La passeggiata culmina al solito con una mezza fredda, ma per bar e pasticcerie è davvero tardi… così decido di orientarmi verso l’autogrill.
Fumoso edificio denso di mistero che, da piccola solleticava la mia esagerata fantasia; immaginavo centinaia di passanti provenienti da ogni parte del mondo, intenti a godere della loro meritata sosta.
Il profumo del caffè è intenso, diverso dagli altri posti.. è come un misto di aroma, caramelle gommose e fruttate e cornetti caldi acquolinosi e direi anche libidinosi dentro il bancone trasparente.
La mascherina non mi impedisce di inspirare voracemente e già, nella mia mente, si muovono ondeggiando note di miele e pesca, fragola, mirtillo e lampone in una pastafrolla che difficilmente trovi a buon prezzo.
In bella mostra tutto il repertorio del tabacco, dalle ormai classiche e demotivate sigarette, alle mise elettroniche di ultimo grido che fanno tanto somigliare gli inusuali fumatori al Brucaliffo di Alice.
Accanto alla parete che porta al cesso, chissà perché, ci sta una sfilza direi abbastanza limitata di libri, edizioni economiche e tascabili per i lettori veloci dell’ultima ora o per quelli meno attenti che prendono la prima patinata disponibile.
La riviste si accalcano, invece, dall’altra parte e la gentile operatrice le innalza in un tripudio di gossip che soltanto i più veraci conoscono.
Mi è capitato sovente, di trovarmi in discussioni pressoché farlocche su tizi per me sconosciuti, ma che, a quanto pare, sembrano appassionare il resto del mondo, confermando la mia già avanzata teoria di quanto io sia lontana dalla realtà.
Il ragazzo con i dreads sta alla porta in maniera perenne, ti offre uno spettacolo sincero e simpatico con il suo bongo riparato in più punti, non puoi non fermarti ad ascoltarlo ed, alla fine, l’omaggio che gli fai, resta sempre inferiore alla spensieratezza che ti ha regalato.
Dietro al bancone la signorina fa anche cassa e sembra isterica a quest’ora del giorno… probabilmente provata dal doppio turno, o da qualche cliente scontroso ed arrogante che, di questi tempi, ma anche degli altri, si fa portavoce di uno spaccato sociale prepotente che pretende dietro una banconota, senza sapere che, in fondo, l’educazione non si paga e se la hai, sei già ricco senza doverlo ostentare.
Le bisteccone al sangue hanno un’aria invitante per me, carnivora ossessiva compulsiva, con una sfilza di amici vegani che mi rimbrottano ben bene ogni qual volta pubblico on line ricette sfiziose con parti animali commestibili (suini, bovini, ovini, pollame e pesce, per precisare), purtroppo dopo 42 anni di cibo malsano fatto da una cucina pesante e carica di olio calabro e siculo potrei scambiare una cotoletta solo con un panino con le melanzane sottolio…
Fuori le macchine restano immobili tra il turbinio delle voci che si susseguono ed è un vero piacere sentire sbraitare qualcuno dopo aver grattato via la patina argentata della lotteria istantanea senza aver comunque vinto… gli scorsi mesi di silenzio avevano conferito a questo posto un aspetto tetro e spettrale. Sembrava quasi di essere precipitati dentro un film horror di quarta categoria (senza offesa alcuna s’intende), in cui mentre i rami secchi rotolano tipo polvere nel deserto, dalla porta cigolante viene fuori un killer spietato ed immortale che ti insegue fino alla fine dei tempi e, pur separandolo in mille parti troverà il modo di “tornare”…
La mia mezza fredda è pronta… quasi quasi sono dispiaciuta di dover pagare il conto ed andare via, in fondo è come essere entrati in un buco nero, un mondo parallelo, in cui ti aspetti di tutto perché lì la vita si ferma a prendere fiato, sosta un attimo e poi riparte verso una meta ignota o certa, verso l’infinito e la puoi guardare tutta insieme in quel puzzle contorto e bellissimo che è il quotidiano.
Esco, dopo aver pagato… tanto domani torno, con una scusa, o forse no, perché la vita di tanto in tanto ha bisogno di fermarsi per poter nuovamente ripartire.