Immagine: Il nuovo premier spagnolo, Mariano Rajoy.
La Spagna è uscita stasera dallo stallo politico, durato 315 giorni. Il leader del Pp, Mariano Rajoy è il nuovo premier spagnolo grazie all’astensione dell’opposizione. Il Parlamento ha votato la fiducia, con 170 voti a favore su 350, 111 contrari e 68 astenuti. Rajoy, al suo secondo mandato, guiderà però un governo di minoranza formato con l’appoggio dei deputati del PP, di Ciudadanos, della Coalizione Canaria con l'astensione di 68 su 84 deputati socialisti del Psoe. L’instabilità di questi lunghi dieci mesi dunque non terminerà completamente, Rajoy dovrà ricorrere al Congresso dei deputati, per l’approvazione di leggi, emendamenti ed articoli, a differenza del precedente mandato durante il quale godeva della maggioranza assoluta in Parlamento, invece adesso potrà contare solo su 137 seggi su 350 ed avrà bisogno dell’appoggio delle altre forze politiche per portare avanti il suo programma. Il premier ha dichiarato di voler guidare la Spagna fino al 2020, ma secondo molti il nuovo governo non avrà lunga vita, forse solo due anni mettendo insieme congiunture favorevoli e il superamento delle ostilità dei socialisti, il secondo partito in Parlamento,che se, da una parte hanno permesso a Rajoy di formare un governo per porre fine allo stallo, d'altra parte non gli consentiranno di far passare tutte le sue politiche. Inoltre le lotte interne al Psoe, rischiano di far saltare la durata del governo appena votato, e secondo l’analista politico Antonio Barroso, la legislatura non avrà una scadenza naturale, ‘’di sicuro non durerà quattro anni’’. Rajoy, nonostante l’economia spagnola abbia avuto negli ultimi mesi una ripresa,dovrà in tempi brevissimi, affrontare le difficili sfide europee e riuscire a ridurre il deficit per il 2017, secondo i parametri fissati dall’Unione europea, che potrà pretendere un impegno di 5 miliardi di euro in tagli di spesa ed entrate. Inoltre Rajoy che si è sempre battuto a difesa dell’unità del Paese, ha alle porte un’altra impresa spinosa sul fronte dell’indipendentismo della Catalogna, che punta al referendum per il prossimo anno.