A Calais è in corso lo sgombero della “Jungle ” ordinata dal governo francese. Sotto il presidio della polizia le squadre di operai che ieri sono giunte sul posto hanno iniziato lo smantellamento della maggiore bidonville della Francia, la baraccopoli costruita dai migranti sulle rive della Manica che ha dato ospitalità a 800 profughi in un’area di circa un’ettaro, ai quali è stato proposto di trasferirsi in alcuni centri di accoglienza messi a disposizione dalle istituzioni francesi.
Per l’abbattimento delle baracche sono stati impiegati due bulldozer e nella prima fase si è svolto tutto in modo tranquillo, a distanza gli immigrati osservavano i lavori di smantellamento. Poi l’incendio di alcune capanne ha scatenato l’inferno tra attivisti “no border” i migranti e la polizia con il lancio di sassi, fiamme, lo spintonamento della folla e i gas lacrimogeni sparati degli agenti..
L’evacuazione della cosiddetta “giungla” è stata decisa la settimana scorsa. Parigi ha ordinato di fare piazza pulita dell’accampamento che per anni aveva dato rifugio ai migranti provenienti soprattutto da Siria, Afghanistan e Sudan, che sostavano nella "giungla" per poi proseguire con un passaggio di fortuna verso il Regno Unito.
La bidonville nell’ultimo periodo è stata teatro di scontri con le abitazioni dei centri vicini, resi ancora più aspri dal ruolo dei militanti no Border . Sono stati segnalati infatti vari episodi di aggressione nei confronti di migranti da parte degli abitanti della regione e una decina di persone è stata incriminata. Le manifestazioni pro e contro i migranti ogni volta rischiano di degenerare.
Il governo francese, secondo le dichiarazioni del ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, ha preso in considerazione la richiesta di asilo in Francia da parte dei profughi che hanno in mente di raggiungere illegalmente la Gran Bretagna, e che momentaneamente potrebbero essere accolti in centri di accoglienza lontani da Calais. L’altra ipotesi nell’ambito sempre di un piano di protezione dei migranti di Calais, riguarda un centro di accoglienza provvisorio, con container termici vicini alla bidonville.