Il messaggio di Papa Francesco in occasione della 54° giornata mondiale della pace risuona come monito per tutti i popoli, per il Governanti, e per il semplice cittadino, che come persona contribuisce alla costruzione della comunità civile.
Il 2020 è stato segnato dalla grande crisi sanitaria della pandemia Covid-19, che ha prodotto una pesante crisi economica, lavorativa e provocando pesanti sofferenze e disagi.
Guardando al futuro e iniziando il nuovo anno l’esortazione del “prendersi cura” del fratello che soffre, del bimbo che cresce, dello studente e del giovane che ha bisogno di una guida, e poi ancora il sentirsi “custodi del creato”, di un dono prezioso che Dio ha affidato all’uomo per renderlo fruttuoso e non per danneggiarlo o usarlo in maniera inopportuna.
Il “prendersi cura” è un gesto di maternità, di tenerezza che nell’iconografia del Natale appare evidente e Papa Francesco l’ha evidenziato facendo notare come Maria tiene in braccio il suo bambino prendendolo dalla culla.
La promozione della cultura della cura richiede un processo educativo e la bussola dei principi sociali coinvolge l’azione della famiglia, nucleo naturale e fondamentale della società, dove s’impara a vivere in relazione e nel rispetto reciproco. Poi interviene la scuola e il docente educatore “si prende cura dei suoi studenti” e seguendo l’esempio del Buon Pastore “conosce le sue pecorelle, le chiama per nome e va in cerca della pecorella smarrita” perché si avveri che “io non perda nessuno di quelli che mi sono stati affidati”.
L’educazione costituisce uno dei pilastri di società più giuste e solidali.
Scuola, famiglia ed anche i soggetti della comunicazione sociale sono chiamati a veicolare un sistema di valori fondato sul riconoscimento della dignità di ogni persona, di ogni comunità linguistica, etnica e religiosa, di ogni popolo e dei diritti fondamentali che ne derivano.
Questa sensibilità educativa costruire il cammino della pace, con se stessi, con gli altri, con le Istituzioni, nella chiesa, nella scuola, nella famiglia, nel lavoro, nella società.
Si deve sviluppare, dice il Papa, “una mentalità e una cultura del “prendersi cura”, efficace “vaccino del cuore”, al fine di sconfiggere l’indifferenza, lo scarto e la rivalità, che purtroppo prevalgono”. La pace è vita, è un dono di Dio, non è soltanto assenza di guerra.
La diakonia delle origini della Chiesa, è diventata il cuore pulsante della dottrina sociale della Chiesa, che porge la mano al fratello, che apre le sue porte all’emarginato, al profugo ed offre servizi di Caritas e di volontariato, esercizio applicativo della “grammatica” della cura, tendendo alla promozione della dignità di ogni persona umana, alla solidarietà verso i poveri e gli indifesi, alla ricerca e sollecitudine nel servizio per il bene comune, qualificata azione politica che si esprime anche nella diligente salvaguardia del creato.
Un nuovo CPS (Cultura, Partecipazione, Servizio) viene consegnato all’inizio del nuovo anno, “bussola dei principi sociali” al fine di assicurare un cammino verso la giusta direzione dello sviluppo, della crescita, della ripresa dei valori antichi e sempre ricchi di bene, per ricostruire la “vicinanza” dopo il formale distanziamento, e per camminare “insieme” e non solo accanto, guardando verso la medesima direzione del Bene comune, realizzando la pace “ogni giorno e in ogni ambiente di vita, tendendo la mano al fratello che ha bisogno di una parola di conforto, di un gesto di tenerezza, di un aiuto solidale”.