La Grecia ritorna a farsi sentire . La richiesta di Atene per un Eurogruppo è rimasta inascoltata. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha detto che "i colloqui con la Grecia non hanno fatto molti progressi". Il vertice è rinviato ad un momento più opportuno.
Il tema che torna alla ribalta degli scenari europei è sempre uguale. La crisi del debito greco e la possibilità di trovare un accordo per cercare di sboccare la nuova tranche nell’ambito del piano di salvataggio da 86 miliardi firmato l’estate scorsa da Atene e i creditori internazionali. Il premier greco Alexis Tisipras, negli ultimi giorni ha chiesto un summit Ue ma si è visto rispondere picche dal presidente di Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, oltre che da Donald Franciszek Tusk, presidente del Consiglio europeo che sottolinea “di poter arrivare ad eurogruppo solo dopo necessari approfondimenti, per evitare nuove incertezze”.
Tsipras si sta muovendo per convincere l’Europa che le nuove misure di austerity pretese soprattutto dal Fondo monetario Internazionale, Fmi, non sono previste negli accordi firmati nel memorandum della scorsa estate, e che la Grecia ha fatto fronte a tutti gli impegni presi.
Il rinvio dell’Eurogruppo sugli aiuti di Atene calendarizzato per ieri ha scatenato dunque forti polemiche e una empasse della situazione finanziaria ellenica già molto grave, che non tollererebbe l’ulteriore strozzatura chiesta da Fmi. Il Fondo monetario in sostanza ritiene che i 3 miliardi di euro che il governo greco accantonerebbe sui tagli delle pensioni e la riforma fiscale, non sarebbero sufficienti ad onorare gli impegni fissati dal piano di salvataggio ed ha chiesto un surplus di altri 3 miliardi da far approvare al parlamento di Bruxelles.
Tsipras affiancato dal ministro delle Finanze greco Euclis Tsakalotos, ha risposto che questa misura di salvaguardia è illegittima costituzionalmente e che Atene si impegna ad applicare un automatismo nei tagli nel caso Eurostat rilevasse il mancato raggiungimento degli obiettivi del piano.
Ma la proposta del governo ellenico è stata considerata inaccettabile dai creditori internazionali ed ancora una volta la situazione di Atene si complica.