Immagine: Renzi con la Merkel e Hollande al vertice Ue di Berlino
Nel corso di una conferenza svoltasi a Roma il 21 luglio, è stato presentato il rapporto 2016"La politica estera del governo Renzi e le opzioni post-Brexit". Riassumiamo qui di seguito le principali considerazioni del documento. Le sfide più impegnative di politica estera con cui si è misurato il governo Renzi – la crescente instabilità del vicinato, la crisi migratoria, l’acuirsi della minaccia terroristica, le riemergenti turbolenze finanziarie – possono trovare un’efficace risposta solo in una rinnovata capacità dei membri dell’Ue di agire in modo collettivo e solidale.
L’Unione europea – si legge nel rapporto – è in effetti rimasta il principale campo di azione della diplomazia italiana. Tuttavia, i progetti di riforma delle politiche Ue sostenuti o promossi dal governo, che miravano a rafforzare i meccanismi e gli strumenti di integrazione e solidarietà fra i paesi membri in settori chiave come la governance economica e la politica migratoria, hanno fatto limitati progressi.
Viene quindi ricordato che vi sono state anche periodiche tensioni con le istituzioni europee, che hanno fatto riemergere una disputa mai sopita sulla ripartizione dei compiti e delle responsabilità tra livello europeo e nazionale.
Al riguardo si rileva che alcune persistenti debolezze strutturali dell’Italia hanno continuato a limitarne la proiezione internazionale, ma che lo sforzo del governo per rafforzare il ruolo del paese in diverse aree di primario interesse nazionale, a partire dal Mediterraneo, ha dato alcuni frutti significativi. L’Italia ha continuato a partecipare a numerose missioni internazionali di natura civile o militare, in alcuni casi anche con responsabilità di comando. La riforma dello strumento militare ha però segnato il passo. Anche nel campo del diritto l’Italia dovrebbe colmare alcune lacune che pesano negativamente sulla sua credibilità internazionale.