Il sondaggio realizzato il 7 settembre da YouGov per il Sunday Times fa tremare Londra.
L’indipendenza della Scozia prende forma, in queste ore, ed è l’incubo reale degli unionisti. Per la prima volta un sondaggio dà in vantaggio i sì alla secessione dalla Gran Bretagna. Il prossimo 18 settembre lo scontro, quello vero. Sembra essere tornati ai fasti (celebrati dagli scozzesi) della battaglia di Stirling Bridge (11 settembre 1297), scontro della prima Guerra di indipendenza scozzese, quando Andrew de Moray e William Wallace (il leggendario Braveheart) sconfissero l’esercito inglese condotto da John de Warenne. Alla fine delle sanguinose battaglie, la Scozia restava indipendente e lo sarebbe rimasta fino all’unificazione delle corone inglese e scozzese nel 1603, quando il Regno d’Inghilterra, già in unione personale con il Regno d’Irlanda fin dal 1542, passò in eredità a Giacomo VI, re degli Scozzesi.
Torniamo a oggi.
L’interrogativo che scuote il dibattito politico inglese è interdipendenza o indipendenza? I nazionalisti le sognano entrambe, una Scozia sovrana ma integrata con il resto della Gran Bretagna e l’Europa. Gli unionisti prospettano una Scozia isolata e dal futuro politico ed economico incerto, se indipendente.
Tra due settimane un referendum dirà quale visione ha prevalso. Il risultato del referendum del 18 settembre non sembra più così scontato insomma.
Come spiegato dal Financial Times le cose sono cambiate all’indomani del sondaggio che ha rivelato uno scatto verso il sostegno all’indipendenza. La percentuale di quanti vogliono lo status quo resta in vantaggio, ma il divario si è ridotto, 51% contro 49%, escludendo i 320 mila indecisi. È la differenza minima mai registrata, e il fatto che votino per la prima volta anche i sedicenni, che di solito non sono inclusi dai sondaggisti, aumenta l’incertezza.
Inoltre, gli ultimi sondaggi hanno gettato nel panico la City, la sterlina ha registrato la seduta peggiore negli ultimi sette mesi. Il colosso bancario Lloyds potrebbe spostare la sede legale da Edimburgo a Londra, e la banca d’affari Goldman Sachs parla di «conseguenze seriamente negative» per entrambe le economie. Ma cosa cambierebbe se i risultati fossero confermati dal voto? La Gran Bretagna perderebbe l’8% della popolazione e il 32% del territorio. La Scozia, con un’economia di 150 miliardi di sterline, contribuisce per il 10% all’intera economia britannica e, senza considerare l’industria petrolifera, l’8,2% di tasse. La moneta sarebbe più debole e le mancate entrate fiscali del petrolio inciderebbero in maniera negativa sul deficit dello Stato. Per i nazionalisti, una Scozia sovrana potrebbe finalmente utilizzare i proventi derivanti dal petrolio per investire nello stato sociale. Il petrolio garantirà entrate fiscali pari a 57 miliardi di sterline entro il 2018 e sarà estraibile per altri 30-40 anni, assicurano gli indipendentisti. E il fracking nel Mare del Nord potrebbe aumentare la quantità di greggio recuperabile. Se adottasse la sterlina la Scozia potrebbe trovarsi nel paradosso di utilizzare una moneta governata dalla Banca d’Inghilterra.
I sostenitori del no puntano il dito anche su altri dati: un milione di posti di lavoro dipendono dall’unione e gli scambi commerciali con il resto della Gran Bretagna sono il doppio che con il resto del mondo. In caso di frontiere, dicono, la Scozia sarebbe indipendente ma meno interdipendente.
Il governo britannico, intanto, propone alla Scozia una maggiore autonomia se deciderà di non abbandonare Londra. Secondo la Bbc online, il cancelliere dello scacchiere britannico George Osbourne ha delineato per la Scozia una maggiore autonomia in materia fiscale, di spesa e pubblica e welfare. Quella di Osbourne è la prima risposta ufficiale agli ultimi sondaggi che per la prima volta danno i ‘sì’ all’ indipendenza scozzese in vantaggio. Il fronte monarchico registra per Elisabetta, che ha molti legami con la Scozia anche se per motivi istituzionali deve restare neutrale, un voto favorevole all’indipendenza potrebbe essere traumatico, visto che le due corone sono unite dal 1603. Ma nella realtà potrebbe non cambiare molto: secondo il sondaggio, il 54% degli scozzesi sono favorevoli a mantenere la regina capo di stato. Presto sapremo tutto: mancano dieci giorni.