La tragedia della guerre amplia ogni giorno il suo fronte di sofferenza e di morte. Si riacutizza la crisi in Libia a due passi da noi. Gli islamici saccheggiano l’aeroporto di Tripoli,mentre dalle sue coste partono nuovi disperati, molti dei quali muoiono in mare senza che sia stato possibile tentare di salvarli. Tornano a galla centinaia di cadaveri e sono pochi i superstiti che i generosi operatori di Mare Nostrum riescono a mettere in salvo. La polemica tra il ministro Alfano e il collega tedesco Hermann ha una qualche eco a Bruxelles dove si riconosce lo sforzo eccezionale dell’Italia e si convoca per la prossima settimana una apposita riunione. Oltre l’aspetto dei costi, pur rilevanti, la questione centrale dovrebbe essere quella di una politica comune dell’Europa, rivolta in particolare alla capacità di sollecitare i governi e i territori da cui scappano questi disperati, perseguitati senza libertà e privi di tutto. Anche rispetto a questi enormi problemi, la sfida del califfato e le sue mire espansionistiche hanno effetti devastanti e di accresciuta instabilità per tutta la vasta area che ruota intorno al Mediterraneo. L’Europa deve accrescere la sua consapevolezza, proseguire ed intensificare l’azione di contrasto anche con la messa a disposizione di armamenti e di sostegno adeguato a chi lotta contro i fondamentalisti. Non c’è solo il califfato, il pericolo maggiore, ma anche gruppi minori in lotta tra loro e che utilizzano tattiche e strumenti differenti. Potrebbe essere uno di questi gruppi che ha annunciato la liberazione del secondo reporter americano che era stato catturato in Turchia mentre altre fonti del califfato annunciano l’ importante conquista di un aeroporto in Iraq. In un contesto così difficile e drammatico, con il rischio reale che militanti rivoluzionari con regolare passaporto occidentale possano rientrare in Europa e in Usa per organizzare attentati e operazioni dimostrative, non ci pare condivisibile, sin dal titolo: “il califfato ci minaccia, ma l’Europa pensa ad altro”, il lungo articolo domenicale di Scalfari su La Repubblica. L’Europa è in mezzo ad una crisi molto seria di carattere epocale con gravi rischi per l’economia e per i singoli Stati specie riguardo all’occupazione giovanile ed alla crescita. Ancora una volta è stato Mario Draghi a mettere lucidamente in luce i caratteri della crisi europea e la sua differenza rispetto all’economia americana, avviata finalmente ad uscirne. Nel breve, tuttavia, gli Usa non aiuteranno le nostre esportazioni e l’euro continuerà ad essere sopravvalutato rispetto al dollaro. Le difficoltà del vecchio continente sono tutte in mano ai governanti europei e alle loro scelte per la crescita. E’ la linea che il nostro presidente del Consiglio porterà a fine mese a Bruxelles, prima vera sede di confronto soprattutto con la signora Merkel. Intanto da Parigi arrivano importanti segnali di apertura al governo italiano e questo dovrebbe far ben sperare per una iniziativa positiva dell’Europa intera contro la crisi attuale e per l’avvio finalmente di un nuovo sviluppo.
(24.8.2014)