici innovazioni organizzative per il Covid-19.
Lo Stato dovrà sobbarcarsi l’onere di circa cinque miliardi in più, mentre oggi, assegnando un miliardo alle scuole paritarie potrà risparmiarne quattro.
E’ questa una proposta di saggia amministrazione e una scelta di buon governo.
Nel Dossier “Diritto all'istruzione: ripartire dalle scuole paritarie” a cura dell’Istituto Bruno Leoni IBL, figurano tabelle analitiche di quest’analisi e si evidenzia che il costo standard per studente in una scuola paritaria corrisponde a meno della metà rispetto ai costi dello Stato.
Come ha dichiarato Suor Anna Monia Alfieri “questo è l’ennesimo schiaffo inferto agli studenti più deboli perché svantaggiati economicamente, è un tradimento ai diritti della famiglia, consentendo lo sviluppo di un sistema razzista a discapito delle classi operaie”.
Per la scuola dell’infanzia ad esempio o per un’eventuale presenza a scuola giorni alterni le famiglie ricche potranno pagare la baby sitter, quelle povere no e le mamme saranno costrette a rimanere a casa, ma, … “se s’iscrivono alla piattaforma Rousseau potranno accedere ai bandi di finanziamento per la scuola!”
Investire sulla scuola è un vero investimento sul futuro a garanzia di un’efficace integrazione culturale.