Immagine:Il premier ungherese Viktor Orban e il leader polacco Jaroslaw Kaczynski.
Krynica, Polonia meridionale. È in questa piccola cittadina dei Carpazi che il premier ungherese, Viktor Orban, e il leader polacco Jaroslaw Kaczynski, stanno preparando l’attacco all’Unione europea. La Commissione Ue è nel mirino, al vertice europeo di Bratislava, svoltosi pochi giorni fa, i toni sono stati “morbidi” ma presto i governi di Budapest e Varsavia potrebbero chiedere di modificare i Trattati comunicati. La tensione sale, in particolar modo il tema migranti divide le posizioni dei leader europei. Solo un anno fa la Merkel apriva le porte della Germania ai rifugiati mentre Orban faceva costruire dall’esercito un muro di filo spinato per bloccare i migranti al confine con la Serbia, sempre in quei giorni Kaczynski si preparava a riconquistare il governo polacco in una campagna elettorale nella quale alimentava la paura per i migranti: «Portano malattie», «non vogliamo stranieri non cristiani nella nostra terra». Non ci sorprende, quindi, oggi se il patto tra Orban e Kaczynski sia così fitto e denso di interessi comuni, basato su una visione condivisa del potere, della politica e della società. Ha affermato Orban: “Se ti fidi di qualcuno, diciamo in Ungheria, allora puoi andare con lui a rubare cavalli. E noi ungheresi andiamo con piacere a rubare cavalli assieme ai polacchi” mentre Kaczynski ha voluto replicare: “Ci sono alcune stalle nelle quali possiamo rubare cavalli assieme agli ungheresi, una di queste, particolarmente grande, si chiama Unione europea”. Metafore pungenti, che non hanno bisogno di commenti. L’obiettivo dei due leader è ormai chiaro, costituire “l’Europa delle patrie” e rivedere le politiche stabilite a Bruxelles nell’ultimo decennio, senza però toccare i miliardi di fondi strutturali comunitari che hanno sostenuto l’economia dei Paesi dell’Est.Orban è per Bruxelles una preoccupazione costante, dal 2010. Il cinquantatreenne leader ungherese ha sì risollevato l’economia del paese ma la sua “deriva” autarchica l’ha portato a scontrarsi con diverse istituzioni politiche e finanziarie mondiali. Nel 1989, a soli 26 anni, partecipò alle manifestazioni di piazza contro le truppe sovietiche ancora nel paese e 9 anni dopo diventa premier per la prima volta, sei anni fa l’ultimo successo con l’Alleanza dei giovani democratici che ottiene una schiacciante maggioranza in Parlamento con la quale poi riesce a cambiare la Costituzione.Jaroslaw Kaczynski ha condiviso invece per anni il potere con il fratello Lech, morto da presidente in carica nel 2010, più volte premier e ministro sta portando la Polonia su posizioni euroscettiche e contrapposte all’azione comunitaria della Ue. La Polonia di Kaczynski prende come modello l’Ungheria di Orban quindi, attraverso una controversa riforma della Corte Costituzionale e una legge che metta i media sotto lo stretto giogo governativo. Sui migranti, insomma,Orban e Kaczynski non intendono fare sconti, appoggiati, seppur con toni meno accesi, da Repubblica Ceca e Slovacchia, gli altri due Paesi del gruppo di Visegrad. “Nell’Unione continuano a prevalere le stesse politiche migratorie ingenue e autodistruttive di prima. Si parla più di accelerare la distribuzione dei rifugiati che di fermare i migranti ai confini di Schengen. Il vertice di Bratislava è stato un insuccesso, nulla è cambiato sull’immigrazione”, ha detto Orban due giorni fa. Non ci resta che attendere la prossima mossa.