Perché narrare una storia d’amore collocata in un periodo così lontano da noi? Non è un vezzo dell’autore, il motivo nasce da tante altre domande, eccone alcune: perché nello studio della storia si saltano 1400 anni dopo Cristo per arrivare fino al Rinascimento? Perché, quando si affronta il tema del medioevo si parla del 1200? Davvero questo periodo è talmente negativo da usare il suo riferimento come termine spregiativo?
Eppure i primi secoli del cristianesimo sono davvero ricchi di novità. Nella zona di Montecassino, fondo scenico della nostra storia, assai importante è l’opera dei monaci benedettini amanuensi nel riscrivere la storia del mondo. Longobardi e Bizantini sono entrambi cattolici ma si contendono l’Italia, nascono le prime città, i ducati, le chiese. Muove i primi passi l’impero Romano d’Oriente voluto da Costantino e nasce l’islamismo.
L’ambientazione è legata al mondo rurale, in parte ancora connesso al mondo romano e latino, con le nuove presenze dovute agli invasori, come la comunità di contadini Visigoti, anche loro convertiti al cattolicesimo grazie al loro re, i quali, un secolo dopo il sacco di Roma, occupano alcune terre; come la comunità nella quale vive Favetta la co-protagonista del racconto.
Torindo, l’altro protagonista, è un sedicenne romano che fin dalla nascita ha vissuto segregato dal nonno, per non subire lo stesso terribile destino dei suoi genitori che, peraltro, lui non ha mai conosciuto. Il teatro dell’azione inizia nell’agro intorno alla collina su cui sorge il monastero edificato da San Benedetto, in questo periodo ridotto ad un cumulo di macerie, distrutto 30 anni prima dai longobardi.
Torindo e Favetta è una storia d’amore che nasce in questa Italia bizantina. Una storia che subisce le avversità di un mondo imperfetto, con regole arcaiche, paure e scontri col destino. Ma tutto appare reale, tangibile, con le sue emozioni, non c’è la solita manfrina fantastica del mondo di mezzo, degli gnomi, dei Signori degli Anelli, dei misteri del buio medioevo. Due adolescenti, senza retro-pensieri, si ritrovano nello scontro tra la tenerezza di una età felice e un mondo di guerrieri bruti e incolti.
Iniziate a leggere regolando l’orologio del tempo, è un thriller raccordato ai lassi di questo mondo antico dove si camminava per mesi, dove si misurava il tempo con la luna e le ore con le candele, mentre le campane scandivano, per i poveri e per tutti, i tempi del pensiero verso Dio e dove, dopo il tramonto, tutto si spegneva e diventava davvero oscuro, forse per questo si parla di buio medioevo.
Roberto De Giorgi è nato a Taranto nel 1953. Da tredici anni sul web nell’informazione online, ora dirige quattronotizie.us. Nella sua vita ha fatto l’attore, il cooperatore, dirigente di partito, sindacato, ha contribuito alla nascita della Lega Ambiente, impegnandosi nella crescita delle forme associative. Ha insegnato ecologia e ambiente negli enti di formazione e ha fatto il consulente esperto di post.consumo. Nelle attività di scrittore ha pubblicato diversi volumi di saggistica e narrativa, tra i quali si citano il suo romanzo di formazione personale “Taranto ist my life” e il libro che celebra l’archeologia dell’esistenza “L’archeologo di Dio”. Resta molto legato alla sua esperienza sindacale il romanzo scritto 24 anni fa “Cira e le altre, braccianti e caporali”, un libro ormai cult nel campo sociale del lavoro negato, sfruttato e la violenza sulle donne.