La confusione è grande e pericolosa in Europa dove il secondo partner, la Francia, annuncia che sfonderà abbondantemente il 3%. La Merkel chiede il rispetto degli impegni e ammonisce che “vanno fatti i compiti a casa”.Renzi esprime rispetto e comprensione per Hollande e replica alla cancelliera che non può trattare gli altri come scolaretti che devono fare meglio i compiti. L’Italia rispetterà il 3% anche se il pareggio è rinviato al 2017 come annunciato dal ministro Padoan. Insomma una situazione molto brutta per tutti nell’eurozona perché il rischio di deflazione è sempre più evidente e non è immaginabile, in queste condizioni, né crescita né ripresa dell’occupazione. Sono i mali che affliggono da tempo l’intera Europa e costituiscono le peggiori sfide per l’Italia che non ha ancora messo in campo strumenti adeguati per affrontarli. Lo stesso presidente Draghi che pure non risparmia iniziative e fantasia per ampliare al massimo la disponibilità di credito allo scopo di finanziare soprattutto piccole e medie imprese, non può al tempo stesso astenersi dall’avvertire i limiti dell’azione della Bce. Resta in effetti decisivo un urgente ed efficace processo riformatore da parte degli Stati, sul mercato del lavoro, la sensibile diminuzione del carico fiscale sulle aziende , la riforma della pubblica amministrazione e la riduzione della spesa pubblica. Pur con l’ostilità più o meno esplicita della Germania, il governatore Mario Draghi appare la voce più lucida e responsabile in un panorama europeo estremamente preoccupante. Il nostro presidente del Consiglio non perde l’ottimismo e da Londra a Ferrara continua a ripetere che la sua missione è “ridare la fiducia ai rassegnati”. Una formula efficace che Renzi – presidente di turno del semestre europeo – dovrebbe tentare di portare concretamente in Europa , per favorire un impegno comune anche da parte della Merkel. L’ha sostenuto del resto nei giorni scorsi il ministro Padoan: o l’Europa realizza un grande impegno collettivo o sarà un disastro.
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