Tiro al bersaglio. La Svezia vanta una lunga tradizione di tolleranza e accoglienza ma qualcosa, pare, si sia inceppato. No, non parliamo di un mobile Ikea purtroppo.
Gli attacchi alle moschee del Paese scandinavo sono iniziati a Natale quando un uomo ha scagliato una molotov nella moschea di Eskilstuna, nella parte centro-orientale del Paese, ferendo cinque persone.
Il 29 dicembre poi a Eslov – nel Sud – il tempio islamico della cittadina è stato dato alle fiamme (si tratterebbe infatti di incendio doloso) senza causare feriti. L’ultimo episodio, il terzo, a Capodanno quando un’altra molotov ha colpito la moschea di Uppsala, a Nord di Stoccolma. Il terzo indizio ci porta alla prova e non a caso il 2 gennaio la polizia svedese ha stretto la sorveglianza attorno alle moschee del Paese. Il vice capo della polizia, Mast Lofving, conferma che ha esplicitamente chiesto ai suoi agenti di tenere d’occhio questi edifici, ritenuti obiettivi sensibili a nuovi attacchi di una campagna premeditata.
Secondo la rivista anti-razzista Expo non si tratterebbe di una novità in Svezia poiché in media, nel 2014, si è registrato un caso al mese. La gravità degli ultimi fatti di cronaca e la loro concentrazione in pochi giorni aumentano però la tensione in un Paese, ripetiamo, solitamente tollerante.
Gli incidenti avvenuti alle moschee destano particolare attenzione anche per il burrascoso quadro politico che si avviluppa, da mesi, proprio su questioni legate all’immigrazione.
Grazie all’accordo di Natale tra maggioranza di centrosinistra e opposizione di centrodestra il Paese ha scongiurato le elezioni anticipate che erano già state annunciate per il 22 marzo e che avrebbero premiato, con tutta probabilità, gli Svedesi Democratici, il partito xenofobo di estrema destra che già si era piazzato terzo (con il 12,9% dei voti) a settembre. Il voto anticipato – evento che non si verificava dal 1958 – era stato indetto dal premier socialdemocratico Stefan Löfven dopo che il budget del governo era stato bocciato con il voto contrario del centrodestra e degli Svedesi Democratici, che avevano usato il voto sul bilancio come rivalsa contro le politiche migratorie del governo, a loro giudizio insostenibili.
Tornare alle urne non avrebbe portato a una stabile maggioranza, stando agli analisti politici svedesi, ma semmai rafforzato l’estrema destra da tempo malata di islamofobia. Un tema questo che accomuna l’Europa, a cominciare dalla locomotiva del continente, la Germania, che ha accolto solo nel 2014 più rifugiati.
Del resto Angela Merkel, nel suo discorso augurale di capodanno, ha messo in guardia i populismi di estrema destra gonfi di livore anti-islam. “L’immigrazione – ha detto – è un beneficio per tutti”. Intanto la tensione non smette di crescere.